Le stime degli analisti: per i singoli marchi già solo le tariffe applicate a Messico e Canada comportano una riduzione media degli utili per le case automobilistiche tra il 5% e il 15%». A catena l’effetto sui listini. E sui ricambi
Con la politica dei dazi dell’amministrazione Trump, e le possibili contromosse dei Paesi colpiti, nel 2025 i prezzi delle auto nuove – avverte
Federcarrozzieri – potrebbero salire in media di 2.500-3.000 euro. Mentre il Codacons avverte che, se saranno introdotti contro-dazi dall’Unione Europea sulle importazioni dagli Stati Uniti, una raffica di rincari si abbatterà sui consumatori italiani.
L’impatto sull’economia tedesca
Si rincorrono le analisi sui possibili scenari e su quale impatto avrebbero, settore per settore. E su altri elementi di preoccupazione, come la crisi dell’economia tedesca che nell’approfondimento della Cgia di Mestre, rispetto alle stime sugli effetti di dazi Usa, «ha già generato e potrebbe
continuare a produrre danni significativamente più gravi».
A quanto ammonta il prezzo medio di un’auto
«Nel 2024 il prezzo medio di una autovettura si è attestato in Italia a 30.096 euro, con una crescita enorme del +43% rispetto al periodo pre-Covid (21mila euro nel 2019, ndr.) – afferma il presidente di Federcarrozzieri, Davide Galli -. I dazi rischiano di determinare a livello globale una nuova impennata dei listini delle auto, come conseguenza delle politiche commerciali protezionistiche degli Usa che si ripercuoterebbero non solo su Messico, Canada o Cina, ma sull`intera filiera mondiale dell’automotive».
Il rischio domino su tutta la filiera
Federcarrozzieri avverte che i dazi varati dagli Stati Uniti, poi sospesi, «rischiano di causare a regime un effetto domino su tutto il comparto dell’automotive» con pesanti «mancati profitti e perdite economiche» per tutte le case automobilistiche «perché sono molteplici i marchi che producono automobili nei due Paesi colpiti da Trump: Volkswagen, Audi, Bmw, Stellantis, Honda, Hyundai, Kia, Mazda, Toyota, Nissan.
L’impatto sul Messico e Canada
Il Messico, dove si producono ogni anno 3,5 milioni di autovetture, è il più grande Paese di origine per le auto vendute dal gruppo Volkswagen negli
Usa (il 44% delle vendite totali nel 2024), e il secondo per le auto destinate agli Usa di Stellantis (40% tra Canada e Messico), Nissan (31%), Mazda (23%), Honda (13%).
La riduzione degli utili
Per questo gli analisti, considerato anche il numero di vetture vendute ogni anno negli Stati Uniti dai singoli marchi una riduzione media degli utili per le case automobilistiche tra il 5% e il 15%». A catena l’effetto sui listini con i prezzi delle auto che «potrebbero salire in media di 2.500/3.000 euro».
La raffica di rincari
L’associazione di consumatori Codacons mette invece in guardia sul rischio di «una raffica di rincari» per l’effetto di eventuali controdazi europei. «L’Italia importa ogni anno dagli Stati Uniti prodotti per un controvalore di circa 25,2 miliardi di euro e se l’Ue, come emerso negli ultimi giorni, dovesse
varare dei contro-dazi verso gli Usa, a pagare il conto sarebbero anche i consumatori italiani».
I beni di consumo
L’associazione ricorda che, guardando ai beni di largo consumo, tra prodotti agricoli, alimentari e bevande l’Italia importa ogni anno prodotti per quasi 1,4 miliardi di euro dalle aziende americane. Vale 1,41 miliardi l’import di computer e prodotti elettronici, 4,3 miliardi l’import di prodotti e preparati farmaceutici, mentre per apparecchiature elettriche e per la casa la spesa per prodotti in arrivo dagli Stati Uniti ammonta a mezzo miliardo di euro. Le importazioni di prodotti in carta sfiorano i 350 milioni di euro, poco superiori quelle per autoveicoli e rimorchi pari a 406 milioni), 270 milioni per articoli in pelle e di abbigliamento.
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