Vicinanza ai lavoratori e preoccupazione per un tessuto economico e sociale che si sta impoverendo: sono questi i messaggi lanciati dalla candidata sindaca Silvia Salis – accompagnata da tanti volti noti del centrosinistra genovese – davanti a Giglio Bagnara, il negozio di Sestri Ponente la cui chiusura costerà la perdita del lavoro a 29 persone. Davanti a loro c’è un futuro incerto. Si parla di una possibile ricollocazione presso alcune catene nel settore della moda, eventualità in cui loro però non credono. Due dipendenti ci confidano il timore di restare a casa “da luglio a dicembre, non ci aspettiamo di essere ricollocate. Servirebbe un miracolo, un investitore, andrebbe bene anche un cambio settore”. L’annuncio della liquidazione è arrivato “un po’ all’improvviso” spiega la consigliera del Municipio VI Medio Ponente della Lista Rossoverde Sara Tassara, “ma ce lo si poteva aspettare, aveva già venduto alcuni locali e si era ridimensionato”. Alla preoccupazione per la sopravvivenza del tessuto commerciale si aggiunge anche l’arrivo di Esselunga, “sarebbe bello invece creare rete tra le attività esistenti, sfruttando anche la riapertura del teatro”, aggiunge. Il tema Esselunga per Silvia Salis diventa l’occasione per lanciare una stoccata al centrodestra: “Il modo in cui occupano gli spazi nel Comune è un chiaro messaggio politico – dichiara -. Utilizzare fondi comunali per aprire grandi centri commerciali che poi distruggono il tessuto commerciale di un luogo è un forte messaggio politico. È inutile dire di essere dalla parte dei lavoratori se si fanno scelte che mettono in crisi il tessuto della città, anche con fondi pubblici. È giusto che ci sia la grande distribuzione ma non deve essere sovradimensionata rispetto alle grandi esigenze della città”.
Quartieri impoveriti – Silvia Salis non ha dubbi: l’altra vittima di questa chiusura è Sestri Ponente. “Ogni negozio che chiude ha un effetto diretto sui lavoratori – spiega – ma anche sull’indotto che creava perché queste 29 persone mangiavano qui, vivevano il centro, utilizzavano i servizi della città. Ora si ritroveranno senza il reddito che gli permetteva di fare tutto questo. È un luogo emblematico, non solo per Sestri ma per il commercio genovese e per quel tessuto sociale operaio, specializzato, qualificato che grazie alla dignità del lavoro ha sempre vissuto questo posto”. E così la pensano anche gli abitanti di Sestri, secondo cui il loro quartiere è visto dall’amministrazione come un luogo di servitù e disagi: dalla discarica di Scarpino all’ipotesi inceneritore, passando per il ribaltamento a mare di Fincantieri che sta facendo, letteralmente, tremare la zona. “Ci aspettavamo che il sindaco pretendesse una ‘restituzione’ da Fincantieri, opere compensative” ci spiega ancora Tassara. “Bisogna iniziare vicino ai problemi reali delle persone: quando i vetri tremano e tremano i muri non si può parlare di pazienza, prospettiva e visione ma prendere decisioni umane anche nell’approccio alle infrastrutture che sono necessarie allo sviluppo della città – dichiara ancora Salis, che lancia la seconda stoccata al centrodestra -. Bisogna cercare di avere a monte un dialogo coi cittadini per far calare i progetti sul territorio in modo che abbiano meno impatto possibile sulla cittadinanza”.
Chiusure in città – Salis cita anche l’esempio della Rinascente, “abbiamo nel pieno centro della città una realtà enorme pannellata, con una sensazione e un sentimento di decadenza e di tristezza – dichiara -. Perché dà l’idea che non ci sia un progetto, che non ci sia una visione. E questo piano di rilancio del commercio tanto annunciato comunque non è arrivato. Per cui le attività continuano a chiudere, i giovani continuano ad andare via, il tessuto sociale non si arricchisce”.
Solidarietà e sindacati – “Oggi essere qua è importante, qui intorno a noi ci sono i sestresi. È vero che noi perdiamo il posto di lavoro e siamo 29 dipendenti tra i 50 e i 63 anni, impossibile ritrovare una nuova collocazione, ma avere attorno i vecchi clienti che sono venuti da noi in questi anni è una testimonianza importante”. A dirlo è Simona Zilocchi, rappresentante della Cgil che lavora a Giglio Bagnara da 25 anni, una delle 26 dipendenti che perderanno il lavoro (gli altri tre sono uomini). “La speranza è l’ultima a morire, per noi ma soprattutto per Sestri che non deve essere un quartiere di soli operai, un quartiere dormitorio”, aggiunge.
“Dal 2002 è arrivato l’outlet che forse si poteva fare anche a Genova, i centri commerciali e l’online – aggiunge Fabio Piccinini, segretario provinciale della Filca Cgil -. Questo settore è fortemente in crisi a livello nazionale ma Genova sente di più la crisi rispetto ad altre città. Abbiamo fatto un incontro col vicesindaco Piciocchi e l’assessore Mascia, hanno promesso di rivederci tra 20 giorni e di cercare di ricollocare i lavoratori ma spero non sia uno spot elettorale. In questi anni con attività come la Rinascente non si è riusciti a farlo. Qui la situazione è chiara: è stata aperta la liquidazione, ora si aprirà la procedura di licenziamenti collettivi e dalla fine di maggio si chiuderà – con o senza accordo – e si partirà con i licenziamenti, mediamente tra i primi di luglio e la fine di dicembre. Entro la fine dell’anno 29 famiglie saranno senza lavoro e sono fortemente preoccupato dal fatto che si riesca a ricollocarli”.
Per restare sempre aggiornati sulle principali notizie sulla Liguria seguiteci anche su Whatsapp, su Instagram, su Youtube e su Facebook.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link