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Rimini, il mercato di birre e drink senza alcol e chi li produce: «I più giovani li preferiscono, consumi in crescita»


di
Enea Conti

In fiera nei giorni di Beer&Food Attraction: «Il giro d’affari e il consumo di bottiglie e pinte «alcol free» o «low alcol» è in ascesa costante»

Birra senz’alcol e drink «low alcohol». Eccole le nuove frontiere del beverage, i cui stati generali si sono riuniti da domenica 16 a martedì 18 febbraio nei padiglioni della Fiera di Rimini per «Beer&Food Attraction» uno dei più grandi saloni europei e globali dedicati al settore. 

Per quel che riguarda la birra «il mercato di riferimento – si legge nel report di Assobirra – rappresenta un pilastro significativo dell’economia italiana, con una produzione che supera i 2,5 miliardi di euro e investimenti annui superiori ai 100 milioni di euro. 




















































Questo sviluppo è stato trainato dall’affermazione dei brand italiani, frutto della collaborazione tra grandi e piccoli produttori». Nell’ambito di questo giro d’affari il consumo di bottiglie e pinte «alcol free» o «low alcol» rappresenta ancora una percentuale bassa (1,86 %) ma in ascesa costante. 

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E la stretta introdotta sul governo sul consumo di alcol per chi guida ha avuto un ruolo assai marginale su questa crescita, perlomeno a sentire il parere dei produttori presenti al salone.

Le preferenze

Per comprendere le culture del consumo vale la pena fare riferimento ad una suddivisione per fasce d’età. Si scopre che le birre alcool free sono consumate in via trasversale da gran parte delle generazioni dei consumatori. 

Il 31% dei Millennials, il 36% dei consumatori della Generazione X (i nati prima degli anni Ottanta) e della Generazione Z la consuma e la considera in gran parte come un’alternativa alla birra tradizionale. I dati sono sempre di Assobirra, riferiti al 2023, gli ultimi ufficiali disponibili: ad approfondirli si scopre che l’indice di gradimento vero e proprio sale e di molto tra i giovani della Gen Z(i nati tra il 1995 e il 2005)

Tra di loro il 52% di chi la consuma non considera la birra analcolica una alternativa ma una vera e propria preferenza. Sotto questo profilo la tendenza riguarda più in generale il mercato del beverage. «Le richieste del mercato – spiega Andrea Fanti, brand manager di Doumix, azienda del settore mixology (bere miscelato) – indicano che i più giovani guardano al consumo di bevande “low alcohol” o “alcohol free” soprattutto per motivi di salute».

Le tecnologie

Corimpex, azienda friulana che realizza e commercializza biotecnologie per l’enologia, il settore brassicolo, food & beverage e agricoltura, è impegnata nello sviluppo di tecnologie legate allo sviluppo del settore «low alcohol». 

«Il trend di birra analcolica e più in generale del beverage è in crescita da anni. La birra si presta molto ad una variante analcolica, difficile da immaginare per il vino, per ovvi motivi. Molti clienti chiedono ai birrifici di avere birre analcoliche. Di rimando i birrifici si rivolgono a noi per sviluppare tecnologie adatte – spiega il referente della divisione birra Manfredi Guglielmotti – noi siamo fornitori e cerchiamo di fornire risposte concrete. Uno dei problemi principali è la stabilizzazione della birra analcolica: l’alcol è uno stabilizzante naturale e la birra analcolica è per definizione meno stabile.

I costi di queste produzioni

«Noi proponiamo, tramite il nostro partner Lanxess, una sostanza estratta da un fungo al 100% naturale che è in grado di garantire la stabilità microbiologica». Ci si potrebbe chiedere se la produzione di birra analcolica possa avere un peso sui costi. La risposta non è così scontata. «In teoria sono più bassi. Per esempio generalmente si impiega meno orzo perché il grado zuccherino del costo di partenza è inferiore». 

Ma bisogna considerare anche altri aspetti. «Parliamo di un prodotto più tecnico realizzato con un tipo particolare di lieviti ed altri prodotti complementari. Queste materie prime hanno un costo maggiore, quindi diciamo che, in sintesi, i costi non diminuiscono ma non aumentano, ma dipende molto dalle tecnologie utilizzate».

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Lo spritz «low alcol»

Doumix, azienda del Gruppo Casa Optima che produce bevande miscelate è nata nel 2022 e ha lanciato i suoi prodotti nel mercato contemporaneo. A Rimini ha promosso il suo «Fruit Spritz» low alcol e sembra funzionare. Ne parla ancora il brand manager Andrea Fanti. «Da due tre anni in Italia è in atto un incremento della ricerca soprattutto da parte dei giovani di bevande poco alcooliche o non alcooliche. È una tendenza che all’estero è già più sviluppata e che ora è tangibile anche nel nostro Paese. 

Il nuovo codice della strada ha accelerato da certi punti di vista questa tendenza che però, ripeto è marcata da qualche anno». E non è l’unica tendenza a farsi strada tra le culture del consumo complice lo stato generale dell’economia che da qualche tempo sorride poco ai consumatori. «Nei locali – spiega Fanti – l’impressione è che si beva molto di meno dopo cena e molto di più durante la cena, mentre qualche anno fa i consumi erano spalmati tra aperitivo, cena e dopo cena».  

18 febbraio 2025 ( modifica il 18 febbraio 2025 | 10:33)

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