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Toscana – L’Angolo Rosso: nel sud globale il 90% della forza lavoro e solo il 21% del reddito


Nella puntata dell’Angolo Rosso, la trasmissione quindicinale su lavoro, credito e risparmio curata da FISAC CGIL, si è affrontato un tema centrale e attuale: quello delle disuguaglianze nel mondo del lavoro, sia a livello globale che nazionale. Gli ospiti in studio sono stati Annamaria Romano, della segreteria CGIL Toscana, e Mikhail Maslennikov, analista di policy per Oxfam Italia.

Disuguaglianze e Dignità del Lavoro: Il Rapporto Oxfam e le Proposte della CGIL

Le disuguaglianze economiche e sociali rappresentano oggi una delle sfide più urgenti, sia a livello globale che nazionale. Il recente rapporto di Oxfam offre una fotografia nitida e allarmante: il sistema economico internazionale continua a premiare in modo sproporzionato i più ricchi, mentre milioni di lavoratrici e lavoratori rimangono intrappolati in una condizione di precarietà e sfruttamento.

Secondo l’analisi di Oxfam, il cosiddetto Sud globale, che contribuisce per il 90% alla forza lavoro mondiale, riceve appena il 21% del reddito da lavoro complessivo. Le differenze salariali sono drammatiche: a parità di competenze e qualifiche, i lavoratori del Sud percepiscono retribuzioni inferiori tra l’87% e il 95% rispetto ai colleghi del Nord del mondo. A questo squilibrio si aggiunge la piaga del lavoro non retribuito: nel solo 2021, nei Paesi del Sud, si stima che siano state lavorate 826 miliardi di ore senza alcun compenso, per un valore economico di circa 16.900 miliardi di euro.

Ma il fenomeno delle disuguaglianze non riguarda soltanto i Paesi in via di sviluppo. Anche l’Italia registra un preoccupante aumento del divario retributivo. Le disuguaglianze salariali nel nostro Paese risultano più accentuate rispetto a quelle di Francia e Germania, e negli ultimi trent’anni questa forbice si è progressivamente allargata. La causa principale risiede nelle politiche del lavoro che hanno favorito la flessibilità contrattuale e le esternalizzazioni, aumentando la precarietà e riducendo le garanzie per i lavoratori.

Di fronte a questo scenario, la CGIL rilancia con forza la necessità di restituire centralità alla dignità del lavoro. La segretaria della CGIL Toscana, Annamaria Romano, sottolinea come oggi chiedere un salario dignitoso sembri quasi un atto provocatorio, in un sistema economico che privilegia esclusivamente il profitto, spesso di natura speculativa e a breve termine. Eppure, la dignità del lavoro deve tornare ad essere il perno di una società giusta e solidale.

Per questo la CGIL ha promosso cinque referendum abrogativi, con l’obiettivo di contrastare la precarietà e rafforzare i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori. Quattro di questi riguardano il mondo del lavoro: dalla lotta al lavoro precario e al cosiddetto “job act”, alle tutele per la sicurezza sul lavoro e la responsabilità delle imprese lungo la catena dei subappalti. Il quinto quesito, altrettanto significativo, riguarda il tema della cittadinanza.

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Il voto su questi referendum viene indicato come uno strumento di partecipazione diretta, capace di restituire voce ai cittadini e di rappresentare, secondo le parole di Romano, un vero e proprio atto rivoluzionario in un momento storico in cui il diritto di parola e di rappresentanza dei lavoratori rischia di essere ridimensionato.

Alla radice di queste disuguaglianze, come evidenzia Mikhail Maslennikov, analista di policy di Oxfam Italia, vi è anche un cambiamento del clima politico e sociale. La precarizzazione economica e la marginalizzazione culturale di ampie fasce della popolazione stanno alimentando un senso di rabbia e di frustrazione che, in molti casi, si traduce nell’ascesa di forze politiche identitarie e nazionaliste, più concentrate nel creare divisioni che nel risolvere le reali cause della povertà e delle disuguaglianze.

Tuttavia, le soluzioni esistono e richiedono un impegno coordinato su più fronti. Oxfam individua due tipi di intervento prioritari. Da un lato, le cosiddette politiche “pre-distributive”: investimenti nell’istruzione e nella formazione, contrasto alla dispersione scolastica, rafforzamento della concorrenza per evitare la concentrazione di monopoli, politiche industriali orientate alla creazione di buona occupazione e non basate sui bassi salari. Dall’altro lato, politiche redistributive più efficaci, con una maggiore progressività del sistema fiscale e un welfare universale capace di supportare chi si trova in difficoltà.

La battaglia contro le disuguaglianze passa dunque per il riconoscimento della centralità del lavoro, della sua dignità e del suo valore sociale. La partecipazione ai referendum proposti dalla CGIL si inserisce in questo percorso, offrendo ai cittadini uno strumento concreto per difendere i diritti e costruire una società più equa e solidale.





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