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L’ombra dei dazi: le PMI italiane a rischio – Economia e Finanza


(Teleborsa) – Le ipotesi di nuovi dazi commerciali imposti da Unione Europea e Stati Uniti sulle materie prime provenienti dalla Cina e da altri Paesi extraeuropei stanno diventando sempre più concrete. Se confermati, questi provvedimenti potrebbero scatenare una crisi senza precedenti per le Piccole e Medie Imprese (PMI) italiane, già messe a dura prova dall’instabilità geopolitica e dall’inflazione.

Un’indagine condotta da I-AER (Institute of Applied Economic Research) su un campione di 591 PMI in settori strategici ha evidenziato un dato preoccupante: il 74% delle imprese italiane dipende in modo critico dall’importazione di materie prime dalla Cina e da altri mercati asiatici. L’introduzione di dazi doganali in Europa e negli Stati Uniti potrebbe rendere insostenibile l’attività produttiva di molte aziende, con un impatto significativo sull’economia nazionale.

Il settore manifatturiero è tra i più vulnerabili, con un aumento dei costi delle materie prime del 7% nell’ultimo anno. Questo ha determinato una contrazione della produzione industriale del 3,3% nei primi nove mesi del 2024 rispetto allo stesso periodo del 2023. Secondo le previsioni, il 67% delle imprese manifatturiere potrebbe ridurre ulteriormente la produzione già nel primo trimestre del 2025, compromettendo la competitività del settore.

Anche il comparto moda e tessile, da sempre uno dei pilastri dell’economia italiana, sta affrontando difficoltà crescenti. La Cina, principale fornitore di tessuti a basso costo, ha visto aumentare i suoi costi di produzione, determinando una flessione della produzione italiana: -15% per le pelli, -9% per l’abbigliamento e -6% per il tessile nei primi nove mesi del 2024. Le esportazioni del settore sono calate del 4,5%, mentre il fatturato ha registrato una contrazione del 9%. Se i dazi sulle importazioni cinesi dovessero superare il 25%, il 58% delle aziende del comparto prevede di aumentare i prezzi di vendita, con il rischio di perdere competitività sui mercati internazionali.

Il settore agroalimentare ha mostrato una certa resistenza, con un incremento dell’export del 9% nei primi dieci mesi del 2024, trainato da un +18% negli Stati Uniti, per un valore complessivo di 7,8 miliardi di euro. Tuttavia, l’aumento dei costi legati agli imballaggi e ai fertilizzanti, unito ai possibili dazi sulle importazioni, potrebbe compromettere i margini operativi del 63% delle imprese del settore.

L’industria automobilistica è tra i settori più colpiti dalle nuove politiche commerciali. La produzione di autoveicoli è diminuita del 27,5% rispetto al 2019, riportando il comparto a livelli produttivi molto più bassi. L’Unione Europea, nell’ottobre 2024, ha introdotto dazi sulle auto elettriche cinesi, con tariffe dal 17% per BYD al 35% per il gruppo SAIC. Questa misura, volta a contrastare la concorrenza sleale delle aziende cinesi, sta però incidendo sui costi delle imprese europee, in particolare quelle italiane della componentistica auto.

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Fabio Papa, docente di economia e fondatore di I-AER, avverte: “Imporre dazi senza un piano complementare di supporto all’industria locale rischia di danneggiare ulteriormente le imprese italiane. In un mercato globale sempre più competitivo, la strategia dovrebbe includere maggiori incentivi alla produzione, investimenti in ricerca e sviluppo per ridurre la dipendenza dalla Cina e migliorare la competitività”.

Secondo i dati raccolti da I-AER, i nuovi dazi potrebbero ridurre il PIL generato dalle PMI italiane del 12% entro la fine del 2025 e causare un aumento del 15% nei fallimenti aziendali. Inoltre, il 48% delle imprese esportatrici teme di perdere competitività sui mercati internazionali a causa dell’incremento dei costi di produzione.

Le regioni italiane a vocazione manifatturiera subiranno le conseguenze più gravi. La Lombardia, con la sua forte dipendenza dalle forniture asiatiche nei settori meccanico ed elettronico, il Veneto e la Toscana, con i distretti della moda e della pelletteria, e il Piemonte, cuore dell’industria automobilistica, potrebbero essere duramente colpiti dall’aumento dei costi di produzione.

L’Unione Europea riceve dalla Cina il 56% delle materie prime critiche, fondamentali per l’industria e la transizione energetica. Una loro carenza potrebbe compromettere il 47% della capacità eolica e il 66% della produzione di veicoli elettrici previsti per il 2030. Per l’Italia, che dipende per il 32% del suo PIL da queste materie prime, le ripercussioni sarebbero devastanti.

Negli Stati Uniti, le recenti dichiarazioni di Donald Trump lasciano presagire un ritorno a politiche protezionistiche aggressive. L’ex presidente ha annunciato nuovi dazi contro Cina, Messico e Canada, sostenendo che “gli europei ci trattano molto male e se non correggeranno gli squilibri commerciali dovranno pagare i dazi”.

Gli Stati Uniti registrano un deficit commerciale di 350 miliardi di dollari con l’Unione Europea, con l’Italia tra i Paesi con il maggiore surplus (+42 miliardi di dollari). Se l’amministrazione americana dovesse introdurre dazi punitivi, le PMI italiane – cuore dell’economia nazionale – rischierebbero gravi contraccolpi.

Fabio Papa sottolinea la necessità di una strategia lungimirante: “Imporre dazi in un contesto di forte interdipendenza economica è una mossa miope. Le PMI italiane devono diversificare le fonti di approvvigionamento e puntare su nuovi mercati per mitigare l’impatto delle tensioni commerciali globali. Inoltre, l’Italia dovrebbe promuovere accordi bilaterali e incentivi fiscali per proteggere il nostro tessuto imprenditoriale.”

Per contrastare gli effetti negativi dei dazi, I-AER propone misure concrete come sgravi fiscali per le PMI più esposte, fondi per la diversificazione dei fornitori e incentivi all’innovazione, con l’obiettivo di favorire la sostituzione delle materie prime importate con alternative locali.

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“Non possiamo permettere che questa crisi diventi il punto di non ritorno per le PMI italiane. L’economia del nostro Paese dipende da loro. Dobbiamo agire ora, con decisione e visione strategica, prima che sia troppo tardi”, conclude Papa.



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