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Turismo di montagna, perché il giro d’affari si riduce? Sulla neve 8,2 milioni di italiani nel 2025 ma le presenze sono in calo


di
Alessandro Vinci

Calo nel primo trimestre: a incidere è anche la Pasqua (che l’anno scorso cadde il 31 marzo). I dati della nuova indagine Tecnè-Federalberghi. Bocca: «Risultato comunque soddisfacente»

Numeri in calo per il turismo di montagna in Italia a inizio 2025: se nei primi tre mesi del 2024 i nostri connazionali in vacanza sulla neve erano risultati 8,9 milioni, nello stesso periodo di quest’anno non supereranno gli 8,2. Di questi, 2,3 hanno deciso (o decideranno) di salire in quota solamente nel fine settimana, mentre 5,9 milioni si sono concessi (o si concederanno a breve) un’intera settimana bianca. Inevitabili le ripercussioni sul giro d’affari del comparto, passato da 6,1 a 5,8 miliardi di euro. È quanto emerge mettendo a confronto i dati del nuovo rapporto sull’argomento realizzato da Tecnè per conto di Federalberghi con quelli rilevati dodici mesi fa, quando tuttavia a fornire un preziosissimo assist al trimestre in questione era stato il fatto che Pasqua sarebbe poi caduta il 31 marzo (adesso invece occorrerà attendere fino al 20 aprile).

Tra relax e passeggiate

Più nel dettaglio, proprio hotel e bed & breakfast si sono riconfermati in testa alle preferenze dei vacanzieri in tema di alloggi, essendo stati selezionati rispettivamente nel 36,2% e nel 22,8% dei casi. Seguono case di parenti e amici (15,6%) e caratteristici rifugi alpini (13,6%), con una minoranza di fortunati (4,8%) a poter contare su un’abitazione di proprietà. Podio delle attività più gettonate: un po’ di meritato relax (63,7%), passeggiate in mezzo alla natura (61,2%) e pasti alla scoperta dell’enogastronomia locale (56,8%). In questo senso, non stupisce come il 73,7% di chi è stato o starà in settimana bianca abbia scelto l’Italia settentrionale; il 22,3% il Centro-Sud e il 3,9% più distanti località estere. Viceversa, oltre metà di chi ha deciso di non partire nemmeno per un giorno (il 54,4%, per l’esattezza) lo ha fatto prevalentemente per mancanza di disponibilità economiche. D’altronde, complice il carovita, l’esborso totale pro capite si è rivelato più alto dell’anno scorso sia per le settimane bianche (da 670 a 675 euro) che soprattutto per i weekend (da 257 a 273 euro).




















































«La tenuta della stagione sembra cosa fatta»

«Nella valutazione della performance del turismo invernale avevamo dei nemici all’orizzonte, come la mancanza delle grandi nevicate e l’aumento gravoso del costo della vita per le famiglie, con particolare riferimento alle bollette», ha dichiarato il presidente di Federalberghi Bernabò Bocca a commento degli esiti dell’indagine, diffusi online venerdì mattina. «A complicare le prospettive – ha proseguito –, anche i lunghi ponti che si susseguiranno dopo la Pasqua e che probabilmente hanno spinto molti italiani a programmare la vacanza più in avanti. Malgrado ciò, il risultato è stato soddisfacente. La tenuta della stagione sembra cosa fatta. A mio avviso, ciò deriva anche dagli sforzi del nostro settore ricettivo, concentrato in una politica di contenimento dei prezzi, in totale controtendenza. Sotto questo profilo, è importante ricordare che sulle voci di spesa legate alla vacanza, ben il 72% viene riversato sul territorio». A ulteriore beneficio dell’economia.

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