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A Napoli apre la Casa Museo di Roberto Murolo


di
Carmine Aymone

L’appartamento è al Vomero, nel palazzo della Funicolare Centrale di piazza Fuga, al piano ammezzato. La famiglia ci ha vissuto dal 1930. Protagonisti mobili e suppellettili d’epoca, a partire dal famoso divano

Apre alla città Mu, la Casa Museo Murolo, un’opportunità per avvicinarsi alla memoria del maestro, ammirando i suoi oggetti personali, conoscendo le sue abitudini quotidiane, scoprendo l’uomo di casa, protagonista e testimone di un secolo di incontri e d’arte. A inaugurare il Mu ieri il sindaco Gaetano Manfredi con la Fondazione Roberto Murolo, presieduta da Mario Coppeto, sotto l’egida di Renzo Arbore. Indirizzo, via Cimarosa 25. Un luogo per legare saldamente la memoria di Roberto Murolo alla sua amata terra d’origine, ma anche per rendere questo indirizzo fruibile attraverso visite guidate, attività di formazione, studio e consultazione.

«La Casa Museo è un riconoscimento a un grande artista», ha affermato il sindaco, Gaetano Manfredi. «Roberto Murolo è stato uno dei più grandi interpreti di un patrimonio straordinario, il più creativo d’Italia». «Quest’apertura – ha sottolineato Teresa Armato, assessore comunale al Turismo – è un passo importante nella promozione della nostra identità culturale e musicale. Offriremo un’esperienza immersiva al di là delle tradizionali mete turistiche».




















































A Napoli apre la Casa Museo di Roberto Murolo

Ieri all’apertura c’erano anche tanti artisti che, chi più chi meno, hanno fatto parte della vita del maestro: Enzo Gragnaniello, Mario Maglione, Gianni Lamagna, Lino Vairetti, Mauro Gioia, Maurizio de Giovanni, Gino Rivieccio, Pino Di Maio, Marco Francini.

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A Napoli apre la Casa Museo di Roberto Murolo

«Questa non vuole essere la “Casa” della canzone napoletana – ha detto Coppeto – ma la “Casa” d’autore dei Murolo. Con una storia lunga 100 anni, perché la famiglia Murolo si è trasferita qui nel 1930, a disposizione della comunità».

A Napoli apre la Casa Museo di Roberto Murolo

Il palazzo, parte integrante del complesso edilizio della Funicolare Centrale di piazza Fuga, fu costruito nel 1928. Visitare la casa, attraversare le sue stanze, percorrere il corridoio, sentirne il profumo, osservarne gli oggetti, significa compiere un viaggio nella vita di Roberto Murolo e nella storia dell’arte partenopea: i 160 metri quadrati, al piano ammezzato dell’edificio, mostrano tutto il ritratto dell’artista nella sua veste più intima e privata di uomo legato alla sua città. Entrarvi è un viaggio nel tempo, perché tutto è rimasto com’era. Le stanze di cui sono state salvaguardate conformazione, tinta e decorazioni, ancora arredate con l’antico mobilio ottocentesco e le suppellettili dell’epoca, hanno accolto nell’arco di un secolo, personaggi della cultura napoletana e non: da Salvatore Di Giacomo ai fratelli De Filippo, da Libero Bovio a Totò, da Raffaele Viviani a Roberto Bracco, da Francesco Paolo Tosti ad Ernesto Tagliaferri fino a Fabrizio De André, Mia Martini e Renzo Arbore.

L’appartamento è pieno di oggetti personali, opere d’arte e ricordi, tra cui fanno bella mostra nella prima stanza, il divano e le due poltroncine, di marrone scuro, sui cui si è accomodata «la storia delle regine della musica napoletana – come ha detto Coppeto – ovvero la poesia, la melodia e la canzone». Su questo trittico, già presente nella casa Murolo della Riviera di Chiaia 233 dove nacque Roberto, si sono seduti i grandi editori, pensatori, poeti, musicisti, artisti, letterati che negli anni, hanno dato vita a un ideale «cenacolo», caratterizzato da discussioni e progetti artistici. Sulla parete di fronte c’è una vecchia foto di Eduardo De Filippo con una sua dedica fraterna a papà Ernesto, che negli anni ha alimentato l’ipotesi che anche Murolo senior fosse un figlio illegittimo di Eduardo Scarpetta e quindi fratellastro di Eduardo, Peppino e Titina.

C’è un altro aspetto che cattura l’attenzione dei visitatori: gli oggetti più semplici, quelli della vita quotidiana che custodiscono un fascino straordinario e rivelano l’uomo dietro le quinte. Al centro in un’altra stanza un tavolo di legno scuro su cui giocavano a scopone e a tressette. Il piccolo Roberto assisteva alle partite di papà e ricordava Libero Bovio, per lui un gigante, che si arrabbiava quando andava male una giocata. Tutt’intorno i quadri di suo fratello Massimo, radio d’epoca, grammofoni, manoscritti, lettere e foto autografe, dischi a 78 giri, incisioni e provini inediti, premi e riconoscimenti attestati da circa duecento targhe, medaglie, coppe, pergamene. Tra questi ultimi spiccano l’onorificenza di Grande Ufficiale della Corona d’Italia conferita a Ernesto Murolo da Vittorio Emanuele III; il Cavalierato di Gran Croce e il titolo di Grande Ufficiale della Repubblica Italiana conferiti a Roberto Murolo rispettivamente dai Presidenti Carlo Azeglio Ciampi e Oscar Luigi Scalfaro. Infine, il Premio alla carriera conferitogli con un collegamento in mondovisione da casa Murolo, al Festival di Sanremo 2002. La casa ha una struttura circolare, proprio come le canzoni, con l’ultima stanza (prima di ritornare all’uscita attraverso un corridoio), la sua camera da letto che conserva ancora abiti, cravatte e le sue chitarre tra cui la celebre Guadagnini, strumento del 1838 che per anni ha accompagnato la sua voce, tanto ambita da Roberto, regalatagli dal proprietario della Durium per intercessione del direttore della Ricordi di Milano. «Siamo soddisfatti dell’apertura del museo Murolo. Napoli Città della Musica – chiosa il delegato del sindaco per l’industria dello spettacolo e dell’audiovisivo Ferdinando Tozzi – è anche questo, tenere viva la memoria a beneficio delle giovani generazioni».

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18 febbraio 2025



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