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Beppe Sala e la tentazione di candidarsi in Regione: «Non escludo nulla. Vorrei dare il mio contributo: nella vita non ho mai chiesto favori»


di
Maurizio Giannattasio

Il sindaco di Milano e le prospettive per il 2028:«Il Pd e il centrosinistra non sanno parlare al ceto produttivo e prendiamo legnate». Poi torna a incalzare i dem sul Salva Milano

C’è uno spettro che si aggira per la Regione. È la possibile candidatura del sindaco Beppe Sala a governatore della Lombardia. Come un navigato politico, Sala usa le formula del né, né. Né la afferma, né la smentisce, ma la fa balenare in un’intervista ai microfoni di Radio 24. A chi gli chiede se prenderebbe in considerazione la candidatura risponde: «Prenderei in considerazione tutto, potendo dare il mio contributo. Quello che ho fatto nella mia vita l’ho fatto senza chiedere un favore a nessuno. L’ho fatto dicendo ci sono e vediamo cosa posso fare». Il messaggio ha un destinatario preciso, il Pd «che deve decidere cosa vuole fare nel futuro» creando più di qualche scompiglio nelle file del partito dove più di una persona ha già puntato le sue carte sull’ex sindaco di Brescia, Emilio Del Bono. 

Sala parte da un suo evergreen: l’incapacità del centrosinistra dei parlare alle regioni del Nord, tanto da rimediare una sconfitta dietro l’altra. «Delle 7 regioni sopra gli Appennini, il centrosinistra non ne conquista una da tempo. Non riusciamo a parlare a un ceto produttivo, facciamo fatica a parlare al Nord e prendiamo legnate ovunque. Se non si cambia il modo in cui ci si raffronta con il Nord non si vince. C’è molto da fare. Il candidato deve essere qualcuno che può parlare un linguaggio diverso». Magari, anche se non lo dice, qualcuno che somma esperienza nel mondo del privato a esperienza politica. Proprio quell’esperienza che Sala non vorrebbe vedere cessare con la fine del suo secondo mandato da sindaco. «Spero che il mio futuro sia la politica. Se non facessi politica, proverei comunque a fare qualcosa per il bene della comunità. Fortunatamente, ho una solidità economica sufficiente, non ho grilli per la testa. Difficile dire se questo futuro sarà in ambito regionale o nazionale».




















































L’altro messaggio diretto al Pd riguarda il futuro di Franco Gabrielli che pur ha sottolineato in tutte le salse che non ha nessuna intenzione di candidarsi né come sindaco, né come politico. «Ho promesso alla mia parte politica di non intervenire direttamente sul tema del mio successore — ha detto Sala —. Ho provato a fare qualche affermazione, suscitando diversi mal di pancia, quindi non rientro sul tema. Dico solo che Franco è una persona di grandissimo valore, di grande esperienza e anche umanamente è un piacere lavorare con lui. Non mi spingo a dire che può fare il sindaco, ma potrebbe certamente avere un futuro in politica, un po’ lo spero anche se lui continua a negare e lo capisco».

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La sensazione finale però è che Sala più che pensare al suo futuro politico stia pensando al presente che ha come orizzonte i primi di marzo, quando il Senato dovrà votare il cosiddetto «Salva Milano». Ai malpancisti del Pd, il sindaco, fa capire che lui comunque c’è e ci sarà in ognuna delle partite che si andranno a giocare nel prossimo futuro. Quella del candidato sindaco e a questo punto anche quella di chi dovrà sfidare il successore di Attilio Fontana nel 2028. Tempi lunghissimi sia per l’uno che per l’altro appuntamento, ma è anche vero che a Milano e in Lombardia si è già scatenata la corsa elettorale con Lega e Fdi che ieri hanno aperto di fatto la campagna e con Forza Italia che domani lancerà il suo programma sulla sicurezza. Brucia ancora il ritardo con cui il centrodestra ha individuato nel 2021 il proprio candidato da contrapporre a Sala. Tornando al Salva Milano è vero che il disegno di legge potrebbe passare senza essere emendato grazie ai voti del centrodestra, ma sarebbe uno schiaffo politico in faccia al sindaco. «Noi chiediamo al Parlamento un’interpretazione — conclude Sala — È passato un anno. Non ho mai visto una tale indeterminatezza della politica. Esprimiamoci, qui non si decide nulla».

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16 febbraio 2025



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