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L’avventurosa storia della Santa Caterina di Raffaello, ‘sorella’ della Maddalena venduta all’asta per 3 milioni 


di MARIA DESSOLE
Autoritratto di Raffaello Sanzio, 1506,  Galleria degli Uffizi, Firenze

Nel 1502 il famigerato Cesare Borgia rapì Elisabetta, figlia del duca Guidobaldo da Montefeltro, chiedendo un ingente riscatto per la liberazione della donna. Come ringraziamento per essere sopravvissuta al quel sequestro, un anno dopo Elisabetta commissionò al pittore urbinate Raffaello Sanzio un piccolo altare portatile con le ante laterali richiudibili. 

L’opera, destinata al convento di Santa Chiara a Urbino, era formata da tre tavolette di legno. Su quella centrale il divin pittore raffigurò una Vergine con bambino, oggi perduta, mentre sulle ante gemelle rappresentò sulla destra Santa Caterina di Alessandria, oggi conservata a Palazzo Ducale, e sulla sinistra Maria Maddalena in preghiera.  

E proprio questa Maria Maddalena, separata dalle altre due da più di un secolo, è stata venduta nei giorni scorsi a New York dalla casa d’aste Sotheby’s per oltre 3 milioni di dollari. L’ultima volta era stata battuta all’asta nel 2000 per meno di un quinto dell’attuale valore, circa 600 mila dollari. La tavoletta è resa ancora più speciale dalla presenza di impronte digitali sul retro, forse lasciate dal giovane Raffaello mentre lo dipingeva in modo che ricordasse marmi policromi. 

A sinistra la Maria Maddalena in preghiera, a destra Santa Caterina d’Alessandria

Rimanendo realisti, dice al Ducato la professoressa Bonita Cleri, del dipartimento di scienze pure e applicate di Urbino, “non è così fuori dal mondo che il pittore possa lasciare delle impronte sulla sua opera. È chiaro che naturalmente pensare di aver identificato proprio l’impronta di Raffaello incuriosisce, ma a ben pensarci chi lo dice che sono di Raffaello? Può essere stato uno della bottega o qualcun altro, non possiamo esserne certi”. Cleri aggiunge: “Raffaello è un cult. Il fatto che siano state trovate delle impronte che potrebbero essere sue fa notizia”. 

Il retro della tavoletta su cui è raffigurata Santa Caterina d’Alessandria in una delle sale di Palazzo Ducale

Le tavolette prendono due strade diverse: una va a oriente e l’altra verso occidente 

Alessandro Contini Bonacossi

Se la tavoletta newyorkese può vantare di essere passata da illustri collezioni, ha fatto parte della collezione Alana dei coniugi Alvaro Saieh e Ana Guzmán, è quella urbinate ad aver vissuto un’avventura, iniziata con la morte del collezionista e mercante d’arte Alessandro Contini Bonacossi. 

Nato ad Ancona, Contini Bonacossi fu un amante della scultura e della pittura con la grande fortuna di avere nella sua cerchia di amici Roberto Longhi, uno dei più famosi storici dell’arte italiani. Fu Longhi ad attribuire le due ante laterali dell’altare portatile, già all’epoca divise, alla mano di un giovane Raffaello. 

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Nel 1955, quando il mercante d’arte morì, le due tavolette furono vendute separatamente: una attraversò l’oceano atlantico per finire a New York, l’altra dopo vari passaggi fu comprata dal dittatore delle Filippine Ferdinand Marcos, che nella sua residenza presidenziale aveva accumulato dipinti famosi provenienti da tutto il mondo. 

E così la Santa Caterina d’Alessandria sempre vestita di rosso e d’oro e in piedi sopra la ruota con cui fu uccisa, rimase nelle Filippine fino al 1991, quando morto Marcos, sua moglie Imelda dovette vendere all’asta l’immenso patrimonio, tra cui rientrava la tavoletta.

Il dittatore delle Filippine Marcos con la moglie Imelda e la famiglia

Fu lo Stato italiano ad acquistarla, affinché entrasse nella collezione della Galleria nazionale delle Marche. Oggi si trova esposta in una delle sale di Palazzo Ducale accanto all’unica altra opera di Raffaello presente a Urbino, la Muta

È un evento quando un quadro di Raffaello Sanzio cambia proprietario. Le opere del pittore nato a Urbino sono state vendute principalmente tra 1800 e 1900 ad importanti gallerie spagnole, tedesche, inglesi e italiane, sottolinea la professoressa Cleri. Le due sante di Raffaello, quella urbinate e quella newyorkese, difficilmente si ricongiungeranno, a meno di una trasferta oltre oceano per la Santa Caterina, o una gita urbinate per la Maria Maddalena.

La sala di Palazzo Ducale in cui è esposta la Santa Caterina d’Alessandria





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