C’è chi allenta le maglie dei concorsi, chi invoca gli stranieri e chi stipendi più alti
I Comuni bandiscono concorsi e chiamate, ma i vigili in Veneto restano sempre pochi: all’appello ne mancano 1.200. Le amministrazioni fanno infatti fatica a sostitute chi va in pensione o decide di cambiare lavoro. E stando agli standard regionali la penuria di agenti, in realtà, è almeno del doppio. La legge prevede la presenza di un operatore ogni mille abitanti, limite che può essere aumentato nelle città turistiche. Tuttavia, i bandi per nuove assunzioni, soprattutto nei piccoli Comuni, vanno deserti. Non solo, spesso chi vi partecipa, non è preparato per affrontare le prove. Come il caso di Setteville nel Bellunese dove, a settembre, dei ventitrè candidati, perlopiù provenienti dal sud Italia, se ne sono presentati cinque, tutti bocciati. E pochi mesi fa, il Comune di Vittorio Veneto nel Trevigiano, proprio per la difficoltà a reperire agenti, ha deciso di eliminare il limite dei 37 anni, allargando anche ai cinquantenni. E la sindaca Mirella Balliana, ha lanciato un appello ai cittadini non comunitari, di seconda generazione: «L’agente della locale è un lavoro gratificante, fatevi avanti».
I sindaci con la paletta
Nei piccoli Comuni, quando anche l’unico vigile urbano in servizio fa i bagagli, i sindaci factotum si improvvisano agenti. Giacomo De Luca, 79 anni, primo cittadino di Fregona nel Trevigiano, da agosto, è anche vigile urbano: firma ordinanze e controlla i cambi di residenza e interviene in caso di liti familiari, molestatori al bar e auto parcheggiate in divieto di sosta. A ogni richiesta di aiuto da parte dei cittadini, De Luca afferra la paletta e cerca di risolvere la questione. «Cerco di riportare l’ordine in modo pacifico — spiega il sindaco — a volte rischiando parecchio quando mi imbatto in situazioni violente. Ma cosa devo fare? Lasciare soli i miei cittadini?». De Luca non è l’unico sindaco intraprendente che fa anche il vigile. Sempre in provincia di Treviso, i cittadini di Pederobba e Tarzo e altri piccoli Comuni vicini, hanno chiesto al Ministero l’autorizzazione di infliggere sanzioni e di indossare la divisa da vigile con tutte le sue relative funzioni, in particolare, durante il presidio delle manifestazioni. «A Pederobba ci sono solo due agenti in servizio con più di 7.300 abitanti — spiega il sindaco Marco Turato — la maggior parte del tempo lo dedicano alle faccende burocratiche. Ma chi si occupa della sicurezza? C’è, ad esempio, un problema di abbandono dei rifiuti e automobilisti che, sapendo che non ci sono abbastanza vigili, sfrecciano ad alta velocità mettendo in pericolo la cittadinanza».
«I sindaci chiedono di avere le stesse facoltà degli agenti»
D’accordo anche il collega di Tarzo, Gianangelo Bof, nonché parlamentare leghista: a gennaio ha portato a Roma le richieste di alcuni sindaci della Marca per dare maggiori poteri ai sindaci-vigili. «Sto raccogliendo le istanze di molti amministratori veneti — dice Bof — chiedono di avere le stesse facoltà degli agenti di polizia locale per garantire la sicurezza del proprio paese e il potenziamento della polizia di prossimità. La materia è delicata, serve un’attenta valutazione degli aspetti normativi, soprattutto in tema di responsabilità. C’è poi il tema della formazione che diverrebbe indispensabile».
«Sanzionì si ma senza mezzi coercitivi»
La legge già in parte permette ai sindaci di elevare contravvenzioni. «Dove non ci sono corpi di polizia nazionali (polizia, finanza, carabinieri, ndr), i sindaci ricoprono la qualifica di ufficiali di polizia giudiziaria — spiega Simone Maniero, segretario veneto del Sulpl (Sindacato unitario lavoratori polizia locale) — e possono infliggere sanzioni con l’unico limite dell’uso di mezzi coercitivi». Questo potere nasce direttamente dall’articolo 57 del codice di procedura penale. In virtù di questa qualifica, i sindaci sono abilitati a svolgere servizi di polizia stradale (lo prevede l’articolo 12, comma 2, del codice della strada).
«Stipendi troppo bassi»
Per il sindacato, però, si tratta di una contraddizione: «La selezione e la formazione per il reclutamento di agenti è molto rigida, permettere a un cittadino non formato di svolgere mansioni legate alla sicurezza potrebbe anche rivelarsi pericoloso per la sua incolumità e quella dei cittadini». Resta il tema della difficoltà di reclutare vigili. «La colpa è degli stipendi troppo bassi — spiega il sindacalista — un neoassunto guadagna 1.300 euro di base, cifra che, spesso, resta invariata. Poi c’è il rischio: gli agenti della polizia locale svolgono quasi tutte le funzioni relative alla sicurezza, ma non hanno le stesse garanzie». La tanto attesa riforma della polizia locale, che dovrebbe equiparare il comparto della difesa e sicurezza, garantendo agli agenti condizioni contrattuali, previdenziali e di carriera simili a quelle delle altre forze dell’ordine, è in discussione alle Camere.
L’allarme sicurezza, anche con l’aumento dei furti in abitazione e la carenza di agenti, si fa sentire sempre di più, soprattutto in vista delle prossime Olimpiadi invernali. Il Comune di Verona, in questi giorni, ha pubblicato un bando per l’assunzione, a tempo determinato, di vigili. «Ci auguriamo che ci sia una buona adesione — dice il comandante Luigi Altamura —. L’unico ostacolo potrebbero essere i costi degli affitti e l’assenza di alloggi in città, ormai riservati al turismo. Un agente neoassunto come può affrontare una locazione di 800-900 euro?».
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