Quando Franco Vespe la smetterà di seguire la Cometa di Halley( una stella, uno scienziato) e imparerà a non dare per scontato anglicismi di nicchia, per addetti ai lavori, e a mettere in fila pochi e chiari concetti e allora potrà punzecchiare maggiormente( onorando a pieno il suo cognome) tanta gente adagiata sul divano ad attendere che le cose cambino. E così, concretezza per concretezza, Vespe parte dall’analisi dei giorni scorsi fatta dall’ex parlamentare dc Vincenzo Viti e dall’architetto Lorenzo Rota https://giornalemio.it/politica/buona-politica-per-matera-ce-un-manifesto-chi-lo-sottoscrive/, per confutare l’impostazione da pensiero unico sui flussi turistici, che non può essere ancorata a vecchie impostazione. Così Nerd (acronimo di Northern Eletric Research and Development Northern Eletric Research and Development) citiamo la popolare enciclopedia on line wikipedia ,è “ un termine della lingua inglese americana con cui viene definito chi ha una certa passione per la tecnologia, videogiochi, fumetti (e altre passioni) erroneamente stereotipato come individuo solitario e con una ridotta propensione alla socializzazione. Il termine è nato come dispregiativo (secchione), ma in seguito è stato reclamato in alcuni ambiti per definire una sorta di orgoglio e di identità di gruppo’’. Bene e Vespe mette, ma senza citarla, la mano nella piaga: l’assenza di un piano strategico gestito da professionalità che se ne occupano a tempo pieno, in grado di capire dove va e cosa vuole il mercato delle vacanze. Così Comune, la gran mole degli operatori girano a vuoto su tavoli improvvisati che lasciano il tempo che trovano, salvo a lamentarsi che c’è il calo di presenze e arrivi. Fa bene Vespe a citare l’offerta alternativa, che va oltre i rioni Sassi e il Piano, facendo riferimento a spazio, nuove tecnologie e a quanto c’è intorno : dalle aree interne al Metapontino. Ma per farlo occorre cultura d’impresa. Ed è quello che manca. Lo vediamo con il bando eventi da autoconsumo, che serve a turisti di passaggio, e che necessita di una direzione artistica degna di tal nome. Quanto alle osservazioni sui limiti dell’Università di Basilicata condividiamo appieno l’inutilità della facoltà di medicina a numero chiuso, attivata in quel di Potenza. E’ finanziata con 5 milioni di euro l’anno per il prossimo dodicennio, come da convenzione tra Unibas e Regione Basilicata. Il campanile non c’entra. Ma si doveva investire su altro, potenziando quello che abbiamo tra archeologia, beni culturali, ambiente, difesa del suolo, ricerca. Paradossalmente avremmo preferito l’istituzione di una facoltà di veterinaria, legata alle vocazioni agrozootecniche e ambientali della Basilicata. Franco, riparti da qui.
LE RIFLESSIONI DI FRANCO VESPE
Sono già trascorse un paio di settimane da quando Vincenzo Viti e Lorenzo Rota hanno presentato un Manifesto per la buona politica ad una platea piena di ”volpi argentate” (c’ero anche io si intende fra di essi!). Un’azione lodevole per rilanciare il dibattito politico nella nostra città in vista delle prossime elezioni comunali di Matera. Esaustive e sistematiche sono state le suggestioni programmatiche del manifesto illustrate minuziosamente dall’ottimo Lorenzo. E’ chiaro che le tesi non pretendevano di essere assolutamente esaustive e definitive, ma qualche impostazione di fondo necessita di essere corretta. Una cosa che da sempre non condivido è questo “accanirsi” contro i turisti culturali “NERD” che vengono posti in stridente contrapposizione ai turisti caciaroni di massa. Ma perché i turisti “NERD” devono preferire esclusivamente faticose visite a monumenti, chiese, ruderi storici, musei, magari grondandi di sudore dalle ascelle, con i piedi tormentati da chilometri di strada percorsi spesso sotto un’accecante canicola estiva e, rifuggire sdegnosi, dalla frescura che i bagni in mare azzurro e la brezza marina o, di contro accecanti piste da sci, possono donare? Fuor d’ironia, ma veramente ancora si pensa che esistono due categorie distinte separati nettamente fra il turismo culturale d’elite ed il turismo di massa? Possibile che ci sono architetti ed i DeRuggeriani della Scaletta fermi ancora ad una concezione ottocentesca di turismo elitario Stendhaliano ? Liberarsi da questo pregiudizio ottocentesco non è cosa da poco perché può aiutare Matera a cambiare prospettiva e strategie turistico-culturali. Al contrario il turismo culturale deve essere considerato semplicemente come un sotto-insieme, fra l’altro sempre più cospicuo, di quello di massa. Lo dimostra il fatto che a Venezia, e presto anche a Matera, ci sia ormai un “sold-out” per il troppo carico turistico tanto da iniziare a creare problemi di compatibilità urbanistica, di decoro e di ordine pubblico. Perché a chi piace il mare o la montagna, non debba piacere anche visitare città d’arte? Pensare a sinergie ed a forme d’integrazione fra di esse è indispensabile. Se è così Matera dovrà necessariamente coordinarsi con il metapontino perché il turismo di massa possa gravitare su quelle coste e permettere a quel suo cospicuo sotto-insieme di visitare la nostra città come altre attrazioni culturali ed artistiche presenti nella nostra regione. Far cadere il pregiudizio Stendhaliano della separazione netta fra turismo culturale e di massa, rende imprescindibile il raccordo fra Matera e la sua costa ionica per promuoverne una sua ordinata decongestione.
Un secondo vulnus, forse molto più grave, riguarda l’aver totalmente ignorato l’elefante atterrato nella nostra città da almeno 40 anni che ha portato fino ad ora occupazione di qualità nel campo aerospaziale e delle alte tecnologie. Un polo in termini di occupazione, secondo solo alla Fiat di Melfi in regione. Ancora una volta se ne ignorano gli impatti e le prospettive che potenzialmente si potrebbero aprire grazie al Centro Spaziale alle porte di Matera (ormai più di duecento occupati senza contare l’indotto). Centri come il nostro, giusto per capirsi, hanno fatto la fortuna per esempio della Silicon Valley californiana grazie alla NASA, o del polo tecnologico aerospaziale di Tolosa, grazie all’Agenzia Spaziale Francese (CNES, 2000 occupati). Per non parlare di ciò che sta accadendo a Bangalore in India, dove università con l’Agenzia Spaziale indiana (ISRO) ha creato un humus favorevole (soprattutto patrimonio umano!) per investimenti di grandi multinazionali nell’hi-tech. Fino a poco tempo fa la nostra città poteva ben poco su questi avamposti scientifico-tecnologici le cui sorti dipendevano dalla regione come il caso della ex Agrobios, ora ARPAB, o nazionale come ENEA e ASI.
Oggi invece Matera ha uno strumento straordinario come la Casa delle Tecnologie Emergenti (CTE) che può diventare una opportunità per l’amministrazione di concorrere ad imbastire strategie di sviluppo e di innovazione tecnologica. E’ un lascito questo della scorsa amministrazione a 5 Stelle. Sarebbe disonesto intellettualmente far cadere nell’oblio i suoi (pochi) meriti. Ma torniamo alla CTE. Già è diventata un riferimento per calamitare interesse di importanti enti di ricerca come il CNR, l’INRIM di Torino, la stessa ASI in settori nevralgici riguardanti l’utilizzo delle tecnologie emergenti, quali Blockchain, Intelligenza Artificiale (AI), Internet delle cose (IoT) o la comunicazione quantistica. E che dire delle competenze sviluppate sul nostro territorio per cogliere le sfide e le opportunità della space economy. Per un approfondimento consultare il podcast: https://www.clusterlucanoaerospazio.it/sky-line/
messo in rete del Cluster Aerospazio Regionale. Quello di cui c’è tanto bisogno è creare quel circolo virtuoso fra formazione universitaria, ricerca, sviluppo tecnologico e trasferimento alle imprese che ha fatto la fortuna dei poli già menzionati. Un circolo virtuoso che può rendere ancor più affascinante la nostra città ed attrarre patrimonio umano.
L’anello debole è l’UNIBAS che ancora stenta a capire che essa per decollare ha bisogno di piantare le radici nella nostra città e non viceversa. Una università che non serve ai materani per laurearsi in “pantofole”, come pensa di fare la facoltà di Medicina potentina, ma che sia parte integrante e propulsivo di quel distretto virtuoso capace di attrarre ed affascinare patrimonio umano. Il problema vero non è la fuga dei cervelli nostrani ma che il bilancio fra chi viene e chi va via torni ad essere favorevole! I nostri giovani devono poter rincorrere i loro sogni. Ma la nostra terra continua a non essere un paese per giovani. Quella platea di volpi grigie ahimè sta a dimostrarlo!
16 Febbraio 2025 Francesco Vespe
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link