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Social housing, l’analisi e le risposte in Italia e in Europa


La questione abitativa è oggi uno dei temi sempre più centrali soprattutto della vita nei centri urbani, in Italia ma anche in tutta Europa. Deve essere al centro delle agende nazionali ma anche dell’attenzione dell’Unione europea. Il Parlamento europeo a fine 2024 ha ragionato sui risultati di un’analisi che ha restituito una situazione da seguire molto attentamente. Anche secondo Eurobarometro, a metà 2024 il social housing era una delle principali preoccupazioni dei cittadini dell’Unione Europea coinvolti in un sondaggio realizzato ad hoc.

Social housing: una situazione in peggioramento

I punti dolenti sono molti, a partire dai costi delle abitazioni, che per il 7,7% delle famiglie che vivono nelle aree rurali e il 10,6% di quelle in città superano il 40% del reddito disponibile. La percentuale italiana è pari al 7,9%. Tra 2015 e 2023 i prezzi delle case sono aumentati del 48%, percentuale che si colloca fra gli estremi ungherese (+173%) e finlandese (+5%). L’Italia segna l’8,3%. Molti i motivi, dall’aumento dei costi di costruzione e dei tassi ipotecari alla diminuzione dell’offerta favorita anche dall’aumento dell’acquisto di immobili con finalità di investimento. Sul fronte degli affitti, la situazione è meno grave, ma comunque preoccupante: tra il 2010 e il 2022 si è registrato l’aumento del 18%.

Anche gli spazi in cui si vive non sono sempre adeguati: il 17% degli europei dispone di meno di una camera per persona. Guardando, infine ma non troppo, alla situazione dei giovani, l’età media in cui si lascia la casa dei genitori è 26,3 anni, con l’Italia che segna il record continentale: 30 anni.

Alloggi più accessibili rendono anche l’Europa più competitiva

L’importanza del tema è indiscutibile. Avere alloggi accessibili è uno degli elementi essenziali per una vita sostenibile e dignitosa ma anche come garanzia per la mobilità dei lavoratori e, in uno sguardo allargato, la competitività europea. L’edilizia abitativa sarà quindi una delle priorità dell’UE, che ha affidato al commissario per l’Energia e l’Housing Dan Jørgensen il compito di sviluppare per i prossimi anni un Piano europeo per gli alloggi sostenibili a prezzi accessibili. Ma i paesi europei si muovono in ordine sparso, con risultati molto eterogenei.

Un intervento per adibire alloggi in social housing non è ammesso al Superbonus “maggiorato”
Social housing come volàno per la rigenerazione urbana

Casa Orsola, un caso a Barcellona

È recente la notizia di un’operazione che a Barcellona ha vinto una battaglia, dalla difficile ripetibilità, nella guerra contro la speculazione immobiliare. Un partenariato pubblico privato tra il Comune di Barcellona e la Fondazione Habitat 3 ha acquistato Casa Orsola, nel pieno dell’elegante quartiere Eixample, per tutelare i suoi inquilini dallo sfratto. L’edificio modernista venne infatti acquistato per investimento nel 2021 dalla Lioness Inversiones, società immobiliare che stava iniziando a espellere i suoi abitanti alla scadenza dei contratti di locazione.

La protesta che ne è scaturita, seguita da una vera e propria mobilitazione sociale, ha avviato un’operazione senza precedenti, che ha portato a quella che è stata definita un’acquisizione sociale collaborativa. Il costo dell’acquisto, 9,2 milioni di euro, è stato diviso quasi equamente tra Comune e Fondazione, unite nel progetto di trasformazione dell’edificio in un immobile residenziale con abitazioni a canone accessibile.

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

Il progetto, in via di realizzazione, vedrà così la Fondazione gestire i 26 appartamenti presenti nell’edificio (a cui si aggiungono 4 locali commerciali al piano terra) destinandoli a richiedenti di alloggi pubblici e garantendo, contemporaneamente, contratti di affitto stabili agli attuali residenti.

Social housing: possibile un modello Barcellona?

Questo lieto fine tuttavia non ha portato un’operazione facilmente ripetibile, e non solo per gli eventuali limiti imposti da un quadro normativo modificabile seguendo le giuste procedure. Da un lato, ci sono state critiche sul prezzo, considerato eccessivamente elevato, pagato per l’acquisizione. Dall’altro, le risorse pubbliche, a Barcellona come altrove, non sono illimitate, come non lo sono quelle degli enti del terzo settore potenzialmente coinvolgibili in operazioni di questa natura.

Questi limiti evidenziano quindi una volta di più la necessità di piani nazionali di largo respiro adeguatamente supportati da fondi pubblici. A Barcellona, si spera che questa operazione sia un ulteriore segno di un cambio di passo che potrebbe alimentare progetti simili. Il Comune da quasi 10 anni, da Ada Colau, mette in atto azioni per mitigare gli effetti dell’overtourism, sospendendo la possibilità di richiedere nuove licenze per hotel, ostelli e appartamenti in affitto. Obiettivo è il cambio delle regole del mercato immobiliare. Ma è necessario, in Spagna come altrove, lavorare sugli affitti, regolamentandone i prezzi e intervenendo sulle locazioni temporanee, soprattutto nelle località più turistiche.



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