Catastrofe climatica, temperature impazzite e scioglimento dei ghiacci. Grazie ai media oggi non c’è individuo in Italia che non conosca la parola ‘global warming’ e che di conseguenza non si aspetti di dovere vivere nei prossimi anni in un mondo caratterizzato da temperature roventi e siccità estrema. In pochi invece hanno sentito parlare di ‘optimum medioevale’. Ed è un peccato perché in questo modo un minimo di cultura riporterebbe razionalità in un dibattito pubblico sull’argomento che ormai sembra essere sfuggito completamente di mano.
L’optimum medioevale, o periodo caldo medioevale, fu un intervallo di tempo nel quale, secondo i dati raccolti dagli esperti, si sperimentarono temperature ancora più calde di quelle registrate attualmente. Logico quindi che questo lungo periodo storico durato per ben 300 anni dal IX al XIII secolo faccia nascere qualche dubbio a proposito delle attuali teorie sulle cause dell’attuale riscaldamento globale e in particolare sulla sua origine antropica. Come spiegarsi infatti temperature più miti di quelle odierne in pieno medioevo, e per giunta in un momento storico nel quale l’uomo non aveva la ben che minima possibilità di incidere sul clima? D’altronde basterebbe ricordare il caso della Groenlandia per capire quanto l’optimum medioevale non sia stato un fenomeno da poco ma bensì una realtà provata scientificamente e capace di cambiare profondamente la stessa storia dell’uomo. Il termine inglese ‘greenland’ significa infatti ‘terra verde’. Ed è così che appariva l’isola fino al XIII secolo, coperta com’era di foreste di conifere nelle zone costiere dopo lo scioglimento dei ghiacci iniziato 4 secoli prima. Un miglioramento delle condizioni climatiche che permise ai vichinghi, prima popolazione a riuscirvi nel corso della storia, non solo di colonizzare la regione ma anche di fondare due insediamenti permanenti sulle coste sud-orientali e occidentali dell’isola. E a ulteriore conferma di un clima mite vi è anche da considerare che queste colonie prosperarono proprio grazie alla possibilità di coltivare l’orzo e di allevare il bestiame. Fatti questi semplicemente impensabili anche ai giorni nostri. E di testimonianze che l’optimum medioevale incise sulle abitudini degli europei dell’epoca ce ne sono molte altre.
E’ interessante a proposito notare come uno studio del 2010, svolto dal prof. Martin P. Luthi dell’Università di Zurigo, abbia dimostrato che l’estensione dei ghiacciai alpini durante quel periodo fosse simile, se non inferiore, a quella attuale. In Italia in particolare le temperature erano sicuramente più calde della media attuale. Ne sono la prova alcuni studi come quello di Giuseppe Berruti del 1998 che citando documenti d’archivio racconta della coltivazione dell’ulivo a Monno, nel cuore delle Alpi, in Val Camonica a 1.066 metri di altitudine sul livello del mare. Ed è sempre lo stesso Berruti a scrivere che l’alpeggio in Val Camonica fino al 1500 aveva inizio circa 60 giorni prima di oggi, testimoniando così di uno scioglimento delle nevi anticipato rispetto a quello attuale. Altre fonti dell’epoca indicano poi la presenza della cultura della vite a San Valentino sopra Brusson, in Val d’Aosta, a 1.253 metri d’altezza. Senza contare che si ha prova della presenza di vitigni anche sopra al lago di Garda. E comunque anche in Europa il clima doveva essere particolarmente favorevole se è vero che la vite in Gran Bretagna arrivava a 53° di latitudine Nord raggiungendo l’East Anglia e quella tedesca i 55° di latitudine Nord permettendo la crescita della pianta fin nella Prussia Orientale.
E il caldo in questo periodo si fece sentire anche in Svizzera. Secondo quanto riportato dal sito di divulgazione storico-scientifica Dizionario storico della Svizzera, nel paese d’oltralpe, fino al 1300 in certi periodi le temperature nei semestri estivi furono (anche se di poco) superiori alle medie del XX secolo. E questa anomalia termica si protrasse a lungo, raggiungendo dei picchi nell’XI e XIII secolo. Soprattutto nel XIII secolo si segnala che gli inverni rigidi furono più rari rispetto a quelli del periodo compreso tra il 1300 e il 1900, tanto che è storicamente accertato che le piante di fico crebbero fino alla latitudine di Colonia.
Anche i ghiacciai alpini se la passavano male. La maggior parte degli esperti concorda infatti nel ritenere che la loro estensione fosse comparabile a quella attuale. Di particolare interesse è il fatto che, secondo gli studiosi, dopo un temporaneo calo delle temperature invernali dovute ad una serie di estati umide e in parte estremamente fredde dal 1342 al 1347 i ghiacciai avevano registrato un’espansione che raggiunse il culmine verso il 1380. Ma entro il 1420 le lingue glaciali arretrarono nuovamente in seguito a temperature nel semestre estivo stimate come superiori di circa 0,5°C a quelle del periodo 1901-1960.
Ma l’optimum medioevale non fu solo un fenomeno europeo. Riporteremo alcuni esempi di come incise a livello globale in un prossimo articolo. Per il momento ci limiteremo a segnalare una ricerca fatta nel Mar dei Sargassi dove l’uso del carbonio radioattivo ha permesso di dimostrare che 1000 anni fa la temperatura della superficie dell’acqua era, anche in quella remota regione del mondo, di un grado superiore a quella odierna.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link