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RdCongo, conflitto e crisi umanitaria sempre più grave


Nyalukemba, RDC – Cresce l’insicurezza nella Repubblica democratica del Congo.
Vi scrivo oggi con il cuore pesante, preoccupato per la situazione allarmante che si sta verificando nel nostro quartiere di Nyalukemba, comune di Ibanda, città di Bukavu, a seguito della recente presa della città da parte della M23/AFC. La pace che a lungo auspichiamo è ora minacciata da uomini armati non identificati che attaccano cittadini innocenti. Alle 22:00 a Nguba è avvenuta una tragedia. Una famiglia, a soli 60 metri dalla mia residenza, è stata aggredita. I proiettili hanno colpito una madre incinta e suo figlio, lasciandoli entrambi in condizioni critiche, come potete vedere nei video condivisi. Dopo la sparatoria gli aggressori si sono dileguati a bordo di un veicolo di cui purtroppo non è stata rilevata la targa, lasciando dietro di sé paura e disperazione. Questa situazione non è solo un incidente isolato. Rappresenta una minaccia tangibile per ognuno di noi. Dall’anno scorso ho ricevuto minacce di morte per aver osato denunciare questi atti di violenza in una lettera indirizzata alle autorità politiche e amministrative il 30 gennaio 2024, chiedendo protezione e la mia sicurezza. Purtroppo questa iniziativa è rimasta senza risposta, proprio come le nostre richieste di protezione. Con l’ascesa dell’M23/AFC, i difensori dei diritti umani stanno diventando dei bersagli. Noi cittadini siamo immersi nell’incertezza e nella paura. Questo clima di insicurezza ci spinge a considerare altre opzioni come unici mezzi per proteggere le nostre famiglie. Faccio appello alla vostra solidarietà e al vostro sostegno. Insieme, alziamo la voce per denunciare questa violenza e chiedere misure concrete per garantire la nostra sicurezza. Non abbiamo paura di alzarci e rivendicare il nostro diritto a vivere in pace. Insieme possiamo fare la differenza. Bukavu, 20 febbraio 2025
Ma in tutta la Repubblica Democratica del Congo vivere con angoscia gli sviluppi e le conseguenze del conflitto, con violenze che colpiscono nel profondo la popolazione civile e mettono a repentaglio il lavoro degli operatori umanitari. Come è avvenuto per Jerry Muhindo Kavali, un operatore di Medici Senza Frontiere (MSF), ucciso da una ferita d’arma da fuoco durante scontri tra il VDP/Wazalendo e l’M23/AFC presso la base di MSF a Masisi, nella provincia del Nord Kivu.

Le condizioni di violenza nella regione hanno reso estremamente difficile la fornitura di aiuti umanitari. Le équipe di MSF, sempre in prima linea dal 2007 per fornire assistenza nella zona, si trovavano costrette a fronteggiare un clima di crescente insicurezza, che ha trovato un drammatico culmine nella morte di Jerry. Oltre alla perdita di un membro amato, l’organizzazione esprime un profondo senso di rabbia per la mancanza di rispetto verso il personale umanitario, una violazione dei diritti fondamentali di chi opera per alleviare le sofferenze umane.

Il 21 febbraio, gli sforzi per trasferire Jerry a Goma hanno evidenziato la necessità di un’assistenza medica adeguata. Tuttavia, nonostante tutti i tentativi, le sue condizioni si sono rivelate fatali. La comunità di MSF si stringe attorno alla famiglia di Jerry, un uomo di 49 anni noto per il suo sorriso contagioso, la dedizione e l’incessante impegno verso coloro che più ne avevano bisogno.

Con i conflitti che infuriano, la base di MSF e l’ospedale di Masisi si riempiono di famiglie in cerca di rifugio, mentre il numero di pazienti nella struttura aumenta. Solo il 20 febbraio, undici persone sono state curate per ferite da arma da fuoco, tra cui sette donne e bambini. Questi dati evidenziano la drammatica realtà di una popolazione vulnerabile, intrappolata nel mezzo di combattimenti che sembrano non avere fine.

La situazione in RDC è aggravata da una mancanza di rispetto e di protezione per le strutture sanitarie e umanitarie. MSF chiede urgentemente a tutte le parti coinvolte nel conflitto di rispettare le norme del diritto internazionale umanitario, riconoscendo che persino in tempo di guerra ci sono regole da seguire. La vita degli operatori umanitari e dei civili deve essere protetta, e le loro necessità devono essere al centro dell’attenzione internazionale.

Mentre la RDC continua a fronteggiare una crisi umanitaria in corso, è fondamentale che la comunità globale non dimentichi le sfide affrontate dalla popolazione civile e dagli operatori umanitari come Jerry, il cui sacrificio rappresenta il costo umano del conflitto. Senza un intervento significativo e un impegno duraturo per la pace, il futuro della RDC resterà incerto, e il dolore e la sofferenza di tanti continueranno a essere un triste segno dei nostri tempi.

Prince Amank Musemakweli oltre che collaboratore di Focus in Africa è coordinatore del JSJD



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