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La valle delle cassette del vino 300 imprese leader del legno


C’è un pezzo dell’industria delle aree interne della Campania che… vende ghiaccio agli eschimesi. Fuor di metafora, la storia del cambio di paradigma del Sud e della regione in particolare racconta di un notevole talento manifatturiero nel settore del legno sviluppato in Valle Caudina, tra le province di Avellino e Benevento. Una manifattura radicata su oltre 300 imprese fra le quali spicca una filiera di falegnameria che piazza i suoi prodotti persino in Trentino e in Valle d’Aosta, ovvero nelle provincie italiane più famose per la lavorazione del legno e la carpenteria.

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Qualche esempio? Le cassettine in legno che custodiscono le bottiglie più costose (fino a 150 euro l’una) di Ferrari, la famosa cantina trentina da anni eccellenza del made in Italy agroalimentare, sono fatte a Cervinara, in Irpinia, dalla Re Legno di un giovane imprenditore caudino, Maurizio Romano. Per dare l’idea, l’azienda ha battuto la concorrenza su cassettine di alta qualità, ebanizzate e con tanto di specchio interno. Dall’altra parte delle Alpi, invece, nel paesino di Sarre, a due passi da Aosta, è Made in Campania una splendida villa in legno tirata su dalla Woodplanner Bioedilizia di Felice Falco, altro imprenditore caudino con sedi a Montesarchio e Cervinara. E non finisce qui. Tra Montesarchio e Airola, lungo l’Appia, alcune falegnamerie industriali lavorano per monumenti come la Reggia di Caserta o il Palazzo Reale di Milano. Dotate di moderne macchine a controllo numerico, le falegnamerie Napolitano e Perrotta stanno restaurando migliaia di splendidi serramenti in legno dei due edifici. Per non parlare delle Bobine Romano, sempre a Cervinara, guidata da Luigi Romano, una delle cinque aziende italiane specializzate nella produzione di grandi bobine di legno per i cavi (primo cliente la multinazionale Prysmian).

«Napoli modello da seguire per la crescita economica»

«La nostra filiera del legno ha fatto passi da gigante» gongola Maurizio Romano nel suo ufficio al primo piano di uno dei due stabilimenti dell’azienda. «Produciamo quasi 400mila cassettine di legno l’anno essenzialmente per vino e olio. Lavoriamo per i principali player vitivinicoli italiani e siamo la seconda azienda italiana del settore». Forte l’investimento nell’innovazione, i robot sono da tempo di casa a Cervinara, uno è antropomorfo e si muove su 5 assi. Eseguono le lavorazioni più pesanti spostando tonnellate di legname proveniente dalla Bulgaria o dall’Indonesia mentre la settantina di dipendenti è impegnata soprattutto nelle lavorazioni a più alto valore aggiunto. Il tutto sotto lo sguardo vigile di un’ingegnera 35enne, Rosalba Del Monaco: è lei ad occuparsi della parte produttiva.

La bioedilizia

Più piccola ma molto dinamica, la Woodplanner occupa una dozzina di dipendenti e ormai opera in tutt’Italia con i suoi moduli prefabbricati e le altre strutture in legno. «Quando arriviamo nei cantieri del Nord ci guardano ancora con meraviglia e ci punzecchiano – risponde Felice Falco -. Poi però notano la nostra organizzazione e quando il lavoro sta per finire affronto gli ingegneri trentini o valdostani, gli offro un buon caffè, e gli mollo qualche “pacchero” virtuale». A Montesarchio, nella falegnameria industriale della famiglia Napolitano, pezzi delle centinaia di finestroni delle infinite stanze della Reggia di Caserta giacciono ai fianchi dei macchinari che ne intagliano i profili mentre le esperte mani degli operatori completano le rifiniture. «Ci hanno affidato – assicura Mario Napolitano – una missione di grande fascino: credo sia una specie di bollino blu della capacità manifatturiera dell’intera Valle Caudina».

Parole riecheggiate da Aniello Perrotta, titolare dell’omonima falegnameria a due passi da Airola, una decina di dipendenti. «La soddisfazione di lavorare per il Palazzo Reale di Milano è impagabile per una piccola impresa come la nostra», dice. Già, piccola ma bisognosa di personale perché a frenare il dinamismo del comparto del legno caudino è la mancanza di tecnici specializzati soprattutto nella gestione delle macchine computerizzate. Una carenza parzialmente colmata dal prossimo arrivo di giovani tecnici dell’ITS meccatronico Bruno aperto in Valle Caudina nel 2024. Ma c’è anche bisogno di altro: «Servirebbe come il pane un centro logistico per far arrivare i container di materia prima via treno», spiega Romano. Sullo sfondo della sua fabbrica si staglia un’immensa foresta di castagni e faggi che copre le montagne del Partenio. Enormi quantità di legno non coltivato e dunque di ricchezza e di posti di lavoro buttati via, pur in presenza di una industria di trasformazione di qualità.





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