Dodici minuti di arringa. Interrotti da applausi e ole in platea. Contro la sinistra, anzi le «sinistre radicali» che ovunque nel mondo vogliono imporre la loro agenda «woke». E un avviso ai disfattisti che già danno per spacciata l’Europa, scaricata dall’isolazionista Trump. «I nostri avversari sperano che si allontani da noi, ma conoscendolo come un leader forte ed efficace, scommetto che coloro che sperano in divisioni saranno smentiti». Poi il passaggio clou. «In Ucraina un popolo orgoglioso lotta per la propria libertà contro una brutale aggressione». Giorgia Meloni non dimentica l’Ucraina di fronte al popolo della Cpac, la kermesse dei conservatori americani diventata ghotha del trumpismo. E spezza il silenzio dopo giorni di fuoco sul fronte internazionale, con Trump che rattizza la brace e sembra annunciare una pace a due – Usa e Russia – con tanti saluti al Paese aggredito. «Dobbiamo continuare a lavorare insieme per una pace giusta e duratura – dice invece la premier italiana, vestito rosso scarlatto, videocollegata da Palazzo Chigi – Una pace che può essere costruita solo con il contributo di tutti, ma soprattutto con leadership forti». Nel manifesto identitario sciorinato davanti alla convention di Washington – Meloni assesta fendenti di continuo, contro il «virus della cancel culture» e le «follie green», la «propaganda fake» degli avversari politici a casa – c’è spazio per il nodo che mozza il respiro alla comunità internazionale.
Non nomina Putin. E neanche Zelensky, il leader ucraino sulla graticola, che Trump vorrebbe vedere farsi da parte, forse perfino in esilio, non prima di aver ceduto le terre rare del suo Paese agli Stati Uniti in cambio degli aiuti militari incassati in tre anni di guerra. Ma neanche glissa sulla guerra la leader italiana, di cui tratterà a tu per tu con Trump e i leader Ue durante la videoconferenza del G7 domani, a cui alla fine parteciperà di persona. Parte da lontano. Cita Pericle: «La felicità consiste nella libertà e la libertà dipende dal coraggio». Segue excursus su un’Europa che in passato ha già «fermato le invasioni», «conquistato la sua indipendenza». Come deve fare anche oggi lavorando a una «pace duratura in Ucraina» spalla a spalla con gli Stati Uniti. Niente fughe in avanti. «Io so che con Donald Trump alla guida non vedremo mai più quello che è accaduto in Afghanistan quattro anni fa», scandisce la premier, un duro affondo a Joe Biden, l’ex presidente democratico con cui pure aveva trovato un feeling. «Se non può esistere Occidente senza America allo stesso modo non può esistere Occidente senza Europa». E però è tutto politico il cuore del discorso affinato fino all’ultimo con i suoi consiglieri. Meloni sposa la neonata internazionale delle destre. «Quando a metà degli anni Novanta Bill Clinton e Tony Blair crearono una sorta di grande club della sinistra liberal mondiale, sono stati definiti statisti – scalda la platea – oggi quando a parlarsi sono Trump, Meloni, Milei o Modi ci definiscono una minaccia per la democrazia».
L’ASSIST A VANCE
Ringrazia JD Vance, il vicepresidente che ha lasciato in shock l’Europa con un discorso da livello nove della scala Richter pronunciato a Monaco. «In tanti si sono indignati, hanno richiamato l’orgoglio europeo contro l’americano che osava darci lezioni» sferza la premier. «Se molti di quelli che si sono indignati avessero sfoderato lo stesso orgoglio quando l’Europa perdeva la sua autonomia strategica, legando la propria economia alla dipendenza da grandi autocrazie, o quando i confini europei e il nostro stile di vita erano minacciati dall’immigrazione illegale di massa , oggi vivremmo in un’Europa più forte». È un fiume in piena Meloni. Indossa la maglia di capo-partito, mette in chiaro che le battaglie di destra – anzi le «idee di buon senso» – sono condivise ormai dalla maggioranza dei cittadini in Europa». E lo sguardo è già alla svolta a destra attesa stasera quando chiuderanno le urne in Germania.
L’era Trump è iniziata. Sarà anche l’era Meloni, Modi, Milei, annuncia lei. «Non ci vergogneremo mai di quello che siamo». Fra le righe un monito sui dazi: «Ognuno difenderà i propri interessi». Che passa in sordina su quel palco interessato ad altro, dove è ormai di casa, «è una vera eroina» la introduce il capo della Cpac Matt Schlapps. Ovazione finale. Mezz’ora dopo è il turno di Trump. A Roma il manifesto Meloni fa rumore, divide. «Discorso furbesco e ambiguo» affonda Enrico Borghi da Italia Viva. Carlo Calenda, in visita a Odessa, spezza una lancia: «Sull’Ucraina netta e chiara, in un contesto difficile».
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