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dopo 30 anni di attesa partono i cantieri


La luce in fondo al tunnel. O per meglio dire in fondo alla galleria, attraverso la quale viaggeranno le acque dell’invaso fino all’impianto di potabilizzazione e alla centrale idroelettirca. Dopo oltre 30 anni arriva la fumata bianca per la diga di Campolattaro. Ieri infatti, al termine della verifica della progettazione esecutiva, sono state consegnate alle imprese appaltatrici le prime fasi dei lavori per il completamento delle opere di derivazione della diga. Nelle prossime settimane saranno consegnati i lavori di altre fasi e lotti di esecuzione, fino all’avvio in parallelo del complesso dei lavori, suddiviso in tre lotti.

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Inoltre, sono in corso di completamento le procedure di occupazione d’urgenza di migliaia di particelle catastali, per consentire la realizzazione di «un’opera strategica – spiegano dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – che garantirà la sicurezza dell’approvvigionamento idrico a scopo idropotabile, irriguo ed energetico per un ampio territorio della Regione Campania». Il finanziamento della maxi-opera ammonta a 700 milioni di euro, di cui 540 milioni messi a disposizione dal Mit su varie fonti finanziarie nazionali ed europee (Pnrr, Fondo sviluppo e coesione e Fondo opere indifferibili). «Si avvia così, dopo decenni, il completamento della più grande infrastruttura idrica incompiuta del Paese, grazie al costante impegno del Mit – ribadiscono dal ministero – del commissario straordinario di governo (che ha in carico la realizzazione dell’intervento) e della Regione Campania, che co-finanzia l’opera e fa da stazione appaltante».

Il progetto

Un’opera mastodontica ritenuta a buona ragione di «interesse strategico» non solo per la Campania ma per l’intero Mezzogiorno e che mira a garantire l’autonomia idrica della regione. Grazie alla diga la risorsa idrica a disposizione non sarà solo quella potabile che fuoriuscirà dai rubinetti delle case, ma potrà essere utilizzata per l’irrigazione dei campi e per produrre energia elettrica. Un’eterna incompiuta che prende forma. Difatti la storia della diga di Campolattaro parte da lontano.

L’11 ottobre 1978 la delegazione speciale per la Cassa per il Mezzogiorno del Consiglio superiore dei lavori pubblici diede il via libera al progetto esecutivo, firmato dagli ingegneri Pietro Vecellio e Carlo Orioli, denominato «Progetto speciale-serbatoio sul fiume Tammaro». Il manufatto si trova ai piedi di comune di Campolattaro, dal quale prende il nome, ed è situato a 430 metri sul livello del mare; mentre il lago artificiale creato dall’invaso interessa soprattutto una rilevante fetta della piana della confinante Morcone (683 metri sul livello del mare).

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La storia

L’invaso ottenne il via libera alla costruzione l’11 dicembre 1980, ovvero dopo la deliberazione del Consiglio di amministrazione della Cassa per il Mezzogiorno per un costo complessivo in lire di 69 miliardi e 344 milioni delle vecchie lire. I lavori definitivi sono invece terminati 31 anni fa (nel 1993) e hanno permesso il deposito di circa 100 milioni di metri cubi d’acqua. Il costo complessivo fu quantificato in circa 270 miliardi di lire, di cui circa 51 miliardi per gli espropri che coinvolsero oltre 1.200 aziende dei comuni di Campolattaro e Morcone. Oggi i lavori, per lo più, riguarderanno la galleria di derivazione, lunga 7,5 chilometri e che porterà l’acqua (6.500 litri al secondo) dalla diga fino a Ponte (piccolo centro del Sannio), dove sorgerà l’impianto di potabilizzazione, con potenzialità massima di 30mila metri cubi al secondo, e l’impianto idroelettrico, che produrrà 4.943 megawattora all’anno per una potenza massima di 6.40 kilowatt.

L’acqua potabilizzata verrà poi pompata verso sia i centri dell’alto Sannio che dell’alto Fortore e immessa in uno dei due nuovi acquedotti, previsti dal piano, destinati all’uso irriguo e potabile. Gli immensi tubi che in questi mesi sono visibili in valle Telesina rappresentano dunque una vera e propria «superstrada dell’acqua», che servirà l’irrigazione dell’intera valle per poi innestarsi nell’acquedotto campano.

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Le istituzioni

«La consegna dei lavori della prima fase dell’iter di completamento della diga – sostiene il deputato azzurro e sottosegretario al Mit, Tullio Ferrante – è il mantenimento di una promessa fatta al territorio, che attende quest’opera da decenni, e testimonia al tempo stesso l’impegno di questo governo nel sostenere la realizzazione di quelle grandi opere infrastrutturali che segneranno la svolta per il nostro Mezzogiorno».

Durante la consueta diretta Facebook del venerdì è intervenuto anche il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca. «È il più grande intervento nel campo della gestione del sistema idrico che si faccia in Italia». Il governatore ricorda che si tratta di un intervento “finanziato al 50%, anche di più, dalla Regione Campania, oltre che dal ministero delle Infrastrutture. L’obiettivo è quello di rendere autonoma la nostra regione sul piano delle forniture idriche per uso potabile, agricolo e industriale». «Dobbiamo recuperare – afferma De Luca – 5mila litri di acqua al secondo e, quindi, abbiamo varato tutto un programma di oltre 3 miliardi di euro di investimenti. Ci stiamo muovendo costruendo il futuro per i nostri figli, per le generazioni che verranno. Stiamo davvero lavorando sulle cose di fondo, non sui dettagli».





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