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Nuove direttive sulle assunzioni nel settore dell’ospitalità bresciana: tra speranze e scetticismi


Il recente Decreto flussi, che stabilisce quote di ingresso per lavoratori extracomunitari in Italia, ha sollevato reazioni contrastanti nel settore dell’ospitalità a Brescia. Il provvedimento mira a contrastare la carenza di manodopera, con particolare attenzione ai professionisti necessari, sia per contratti stagionali che autonomi. Tuttavia, molti operatori del settore si mostrano scettici riguardo alla concreta applicazione e all’efficacia della legge, citando in particolare la lentezza dell’amministrazione burocratica. Le opinioni espresse dai leader del settore offrono uno spaccato di una situazione complessa e di un dibattito acceso.

La posizione degli albergatori: speranza e cautela

Giuseppe Caccamo, presidente di Assohotel della Lombardia Orientale, ha accolto con un certo ottimismo il decreto, seppur con una certa cautela. Caccamo, proprietario dell’hotel Desenzano, ha infatti dichiarato: «Non siamo di certo contrari, ben venga la misura». La sua esperienza personale lo porta ad aver assunto, negli anni, personale straniero che ha saputo integrarsi senza problemi nel contesto lavorativo. Tuttavia, Caccamo sottolinea che il settore non soffre di mancanza di lavoro, bensì di una scarsa motivazione da parte di alcuni lavoratori, molti dei quali, pur avendo le competenze, mostrano riluttanza nell’accettare orari impegnativi. «Fa veramente male, dopo una vita di sacrificio», ha proseguito, mettendo in luce le difficoltà di chi si impegna quotidianamente nel settore.

La visione di Caccamo riflette una realtà condivisa da molti operatori, che vedono l’importanza di affrontare la questione della carenza di personale attraverso approcci più ampi. Le sfide del settore alberghiero, tra cui l’alta stagionalità e le necessità di una preparazione adeguata, richiedono soluzioni multifattoriali che vanno oltre l’importazione di new entry dal mercato straniero.

Critiche e riserve sul Decreto: una soluzione adeguata?

Diversa è la posizione di Alessandro Fantini, presidente di Federalberghi Brescia, il quale ha sollevato preoccupazioni riguardo la capacità del Decreto flussi di garantire una soluzione efficace. Secondo Fantini, «Tutto quello che può aiutare a trovare collaboratori può essere utile», ma aggiunge che nella ristorazione si fa fatica a reperire personale con esperienza. La sua attenzione si sposta poi sul fatto che il settore agrario potrebbe beneficiare maggiormente di questa iniziativa, dove la necessità di lavoratori meno specializzati è maggiore.

Fantini, gestore dell’hotel Ambasciatori a Brescia, ha dichiarato di non aver mai fatto ricorso a lavoratori dall’estero, evidenziando come preferisca offrire contratti a tempo indeterminato. La sua esperienza leverà in avanti una realtà complessa: «È importante che non ci sia un eccesso di burocrazia che fa desistere i nostri associati». Sottolinea la necessità di investire nella formazione di giovani e nella qualità delle scuole, rilevando come il calo demografico contribuisca a rendere difficile il reperimento di personale.

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Esperienze sul campo: burocrazia e assunzioni difficili

La situazione del Decreto flussi è ulteriormente complicata dalle testimonianze di chi, come Graziano Pennacchio, AD di Visit Brescia e gestore dell’hotel Sciatori di Temù, considera il provvedimento una vera e propria illusione. Pennacchio definisce il Decreto come «la più grossa baggianata di questo mondo» e spiega perché. Negli ultimi quattro anni ha inoltrato due richieste di ingresso per lavoratori extracomunitari, supportate da famiglie residenti in Italia, ma ha ottenuto risposte solo in tempi inaccettabili.

«Ho rifiutato una domanda dopo due anni di attesa», racconta, riferendosi a un caso specifico di una ragazza kosovara. La lentezza burocratica rappresenta quindi un ostacolo cruciale per gli imprenditori del settore, i quali si trovano a fare i conti con una domanda di lavoro irrisolta e una risposta amministrativa che giunge in ritardo. La mancanza di tempestività penalizza le aziende, costringendole a rinunciare a potenziali collaboratori quando queste opportunità si presentano, rendendo dunque il Decreto flussi, a detta di Pennacchio, inefficace e frustrante.

Attraverso queste esperienze, emerge un quadro complesso per l’industria dell’ospitalità bresciana, dove le aspettative sul Decreto flussi sono bilanciate da una realtà fatta di burocrazia e sfide quotidiane.





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