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SUICIDIO ASSISTITO, TOSCANA APPROVA LEGGE SUL FINE VITA/ Pd-Renzi votano Sì, Cdx “apre turismo della morte”


LA PRIMA REGIONE CHE APRE AL FINE VITA È LA TOSCANA: COSA CAMBIA ORA

Come ampiamente previsto, la Regione Toscana diventa la prima in tutta Italia ad approvare una legge specifica sul tema del Fine vita: il Consiglio Regionale ha approvato questo pomeriggio la proposta dell’Associazione Luca Coscioni che impone nuove procedure e tempistiche per il suicidio assistito di chiunque vi faccia richiesta e che rientri nei 4 criteri precedente fissati dalla Corte Costituzionale. Dopo il flop in Lombardia, Veneto, Piemonte, Liguria e Friuli, e dopo un parziale iter approvato in Emilia Romagna, la Toscana è la prima regione ad approvare una legislazione così controversa che potrebbe anche essere materia di impugnazione da parte dello Stato.



Decisivi per il via libera nei 27 Sì i voti di Pd, Italia Viva, M5s e Gruppo Misto (si è invece astenuta la consigliera dem Del Robertis, per obiezione di coscienza), mentre non sono bastati i 13 voti contrari del Centrodestra compatto. «Non è eutanasia ma una legge che fa chiarezza sulle procedure», si difende il Governatore toscano (e cattolico) Eugenio Giani, dopo il voto finale del Consiglio Regionale, «ora il Parlamento ascolti le richieste». La Lega invoca l’intervento del Governo per bloccare una legge che potenzialmente potrebbe essere incostituzionale (proprio perché solo regionale), mentre il consigliere di Forza Italia Marco Stella – che non è riuscito a far approvare la pregiudiziale di costituzionalità in Consiglio – spiega in Aula a Firenze che con questa legge «si apre al turismo della morte in Toscana».



Riassumendo in “pillole” le novità di questa prima legge regionale sul suicidio assistito, occorre ricordare che da quando entra in vigore a livello effettivo la nuova normativa in Toscana le Asl dovranno istituire una commissione medica permanente e multidisciplinare, così da valutare ogni singola richiesta di Fine vita entro massimo 20 giorni dall’istanza ricevuta. A quel punto scatta il parere del comitato etico (entro 7 giorni) mentre 10 giorni è il tempo richiesto per procedere all’iter effettivo di morte assistita, qualora approvata dalla commissione, con tanto di farmaco da procurare e inviare presso le aziende sanitarie. Al termine dell’iter non dovrà essere passato più di 45 giorni per legge, con prestazioni del tutto gratuite a carico della Regione Toscana e per cui vengono stanziati circa 10mila euro ogni anno per i prossimi 3.


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L’ITER SUL FINE VITA IN TOSCANA ENTRA NEL VIVO: OGGI IL VOTO IN CONSIGLIO REGIONALE

Dopo che Veneto, Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Lombardia hanno visto fallire la proposta di legge dell’Associazione Coscioni sul suicidio assistito, è il turno di Regione Toscana che entra nel vivo ormai per l’iter sul Fine Vita: nel pomeriggio si vota infatti in Consiglio Regionale a Firenze la proposta di legge che andrebbe a “modificare” parte della sentenza della Corte Costituzionale sul Fine Vita, in particolare nell’ambito delle competenze regionali su una tempistica più stretta per arrivare al suicidio assistito con farmaco fornito dalla Regione stessa.

L’obiettivo dell’Associazione guidata da Marco Cappato e Filomena Gallo, in vista di una vera e propria legge sull’eutanasia che ha visto però la bocciatura sonora anche della Corte Costituzionale sull’ipotesi di un referendum popolare, vede il sondare regione per regione l’aggiunta di una normativa che porti il suicidio assistito verso una “normalità” del sistema sanitario regionale. La proposta “Liberi Subito” che oggi viene votata da Regione Toscana prevede infatti una più dettagliata procedura di verifica per il SSN in merito all’accesso per la “dolce morte” che i pazienti richiedenti possano esercitare in maniera effettiva. Secondo il testo presentato in maniera similare anche negli altri Consigli Regionali sopra citati – e sempre bocciato – si prevede che le condizioni del malato debbano essere in ricezione di sostegni vitali e con patologie irreversibili (ma che non tolgano la lucidità di prendere scelte come appunto il suicidio assistito); secondo elemento, la proposta di legge valuta le modalità stesse dell’esecuzione, con tempistiche più rapide (massimo 45 giorni di tempistica data al SSN per rispondere alla richiesta) e il farmaco pagato direttamente da Regione Toscana ma fornito dalle strutture sanitarie locali.

TOSCANA IL NUOVO “FRONTE” DELL’ASS. COSCIONI. LA NOTA DEI VESCOVI LOCALI CONTRO LA LEGGE SUL SUICIDIO ASSISTITO

A differenza delle altre Regioni che finora hanno bocciato la proposta di legge sul Fine Vita (in quanto vi è una pregiudiziale di costituzionalità che definisce la materia di pura competenza nazionale) , il Consiglio Regionale Toscana a maggioranza di Centrosinistra dovrebbe avere i numeri per approvare la norma ridenominata “Modalità organizzative per l’attuazione delle sentenze della Corte costituzionale” (quelle del 2019 e del 2024, ndr). Il fatto che sia stata eliminata ogni parte di riferimento ad eutanasia e formule simili, non cambia il dato concreto della legge: se passerà oggi sarà la prima vera legge politica sul Fine Vita in Italia, anche se a livello regionale.

È dunque una battaglia “simbolica” a cui il Presidente (cattolico) di Regione Toscana, Eugenio Giani, si è di fatto “prestato”: secondo il Governatore la norma non introduce alcun suicidio assistito, semmai regolamenta al meglio un protocollo già previsto dalla Consulta. Non è molto d’accordo la consigliera regionale del Pd De Robertis, che ha deciso di non votare il provvedimento in quanto gli si sarebbe dato un principio di fondo «inaccettabile»… ovvero quello di «voler regolamentare per legge la morte».

Ancora più dura e netta, anche se comprensibile, è la reazione della Conferenza Episcopale Toscana, con i vescovi locali della CEI che ribadiscono come sul tema del Fine Vita vi sarebbe all’origine un’impostura ideologica che rischia di produrre effetti devastanti sul lungo periodo: sebbene i vescovi comprendano che la legge della Toscana possa essere uno stimolo a “forzare” la lentezza dello Stato nel legiferare in merito, non è possibile accettare un provvedimento che contrasta con l’intera dottrina sociale della Chiesa di Cristo. Come spiega del resto il recente aggiornamento del Vaticano sul fine vita, è sensato che vi sia lo spazio per mediazioni di legge «ma per quanto riguarda cure palliative e DAT, non per introdurre un “diritto di morte” in Italia». Ancora nella nota i vescovi toscani si appellano alla Regione e allo stesso Governo centrale: la vita è un valore sempre assoluto, non può essere messa a rischio, non può dunque esistere un «diritto di morire», semmai occorre insistere sul «diritto di essere curati». Questo perché, chiosa la nota della Chiesa toscana, il Sistema sanitario di uno Stato non deve dare la morte ma cooperare per migliorare sempre le condizioni di vita dei cittadini. Come ha detto di recente all’Avvenire il presidente dei vescovi toscani card. Lojudice (arcivescovo di Siena), il suicidio assistito al centro delle votazioni di oggi in Regione nasce da un’ideologia del tutto non accettabile: è un metodo pericoloso perché nel futuro non tanto lontano potrebbe portare a scelte di imposizione della morte «a suon di codici di legge e cavilli», mentre la vita per il cristianesimo (e non solo) è considerata sacra dal concepimento fino alla piena morte naturale.



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