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Le imprese rompono il salvadanaio


Gli imprenditori non vanno più in banca: per gli investimenti preferiscono “rompere il salvadanaio”. O almeno, ne è convinta la Cgia di Mestre che, in qualche modo, cambia rotta: “Forse ci siamo sbagliati – dicono dall’Ufficio studi degli artigiani – pensavamo che in questi ultimi 15 anni fossero state le banche ad aver chiuso i rubinetti del credito, anche alle aziende venete, invece pare sia avvenuto l’esatto contrario: sono gli imprenditori che hanno deciso di non rivolgersi più agli istituti di credito, risolvendo lo storico problema della mancanza di liquidità attraverso il ricorso all’autofinanziamento. Come? Apportando capitali propri (di imprenditori e soci) o di terzi (attraverso il mercato dei capitali e l’azionariato diffuso)”.

A sostegno di questa chiave di lettura la Cgia segnala la decisa diminuzione della domanda di credito avvenuta in questi anni da parte delle imprese, “poiché – spiegano – a seguito anche dei buoni risultati economici ottenuti, molte attività rimaste sul mercato hanno aumentato i risparmi e conseguentemente il loro utilizzo per far fronte alle spese correnti e agli investimenti”.

Numeri confermati anche dalla fotografia della situazione in provincia di Rovigo. In Polesine, i depositi delle imprese, nel novembre scorso, raggiungevano quota 1,7 miliardi di euro, mentre i prestiti alle aziende si fermavano a 1,8 miliardi di euro. Un sostanziale pareggio, insomma, tra credito e risparmio. E una situazione inimmaginabile soltanto qualche anno fa: nel 2011, infatti, i prestiti alle imprese toccavano i 3,7 miliardi mentre i depositi si fermavano a 800 milioni di euro complessivi. Insomma, in 13 anni i primi si sono abbondantemente dimezzati (-52,4%) mentre i secondi sono più che raddoppiati (+117,6%). E se il gap tra i due indicatori era, all’epoca, di quasi tre miliardi ora è di appena un centinaio di milioni di euro (-97%).

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 

Rovigo è la provincia del Veneto in cui i prestiti hanno subito la maggiore contrazione, ma anche quella in cui i depositi sono cresciuti, percentualmente, di meno. Un primato che si ripercuote anche su scala nazionale: per contrazione dei prestiti siamo addirittura quinti a livello nazionale, mentre per aumento dei depositi siamo 92esimi su scala nazionale.

Conto e carta difficile da pignorare

anche per aziende e pos

Prestiti A livello nazionale, i prestiti si attestavano a quota 1.013 miliardi nel 2011: si sono abbassati fino a 660 miliardi lo scorso anno. In linea la variazione in Veneto, dove il credito alle imprese è passato dai 108,9 miliardi di 14 anni fa ai 64,3 dello scorso novembre, arretrando del 40,9%. Calo più marcato, come detto, in provincia di Rovigo; segue Vicenza con una contrazione dei prestiti del 44,8% (il capoluogo berico è 27esimo su scala nazionale); Belluno (28esima) ha fatto registrare una contrazione del 44,7%; Padova (34esima) del 42,2%; Venezia (48esima) del 39,1%; Verona (53esima) del 38,2% e Treviso (54esima in Italia) del 37,7%.

Depositi Di converso, i depositi delle aziende in Veneto sono praticamente triplicati. Se in Italia i conti correnti aziendali hanno visto aumentare la cifra dai 199,9 miliardi del 2011 ai 519,8 dello scorso novembre (il 160% in più), in Veneto si è passati da 19,6 a 55,8 miliardi, con un aumento medio del 185,2%. Guida la classifica Vicenza (nona in Italia) con un nettissimo +235%, seguita da Belluno (12esima) con +225%. Appena sotto al triplo si attesta Padova (34esima in Italia) con un incremento dei depositi del 189%; quindi Treviso (37esima) con +184% e Venezia (51esima) con +171%. Prima di Rovigo, nella speciale graduatoria c’è Verona (68esima) con +158%.





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