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Per uscire dalla guerra che avanza e costruire un fronte comune per la pace


“La guerra non restaura diritti, ma redistribuisce poteri” Hannah Arendt

In questo momento storico sono in corso evidenti ricomposizioni e ri-conformazioni dell’assetto geopolitico mondiale. Nelle guerre fra grandi e medie potenze che si contendono territori e migliori posizioni nello scacchiere internazionale, sono coinvolti interi popoli, che vengono stritolati, divisi e massacrati. Un caos e un intreccio di conflitti che stanno determinando una lunga era di non-pace, in cui non ci sono “vincitori” riconoscibili a fronte di milioni di vittime.

Come difendere il principio di pace giusta ed equa per tutti in una situazione in cui sul diritto all’autodeterminazione dei popoli prevale la forza e la volontà di vendetta?

Fronte esterno e fronte interno di ogni guerra sono le facce della stessa medaglia, quella dell’oppressione. Guerre, genocidi, devastazione dell’ecosistema sono infatti strettamente connessi alla repressione dei conflitti sociali e di ogni forma di lotta e ai licenziamenti di massa che servono al capitale per “ristrutturarsi”. Anche il mercato del lavoro è destinato a peggiorare ulteriormente a causa del perdurare del conflitto in Ucraina e delle altre crisi, mentre l’energia proviene sempre più da fonti fossili.

Soggetti come gli eserciti privati che stanno affiancando se non sostituendo gli eserciti tradizionali sulla scena dei conflitti militari e l’uso in chiave militare delle tecnologie – dall’intelligenza artificiale ai droni e ai cosiddetti “killer robot”- rende più difficile e pericoloso organizzarsi di fronte agli scenari sempre più devastanti che si vanno aprendo.

Anche gli interessi incrociati tra finanza e guerra sono pericolosi, non solo quando finanziano apertamente la difesa e l’attività bellica, ma anche quando la ricerca costante dei profitti alimenta un sempre maggiore numero di conflitti armati in cui si sperimentano, direttamente sul terreno, nuovi tipi di armamenti. È evidente che le guerre economiche e finanziarie fanno da apripista ai conflitti armati e che il debito è uno strumento principale per dominare i popoli. Cosa produce la spesa militare? Morti di giovani militari, di civili, distruzione di città e di territori, inquinamento, odio che dura nel tempo. A cosa serve formare tanti giovani se poi li mandiamo a morire?

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Finanziamenti e contributi

Anche in Italia i generali pianificano un’eventuale chiamata alle armi! Bisogna dunque, prepararsi alla guerra? Bisogna prepararsi ad un’economia di guerra?

È in questa ottica che l’Unione europea vorrebbe realizzare il più grande investimento di sempre nella Difesa, pari a quasi 400 miliardi di euro che sarà tolto al Fondo di Coesione e destinato alle spese per la Difesa comune?

Se vogliamo la Pace giusta e duratura dobbiamo rilanciare non solo forme vecchie e nuove di lotta e di obiezione alla guerra, ma spingere e andare oltre, a partire da una forte e attiva Solidarietà con tutti gli oppressi.

In un momento storico in cui la diplomazia e la politica non riescono né a prevenire né a risolvere i tanti conflitti in corso e in cui la militarizzazione si fa sempre più strada nell’economia, nell’istruzione, nelle politiche interne dei singoli paesi, attraverso nuove leggi e misure repressive, è indispensabile che si sviluppi un grande movimento contro la guerra capace di farsi carico di tutte queste complessità proponendo e difendendo le basi di un nuovo modello di società e di mondo.

Attac Italia si unisce e sostiene i movimenti che anche a livello locale stanno costruendo, a vario titolo, una mobilitazione permanente contro la guerra. Dobbiamo rilanciare, a livello nazionale ed europeo, tutte le iniziative e i movimenti che vogliono cambiare il paradigma, contrastando gli interessi e il potere di una ristretta cerchia di oligarchie e organismi finanziari per la supremazia mondiale, per promuovere una società non-violenta, della cura e dei beni comuni.

Disarmiamo la pace, disertiamo la guerra! Inoltriamo questo appello e questo documento come contributo alla riflessione e all’azione dei movimenti pacifisti e dei movimenti contro le guerre. Vorremmo, nei tempi e nei modi che tutte e tutti decideremo, costruire un appuntamento di riflessione e di confronto.

Se siete interessati, potete scrivere a: Antonio De Lellis adelellis@clio.it

leggi qui l’appello:

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