Il direttore di Concast Marco Ramelli: «Gli allevatori tengono in piedi il bello del Trentino, anche dal punto di vista turistico»
È una fase di transizione e cambiamento quella che sta attraversando Concast. «Noi siamo in Trentino, con tutte le sue bellezze e le complicazioni del sistema. C’è da costruire un piano marketing, un piano commerciale, un insieme di azioni che abbiamo deciso di fare a partire da giugno dell’anno scorso — ha detto il direttore di Concast, Marco Ramelli —. Ci sta il fatto di togliersi da una competizione di mercato che è la vendita delle forme. Se noi vendiamo forme siamo paragonabili agli altri». E ha aggiunto: «Se noi commerciamo un prodotto che ha scritto Trentingrana e lo possiamo usare solo noi lo si può vendere più caro. L’obiettivo è quello di avere un centro di confezionamento che abbia tutto ciò che serve per trasformare il prodotto».
La prospettiva
Un cambio di prospettiva per Concast che vuole puntare a massimizzare il valore aggiunto di ogni forma di formaggio. Soprattutto dopo l’annunciata uscita dal consorzio di Latte Trento (nel 2026), del Caseificio di Fondo (nel 2029) e di quello di Rumo (nel 2030). Anche se per il 2024 si prospetta un bilancio ottimo: «Ripeto che siamo in una fase di discussione — ha detto Ramelli —. I numeri definitivi non ci sono ancora, ma sappiamo che sarà il miglior bilancio degli ultimi 15 anni e questo è un segnale positivo».
Il consorzio, per migliorare la redditività, si è affidata allo studio di consulenza Gabrielli & partners. E una delle ipotesi sul tavolo adesso è che Concast si divida in due realtà, una sui prodotti freschi e una sui restanti prodotti caseari. «C’è un dialogo in corso. Penso che essere uniti potrebbe portarci a fornire un servizio completo — ha spiegato Ramelli —. Ovviamente ci sono storicamente delle posizioni diverse come approccio al mercato. Quindi l’obiettivo sarebbe trovare la quadra comune per il bene del sistema trentino». E ha aggiunto: «Il cooperativismo trentino è un grande valore. Questo funziona se ognuno cede un po’ del suo. Gli allevatori tengono in piedi il bello del Trentino, anche dal punto di vista turistico».
Il latte crudo e le intossicazioni
Un altro dei problemi del consorzio sono stati gli ultimi casi di giovani intossicati a causa di un batterio ritrovato in prodotti con all’interno latte crudo. «Dobbiamo assolutamente lavorare per tutelare il consumatore e dobbiamo anche spiegare che il rischio zero non esiste, che questo è un prodotto che va gestito e va fatta una grande informazione — ha detto il presidenti degli allevatori trentini Giacomo Broch —. Il latte crudo ha rappresentato negli anni un plus per il Trentino, oggi è messo sotto attacco e bisogna ragionare molto bene su quello che si sta facendo perché non possiamo perdere soprattutto la gestione delle malghe dove è impossibile fare la pastorizzazione». «La novità è una posizione della Provincia che ha affidato alla federazione un incarico di monitorare e seguire tutti i produttori ed essere più attenti a certe attività — ha spiegato Ramelli —. Dal punto di vista del consorzio, l’impegno era già partito con tavoli tecnici già dal 2022 e con un insieme di azioni coordinate sempre con l’Apps. Il consorzio poi, già da novembre del 2024, aveva deciso in autonomia di fare delle indicazioni specifiche sulle etichette dei prodotti a libero consumo e migliorare le schede tecniche. Non spetta ai formaggiari parlare di salute pubblica, ma sicuramente di pubblicizzare i rischi sì».
Nella giornata di ieri Concast ha organizzato un convegno dal titolo: «Contratto di filiera Trentingrana: il sapore della qualità e della sostenibilità». L’iniziativa si colloca nell’ambito dei contratti di filiera agroalimentare e si concentra su tutte le fasi della produzione del Trentingrana, con interventi mirati allo sviluppo di tecniche di alimentazione di precisione per migliorare il benessere animale e la qualità del latte, all’applicazione dell’economia circolare nella gestione dei sottoprodotti della filiera, al miglioramento della genetica bovina per una maggiore resilienza ai cambiamenti climatici e allo sviluppo di indicatori di biodiversità per la valorizzazione dei pascoli montani. Il progetto coinvolge 25 soggetti, tra cui 18 imprese agricole attive nella produzione primaria tra Trentino-Alto Adige, Lombardia e Puglia, 5 imprese di trasformazione e commercializzazione dei prodotti localizzate in Trentino-Alto Adige e Lombardia, un’impresa di stagionatura, confezionamento e commercializzazione in Trentino-Alto Adige e i 5 enti di ricerca. Gli investimenti ammissibili ammontano a 43.803.088,91 euro, di cui 34.162.838,60 destinati al Trentino-Alto Adige (pari al 77,99%).
«Si tratta di un progetto pionieristico che valorizza l’intera filiera trentina, dagli allevamenti alla trasformazione fino alla commercializzazione», ha dichiarato Stefano Albasini, presidente di Trentingrana-Concast.
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