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Polemiche strumentali comune Bologna regione Emilia su carcere


Le polemiche strumentali del comune di Bologna e della regione Emilia-Romagna sul trasferimento dei giovani detenuti dal Pratello alla Dozza

Istituzioni che parlano di carcere solo se è “la notizia del giorno”

 

È davvero incredibile assistere all’indignazione tardiva e strumentale del Comune di Bologna e della Regione Emilia-Romagna riguardo al trasferimento di giovani-adulti dal carcere minorile del Pratello a una sezione dedicata di quello per adulti della Dozza.
Un’operazione che, al di là delle polemiche, mira a risolvere problemi concreti di sovraffollamento generati, in parte, da scelte politiche discutibili del passato.
Ma dove stavano le due istituzioni locali quando si lanciavano allarmi per i gravissimi problemi di sovraffollamento del carcere minorile di Bologna?
Non c’erano.

Interventi sul carcere paradossali, ridicoli e preoccupanti

E, invece, oggi siamo costretti a leggere interventi paradossali, ridicoli e preoccupanti.

Paradossali, perché queste istituzioni locali sembrano risvegliarsi solo per criticare decisioni altrui, rimanendo pressoché in letargo quando si parla dei gravi problemi penitenziari.

In letargo come quando il Ministro Orlando decise di spostare nelle carceri per minori i detenuti da 21 a 25 anni.

Prima di tale riforma, gli istituti minorili ospitavano esclusivamente minorenni e giovani adulti fino a 21 anni, se si trattava di residui di pena.
Con l’intervento di Orlando, si è deciso di estendere la detenzione minorile a individui fino a 25 anni, molti dei quali sono uomini adulti a tutti gli effetti (si pensi ai migranti stranieri non accompagnati che dichiarano di essere minorenni anche quando hanno quarant’anni).
Questa scelta ha destabilizzato gli istituti minorili, sovraccaricandoli e mettendo a rischio la loro funzione educativa.

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Ma su questo il comune di Bologna e la regione Emilia-Romagna non avevano nulla da dire.

Ridicoli, perché le critiche attuali dimostrano una scarsa comprensione della situazione o, peggio, una volontà deliberata di distorcere i fatti.
Il trasferimento in questione riguarda giovani-adulti da 21 a 25 anni, non minorenni, e prevede la loro collocazione in una sezione separata e dedicata all’interno della Dozza, garantendo così la necessaria distinzione dagli adulti.
E chi oggi grida allo scandalo non hanno mosso un dito quando si trattava di opporsi alle riforme che hanno portato venticinquenni nelle carceri minorili.

Preoccupanti, perché questa polemica sembra avere come unico scopo l’attacco personale al Capo del Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità, Antonio Sangermano.
Un magistrato che, anziché essere valutato per i suoi sforzi nel mantenere a galla un sistema in crisi, viene bersagliato soltanto perché gli si addebitano opposte simpatie politiche.
È evidente che per alcuni l’obiettivo principale non è il benessere dei detenuti o la sicurezza delle strutture, ma la visibilità mediatica e la perpetuazione di sterili conflitti politici.

Si parla di carcere per i titoli sui giornali

Le dichiarazioni dell’assessora al Welfare del Comune di Bologna, Matilde Madrid, e dell’assessora regionale Isabella Conti, sembrano mosse più da strategie per guadagnare titoli sui giornali, piuttosto che dal voler dare contributi costruttivi alla soluzione del problema.
Se davvero costoro hanno a cuore il destino di questi giovani e la sicurezza delle strutture penitenziarie, oltre ad opporsi con forza alla riforma Orlando, avrebbero dovuto partecipare attivamente alla ricerca di soluzioni praticabili, anziché alimentare polemiche infondate.

Collaborare col Capo della Giustizia Minorile

Ed oggi dovrebbero collaborare (piuttosto che sabotare) con il capo dipartimento della Giustizia Minorile Antonio Sangermano, un galantuomo che – al di fuori e al di sopra di ogni condizionamento politico – sta cercando in ogni modo di mantenere a galla il bastimento dell’esecuzione penale minorile nel bel mezzo di un mare in tempesta.
Le istituzioni locali la devono smettere di utilizzare temi delicati come il carcere e la giustizia minorile per ragioni politiche o, peggio ancora, elettorali.
Gli Enti locali, per loro natura, dovrebbero lavorare per il bene comune supportando iniziative che mirino a ristabilire l’ordine e la funzionalità nel sistema penitenziario italiano, per adulti e per minori.

Giovanni Battista de Blasis

 

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