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I soldi del narcos Orazio Desiderato dietro al restyling dei bagni pubblici alla fermata Duomo. Uno dei soci: «A Milano nessuno fa niente contro di lui»


di
Cesare Giuzzi

Nipote del capocosca di Limbadi (Vibo Valentia) Antonio Mancuso, è già stato condannato a trent’anni complessivi per droga, pena che sta scontando ai domiciliari

L’azienda del narcos della ‘ndrangheta è riuscita ad arrivare ai piedi del Duomo. Anzi, proprio alle fondamenta, nel mezzanino della metropolitana rossa dove con la «G. Group srl», formalmente intestata al suo «prestanome» Saverio Lo Mastro, nel 2022 s’è aggiudicata i lavori di ristrutturazione dei bagni pubblici nella fermata Duomo. Opere celebrate anche durante il Fuorisalone con la realizzazione del primo «Tokyo toilet» con creativi chiamati a ridisegnare i bagni pubblici. 

Chi è Francesco Orazio Desiderato

Dietro quei lavori però, c’erano i capitali del narcotrafficante Francesco Orazio Desiderato, nipote del capocosca di Limbadi (Vibo Valentia) «zi ‘Ntoni» Antonio Mancuso, e già condannato a trent’anni complessivi per droga. Quello di Orazio Desiderato, 50 anni, da Barlassina, è uno dei nomi più importanti del narcotraffico. Negli ultimi vent’anni non c’è inchiesta che in qualche modo non lo abbia sfiorato, quantomeno per la deferenza di cui godeva in tutti gli ambienti criminali milanesi e non solo: «Stidda, Mafia, non fanno niente contro di lui. A Milano nessuno fa niente contro di lui, mettetevelo in testa!», raccontava intercettato uno dei soci di Desiderato. Una fama legata anche a un aspetto molto particolare della sua salute, perché il 50enne è affetto da tempo da una patologia incurabile, tanto da beneficiare per ragioni di salute e di cure quotidiane degli arresti domiciliari nonostante gli oltre 30 anni di condanna rimediati in questi anni, quasi tutti per narcotraffico.




















































L’operazione «Old irons»

 Così è emerso anche nel corso dell’operazione «Old Irons» della terza sezione del Nucleo investigativo dei carabinieri, che sotto il coordinamento dei pm Gianluca Prisco e Simona Ferraiuolo della Direzione distrettuale antimafia di Milano, ha portato a sei custodie cautelari in carcere (una non ancora eseguita) e altre sei ai domiciliari (tra cui il prestanome Lo Mastro). Operazione alla quale si sono aggiunti altri 17 decreti di fermo firmati dal pm Francesco De Tommasi ed eseguiti dalle squadre Mobili di Lecco e Como con al centro la figura di Marco Malugani già condannato per l’operazione «Oversize».  Tra i fermati anche Gabriele Turani, ultras dell’Inter vicino al gruppo «Old Fans» fondato da Renato Bosetti, già in cella per l’inchiesta Doppia Curva. 

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione

L’ex socio Romeo

Trait d’union le dichiarazioni dell’ex trafficante poi diventato collaboratore di giustizia Claudio Agostino Romeo. È lui a fine gennaio dello scorso anno a presentarsi dai carabinieri di via Moscova per «denunciare» un’estorsione che sta subendo da Desiderato al quale si era rivolto per un prestito di 40 mila euro. Soldi con cui avrebbe dovuto acquistare droga. «Sono stato minacciato da Desiderato Orazio con un coltello alla gola e pochi giorni fa mi ha fatto una videochiamata dicendomi che se non avessi pagato 40 mila euro dei debiti della mia società e se mio figlio non gli avesse intestato la proprietà di un immobile, avrebbe ammazzalo me, mio figlio, mia moglie e mia madre», ha messo a verbale davanti ai carabinieri guidati dal colonnello Antonio Coppola e dal tenente colonnello Fabio Rufino. Poi la scelta di collaborare anche perché in realtà gli investigatori già stavano indagando sul gruppo e quella vicenda l’avevano ricostruita in diretta. Così come il ruolo di Romeo: non solo vittima ma anche — a lungo — socio di Desiderato.

Le chat criptate

 I carabinieri hanno potuto contare anche sulle chat criptate svelate dagli investigatori francesi in cui «Orazio» trafficava cocaina e non solo. Messaggi «in chiaro» che hanno permesso di svelare l’intera rete di complici. Nessuno aveva autonomia decisionale, anche solo «per 30 euro» era necessario riferire a Desiderato. Lui, sfruttando i permessi per uscire a curarsi o accompagnare i figli a scuola, in realtà faceva tappa fissa in un autodemolitore di via Girardengo a Bruzzano, diventato una sorta di covo dell’organizzazione. Attività intestata prima a un parente e poi, attraverso vari prestanome, sempre nelle solide mani di Orazio Desiderato. Nell’inchiesta sono indagati anche altri nomi noti della criminalità organizzata milanese come Luca Calajò, Santo Crea, Massimiliano Crocco, Domenico Sergi, Alessandro Illuminato Molluso, Davide ed Emanuele Flachi, figlio e fratello del boss Pepé Flachi morto tre anni fa.

Il noleggio delle impalcature, i lavori in Duomo

Il narcos trafficava e reinvestiva soldi attraverso false fatture con società di comodo o affari immobiliari. Durante il primo periodo del Covid, quando esplode l’affare del Superbonus edilizio, Desiderato acquista in Sicilia ponteggi per 70 mila euro. Merce rara, come ben sa chi lavora nel campo dell’edilizia o ha dovuto effettuare lavori di ristrutturazione in questi anni. Tanto che secondo la Procura avrebbe ricavato 250 mila euro di profitti solo dal successivo «noleggio» delle impalcature. Altro affare quello della ristrutturazione dei bagni pubblici alla fermata Duomo della metropolitana. Opere che Desiderato seguiva personalmente giorno per giorno, pur senza mai comparire nella gestione dell’impresa. A questo si univano investimenti immobiliari in Calabria e perfino «tre carte per la percezione del reddito di cittadinanza». Poi, ultimo arrivato, l’acquisto occulto di un distributore di benzina in viale Fulvio Testi 200 a Milano.

La doppia contabilità

 Per gestire il riciclaggio si serviva di una rete di fedelissimi, cose la sua segretaria «Masha». Soldi gestiti attraverso la doppia contabilità, in chiaro e in nero. I carabinieri hanno sequestrato anche i conti occulti: «Si trattava di aggiuntivi pagamenti, non tracciati, eseguiti in contanti dalla medesima società. Del resto – scrive la giudice Daniela Cardamone -, lo scopo iniziale di tale affare per Desiderato era quello di incrementare, in maniera significativa, la sua quota contante investita inizialmente così da poterla reinvestire in ulteriori attività illecite, ovvero per il pagamento di partite di droga».

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25 febbraio 2025 ( modifica il 25 febbraio 2025 | 17:23)



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