Luci e ombre caratterizzano la situazione dell’inquinamento ambientale in Toscana, per quanto riguarda i dati della presenza delle polveri sottili (PM10- PM 2.5), del biossido di azoto (NO₂) e dell’Ozono (O3) registrati nel 2024 dalle centraline Arpat.
In particolare, l’inquinamento da biossido di azoto (NO₂) registra un calo storico nella centralina di Viale Gramsci a Firenze, con un media di 37 μg/m3, per la prima volta dall’inizio delle rilevazioni sotto la soglia critica dei 40 μg/m3. Rimane critica, invece, la situazione a Capannori per le PM10, con 50 superamenti giornalieri della soglia indicata (50 μg/m3). Per quanto riguarda la presenza dell’ozono si registra una generale diminuzione nella regione, seppur con bollino rosso per le centraline di Firenze Signa e Montale (PT).
Questi dati relativi all’inquinamento atmosferico in Toscana sono stati diffusi stamani durante la conferenza stampa di presentazione del report “Mal’aria di città 2025” tenutasi a Libri Liberi a Firenze con la presenza di Fausto Ferruzza, presidente Legambiente Toscana, Andrea Minutolo, responsabile scientifico Legambiente, Pietro Rubellini, Direttore Generale Arpat, Marcello Mossa Verre, Direttore Tecnico Arpat.
“Quello che si evidenzia quest’anno è un quadro di lento e progressivo miglioramento dell’inquinamento da biossido d’azoto (l’indicatore più strettamente correlato al traffico automobilistico), col risultato importante ottenuto dalla centralina fiorentina di Viale Gramsci, dove per la prima volta da molti anni si è scesi sotto la soglia psicologica dei 40 μg/m3 (37) nella media mobile annuale”, dichiara Fausto Ferruzza, presidente di Legambiente Toscana. “Si assiste inoltre a un lieve rimbalzo peggiorativo in quasi tutti i comparti regionali sul particolato fine (PM10 e PM2,5), segno evidente che c’è una soglia critica endogena per questo inquinante che pare al momento difficilmente superabile. Infine, registriamo un lieve miglioramento sui dati dell’ozono, anche se la situazione in questo caso è più diluita sul territorio regionale, con ombre sui dati della piana pistoiese e lucchese, sulle colline fiorentine e in provincia di Grosseto”.
Il report Mal’aria 2025 ha analizzato la presenza delle polveri sottili (PM10- PM 2.5), del biossido di azoto (NO₂) e dell’ozono (O3) grazie ai dati raccolti da 27 centraline localizzate in tutte le province toscane. Per quanto riguarda le polveri sottili, la Toscana e il suo capoluogo Firenze, non hanno dati che evidenziano sforamenti emergenziali, seppur rimane da indagare e approfondire il “rimbalzo” dei valori delle medie mobili triennali del PM10 nelle centraline di FI-Gramsci, FI-Mosse e FI-Bassi, che segnano rispettivamente +20% +28%, +17% rispetto ai valori delle relative medie mobili triennali 2019-2021.
Invece, relativamente alla presenza dell’NO₂, pur registrando un miglioramento regionale, Firenze e Siena rimangono alte nella classifica nazionale delle città più inquinate con 26 e 27 microgrammi per microcubo, dati che le posizionano dopo le grandi città del nord del Paese. Infine, per quanto riguarda l’ozono, nonostante il miglioramento generalizzato, rimane da attenzionare l’area di Firenze e di Lucca.
“Le conseguenze dell’inquinamento atmosferico non si limitano all’ambiente, ma coinvolgono anche la salute pubblica e l’economia” – spiega Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente – “Alla luce degli standard dell’OMS, che suggeriscono valori limite molto più stringenti rispetto a quelli di legge attuali e che rappresentano il vero obiettivo per salvaguardare la salute delle persone, la situazione diventa è ancora più critica: il 97% delle città monitorate supera i limiti dell’OMS per il PM10 e il 95% quelli per l’NO2. L’inquinamento atmosferico, infatti, è la prima causa ambientale di morte prematura in Europa, con circa 50.000 decessi correlati solo in Italia”.
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