Prof. Gerardo Marco Bencivenga
L’eco delle parole dell’insegnante intervistata a “Far West” risuona ancora, potente e dolorosa. La
sua testimonianza, che descrive una scuola dove il rispetto è merce rara e l’aggressione una realtà
tangibile, ha scatenato un dibattito acceso, spesso polarizzato tra chi invoca la “tolleranza zero” e
chi teme un ritorno a metodi autoritari.
Ma la soluzione a un problema così complesso non può essere ridotta a slogan o a soluzioni
semplicistiche. È innegabile che il problema esista. La crescente mancanza di rispetto verso i
docenti, le aggressioni verbali e fisiche, sono sintomi di un malessere profondo che attraversa la
società e si manifesta, in modo particolarmente acuto, nelle aule scolastiche.
Puntare il dito esclusivamente contro gli studenti, o invocare solo pene più severe e telecamere,
significa ignorare le radici del problema e rischiare di inasprire ulteriormente il clima.
Oltre la punizione: costruire un’alternativa.
È necessario un cambio di paradigma, un approccio che metta al centro la costruzione di un
ambiente scolastico positivo e collaborativo, piuttosto che la mera repressione. Ecco alcune
strategie chiave:
Formazione Docenti Potenziata: Non si tratta solo di didattica. I docenti hanno bisogno di
strumenti concreti per gestire le dinamiche di classe, affrontare i conflitti, comunicare efficacemente
con studenti e famiglie e riconoscere i segnali di disagio. Corsi di aggiornamento su comunicazione
non violenta, gestione della rabbia e psicologia dell’adolescenza sono fondamentali.
Supporto Psicologico Continuo: Sia per i docenti che per gli studenti. La presenza di psicologi e
counselor scolastici non deve essere un lusso, ma una risorsa stabile per affrontare il disagio,
prevenire l’escalation di comportamenti problematici e offrire uno spazio di ascolto e supporto.
Patto Educativo Scuola-Famiglia: La collaborazione tra scuola e famiglia è cruciale. Incontri
regolari, comunicazione trasparente e la definizione condivisa di regole e aspettative sono essenziali
per creare un fronte comune educativo. Le famiglie devono essere coinvolte attivamente, non solo
quando ci sono problemi, ma come partner nel percorso di crescita dei ragazzi.
Didattica Coinvolgente e Inclusiva:
• Apprendimento cooperativo: promuovere attività che incoraggino la collaborazione e il
rispetto reciproco tra gli studenti.
• Educazione Emotiva: insegnare agli studenti a riconoscere e gestire le proprie emozioni, a
sviluppare empatia e a comunicare in modo assertivo.
• Didattica Attiva: superare il modello trasmissivo per valorizzare il protagonismo degli
studenti, con lezioni interattive e compiti autentici.
Rivalutazione del Ruolo Sociale del Docente: la società deve tornare a riconoscere il valore
fondamentale degli insegnanti. Questo passa non solo per una giusta retribuzione, ma anche per una
narrazione pubblica che valorizzi il loro ruolo di educatori e guide, piuttosto che dipingerli come
“impiegati del catasto”.
Regole Chiare, conseguenze certe, ma proporzionate: è giusto che ci siano regole chiare e
conseguenze per chi le infrange. Ma queste conseguenze devono essere proporzionate all’infrazione
e avere un valore educativo, non solo punitivo. L’obiettivo non è espellere, ma recuperare e
reintegrare.
Spazi Scolastici Accoglienti: Anche l’ambiente fisico gioca un ruolo. Aule luminose, spazi comuni
ben curati e la possibilità di personalizzare gli ambienti contribuiscono a creare un clima positivo e
a far sentire gli studenti parte di una comunità.
Un Investimento sul Futuro e la Valorizzazione delle Risorse Umane
Affrontare il problema della mancanza di rispetto e della violenza nelle scuole richiede un
investimento significativo, non solo economico, ma anche di tempo, energia e impegno da parte di
tutti. Non ci sono scorciatoie o soluzioni facili. Ma se vogliamo costruire una scuola che sia davvero
un luogo di crescita, di apprendimento e di inclusione, dobbiamo avere il coraggio di guardare oltre
la superficie e affrontare le cause profonde del disagio. Questo significa anche valorizzare appieno
le risorse umane all’interno del sistema scolastico. È fondamentale riconoscere che il benessere dei
docenti è intrinsecamente legato alla qualità dell’ambiente educativo. Un insegnante sereno,
supportato e valorizzato è un insegnante più efficace. In quest’ottica, è cruciale affrontare anche la
questione della mobilità intercompartimentale per il personale docente. Attualmente, per un
insegnante che, a causa di stress, burnout o altre problematiche, non si senta più in grado di
sostenere il carico emotivo e relazionale della didattica, l’unica alternativa spesso prospettata è
l’inabilità, con conseguente passaggio al ruolo di personale ATA. Questa non può essere l’unica
soluzione. È necessario aprire un dibattito serio sulla possibilità di una mobilità
intercompartimentale più flessibile, che consenta ai docenti, in determinate circostanze e con
adeguati percorsi di riqualificazione, di transitare ad altri ruoli all’interno della pubblica
amministrazione, valorizzando le competenze acquisite e offrendo una reale alternativa
professionale. Questo non solo tutelerebbe la salute e il benessere dei docenti, ma permetterebbe
anche di non disperdere un patrimonio di esperienze e conoscenze preziose per il sistema educativo
nel suo complesso. Solo così, affrontando il problema in modo olistico e mettendo al centro il
benessere di studenti e docenti, potremo restituire dignità al ruolo degli insegnanti, offrire ai nostri
ragazzi un futuro migliore e costruire una scuola che sia davvero all’altezza delle sfide del XXI
secolo.
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