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Micam, assist di Acquaroli e Sabatini ai calzaturieri: più risorse per il bando fiere. Vogliamo la decontribuzione


di Raffaele Vitali

MILANO – “Le scarpe di Marche,  ma anche le scarpe delle Marche, perché noi facciamo camminare il mondo” esordisce Fabrizio Luciani, presidente di Confindustria Fermo. “Si respira ottimismo in questo Micam, speriamo che il trend sia quello giusto e che le sofferenze siano alleviate, ma la realtà non possiamo negarla. E dalla politica cerchiamo soluzioni” ribadisce dando il via all’incontro con il governatore Francesco Acquaroli e la presidente di Assocalzaturifici, Giovanna Ceolini.

Non è voluto mancare Gino Sabatini, numero uno della Camera Marche: “Parliamo di un distretto tra i più importanti al mondo, per questo le dinamiche internazionali impattano. L’affluenza iniziale è importante, sono tornati clienti che i conflitti hanno allontanato per troppo tempo”. Promette supporti, insieme con la Regione: “Stiamo lavorando sui voucher richiesti per la partecipazione alle fiere, cercheremo di coprire tutte le richieste, nella nostra regione il 92% del settore è formato da piccole e medie imprese, chi lavora con il proprio marchio, chi per i brand, nessuna va lasciata sola”.

Quel ‘stiamo lavorando’ diventa un ‘non ci sono dubbi’ quando interviene Acquaroli: “Copriamo tutte le imprese rimaste escluse dal bando 2023, abbiamo stanziato le risorse necessarie, mancano 100mila euro ma è solo una questione contabile”. Più complesso è il discorso 2024, “dove per coprire tutte le richieste tra primo e secondo semestre, serve circa un milione di euro che Regione Camera di Commercio cercheranno di trovare insieme” chiarisce la Regione.

Input arrivano dai due presidenti di Confindustria calzature di Fermo e Macerata, Valentino Fenni e Matteo Piervincenzi: “Tutti soffriamo, il quadro internazionale complesso e le abitudini di acquisto che cambiano. Non è facile mantenere gli standard a cui siamo abituati. Ogni azienda occupa in media tra 10 e 15 aziende, l’obiettivo di ogni imprenditore è mantenere l’occupazione. La cassa integrazione è quadruplicata, le ore sono terminate, un conto è essere resilienti, un conto è fare miracoli. Quindi servono supporti”.

Ascoltano Acquaroli e Ceolini: “Le istituzioni ci assecondano nelle richieste, aver trovato i fondi per coprire le 114 aziende che erano rimaste fuori è fondamentale. Per le imprese è uno strumento valido che viene ripetuto ogni anno” ribadisce Fenni.

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È un aiuto, una goccia, ma funzionale. C’è tanto da fare, imparando anche dagli errori commessi dallo stesso sistema calzaturiero, soprattutto da quello dei brand. “Abbiamo vissuto un black out, una visione errata delle griffe che hanno puntato solo sui prezzi per il fatturato. Ma quello che conta sono i prezzi, le fabbriche vivono di produzione. Noi collaboriamo con i brand, ci sediamo al tavolo con loro. Ma come Pmi avremmo dovuto fare cartello, creare un vademecum e non lasciare ogni decisione alla griffe, che poi finiscono per scegliere chi garantisce di più a minor costo”.

C’è poi l’aspetto politico, la Ceolini insiste: “Ho passato due giorni a Roma per parlare di cassa integrazione, ce la negavano. E poi c’è la burocrazia che impatta. Tra credito d’imposta, conflitti, sanzioni, energia che cresce, obbligare le fabbriche ad anticipare la cassa significa portarle nel baratro. Le aziende non possono sperare che poi gli venga rimborsata dopo sei mesi. Lasciare un dipendente per due mesi senza stipendio, significa ‘regalarlo’ al mercato, magari propri al brand che può invece compensare la lacuna nazionale. Al posto di fare cassa le aziende alla fine licenziano. E giustamente uno bravo se ne va e trova un altro lavoro. Questo per dire che non dobbiamo bearci del ‘piccolo e bello’, se poi quando il sistema è in difficoltà il Governo non lo supporta. Il made in Italy è legato alla filiera. I francesi sono venuti in Italia perché loro la filiera non ce l’hanno. E oggi infatti Macron investe per farla riportare in Francia. Se noi  aiutiamo ora i piccoli, difendiamo in primis le competenze”.

Il presidente Acquaroli è arrivato a Milano insieme con l’assessore allo Sviluppo economico Antonini e alla dirigente Bussoletti non a caso. Il messaggio di supporto ai calzaturieri, ma vale anche per gli accessoristi che tra pochi giorni animeranno Lineapelle, è evidente. “Abbiamo alcuni mercati tradizionali che sono venuti meno, questo comporta il dover rinforzare un settore che oggi soffre le difficoltà dei rincari energetici, del post pandemia e della geopolitica. La Regione cerca di fare incoming e di accompagnare aziende fuori dalla regione, per far conoscere la manifattura dove magari non siamo presenti in maniera organizzata. Questo attraverso un protocollo con Assocalzaturifici e politiche attive, che ci apriranno le porte delle ambasciate dove a sfilate e vetrina per i prodotti abbineremo dei b2b (il primo a Parigi il 6 marzo, ndr)”.

Ma non basta e quindi politiche per il credito, con 90 milioni stanziati, bandi per la capitalizzazione delle imprese, politiche attive per la formazione. “C’è una difficoltà enorme nel convincere i giovani a lavorare in fabbrica, ma è più un messaggio culturale visto che gli opifici oggi sono strutture produttive accoglienti che richiedono competenza trasversali”

certo, non aiuta neppure l’Europa con direttive stringenti, come ricorda Fenni intervenendo tra una domanda e l’altra di Roberto Tallei, il giornalista di Sky Tg 24 che ha moderato l’incontro. “Ho incontrato – riprende Acquaroli – numerosi parlamentari europei per parlare di questa questione, dei nuovi regolamenti. Le nuove direttive impatteranno sulle piccole imprese, che non possono sostenere determinati costi per rispettare indicazioni pensate per aziende grandi. L’ecosistema regge la produttività, bisogna farlo capire anche alla burocrazia europea”.

Di certo dallo stand di Confindustria Fermo, Macerata e Ascoli, mai così unite arriva un messaggio chiaro: insieme si può. Basta ascoltarsi e rimediare. Questo avviene per il bando fiere, si spera accada per il credito d’imposta ma soprattutto per la decontribuzione. “Basta con le promesse, facciamo capire all’Europa il tema del centro Italia, regioni cuscinetto tra chi ha grandi opportunità e agevolazioni, il sud, e chi ha una competitività territoriale, il nord”.

Lo strumento della decontribuzione aiuterebbe a non rendere vano ogni sforzo. “Siamo pragmatici. Il tema delle risorse è diretto e indiretto. Se l’Europa ce lo consentirà daremo una possibilità di reazione. Altrimenti poi dovremo puntare solo su cassa integrazione e altri strumenti che non aiutano, ma supportano nella crisi. Noi vorremmo spingere invece verso la crescita. La decontribuzione può essere lo choc che ci serve. Se non sarà sbloccato, serviranno strumenti come l’area di crisi complessa che però va allargata, ha un perimetro datato. E tutto questo con tempi devono essere stretti e certi. Il momento è complessivamente difficile, ma sappiamo come affrontarlo” conclude Acquaroli.





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