La consapevolezza è che si tratta di un’occasione unica. Probabilmente irripetibile. Praticamente nessuno nutre dubbi sul fatto che la Capitale europea della cultura sarà un successo nel corso di quest’anno. Semmai, la preoccupazione è che gli effetti positivi, scaturiti dal fatto di avere tutti i riflettori puntati addosso, possano non essere duraturi. Ovvero: va data una prospettiva a una città in crisi d’identità, deindustrializzata, con tanti negozi chiusi e con poche possibilità lavorative per i giovani.
È questa la sintesi degli interventi dei sette nomi del mondo dell’economia, della cultura e del commercio interpellati sull’eredità di Go!2025. Massimo Santinelli, imprenditore, fondatore e titolare della Biolab, è netto. «Indiscutibilmente, la città è molto migliorata sotto il profilo estetico: sono stati effettuati molti lavori ed è stata abbellita. La mia speranza è che, oltre a questo, Go!2025 sappia portare sviluppo economico». Ed è questo il cuore del suo ragionamento, di una persona che ha scommesso sulla città ma ne conosce pregi e difetti. «Ci sono ancora troppi negozi chiusi – allarga le braccia -. Ecco: io mi aspetto che Go!2025 porti un’iniezione di fiducia e, con essa, investitori. La città ha bisogno di essere rilanciata, ha bisogno di persone che credano nella sua capacità di sviluppo. Il settore industriale, lo sappiamo, ha i suoi limiti. L’artigianato dà segni di risveglio. Ma è il commercio che ha bisogno di tornare in auge. Penso, ad esempio, al mercato coperto».
Ambito diverso, riflessioni che si rincorrono. Non molto diversa la riflessione di Alessandro Puhali che, oltre alla sua esperienza professionale, ha acquisito, attraverso la sua grande passione, un’ampia conoscenza dei collegamenti ferroviari tant’è che presiede la commissione Trasporti del GectGo. «L’Europa, la vera Europa, rinasce da qui – esordisce -. Rinasce dalla collaborazione di persone che, un tempo, si guardavano in cagnesco e, oggi, vanno a braccetto. Noi goriziani, mi ci metto pure io che non sono nato qua, abbiamo una grossissima responsabilità. Dobbiamo diventare un esempio in Europa. Forse, già lo siamo».
Secondo Antonella Pacorig, commerciante e numero uno di Federmoda, quest’anno «si pongono le basi della città del futuro. Già oggi ci sono tanti turisti stranieri e si respira un’area diversa. Da parte nostra, c’è grande entusiasmo. Le vetrine sono vestite a festa e i commercianti non vedono l’ora di gettarsi a capofitto nella Capitale europea».
Per il vicepresidente per il settore Turismo di Confcommercio Alessandro Lovato «il momento è fondamentale. Io amo le metafore agricole e mi aspetto che questo evento faccia germogliare tante belle piantine. Però, bisognerà annaffiarle e concimarle con costanza. L’attenzione, insomma, deve essere alta anche nei prossimi anni. Se lo faremo, Gorizia potrà diventare la città turistica che tutti vogliamo». Pensa al futuro da dare ai giovani l’imprenditore vignaiolo sloveno Igor Simčič, il “papà” di Esimit. «Go!2025 – osserva – deve permetterci di aprire nuove attività. Ed essere la prima Capitale europea transfrontaliera della cultura fa vedere all’Europa che è meglio fare le cose insieme piuttosto che dividersi».
Walter Mramor, direttore artistico del teatro “Verdi”, si aspetta una grande “eredità” dalla Capitale europea, soprattutto nell’ambito culturale. Per crescere e far diventare le due Gorizie un riferimento di respiro europeo. «Cosa lascerà Go!2025? Deve lasciare il piacere di vivere progetti artistici in comune – risponde sicuro Mramor -. Per la verità, noi lo stiamo già facendo da parecchi anni perché le condivisioni artistiche sono sempre state una nostra caratteristica. Dalla Capitale europea della cultura mi aspetto ancora più slancio perché, solo collaborando e crescendo assieme, anche questo settore può avere sviluppo ulteriore».
Un ulteriore punto di vista, interessante e diverso, è quello del presidente dell’associazione “Nuovo Lavoro”, Francesco Mastroianni. «La partita che stiamo giocando è di assoluta importanza perché si tratta di costruire la città del futuro. Go!2025 è una grossa opportunità ma dobbiamo fare in modo che la luce non si spenga nel gennaio 2026. Sarebbe imperdonabile. Non so se la città stia rispondendo nel migliore dei modi ma sta a noi cittadini costruire e renderci conto di questa grande occasione. Il futuro dipende, molto, da noi. Basta piangersi addosso. È il momento di sprigionare tutte le energie positive presenti in città. Crediamoci».
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