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Infrangere il tabù San Siro per difendere l’Europa e dimostrare la maturazione della Lazio. Dopo appena cinque giorni, domani Baroni tornerà sul luogo del delitto, stavolta contro il Milan e in campionato: «Siamo dispiaciuti per l’eliminazione subita dall’Inter perché ci tenevamo alla Coppa Italia, ma la rabbia è un sentimento che non porta a nulla. Dobbiamo essere fiduciosi e ottimisti per il futuro». Inutile abbattersi per la sesta sconfitta nel dodicesimo scontro diretto: «Questa classifica dimostra che siamo una bella realtà che fa calcio – ammette il tecnico – ma non ancora una grande squadra. Lavoriamo ogni giorno per diventarlo». La Lazio è ancora al quinto posto a soli due punti dalla Juventus al quarto, ma ora c’è il Bologna col fiato sul collo (a -3) dopo la vittoria nel recupero contro Conceicao, grande ex e prossimo avversario: «La squadra rossonera è tra le più forti del campionato, ha grandi individualità, ha cambiato allenatore e si è ulteriormente rinforzata nel mercato di gennaio. Può vincere tante gare e quindi è ancora in corsa per la Champions. Per noi sarà un impegno severo, ma lo giocheremo a viso aperto».
MAL DI GOL E TRASFERTA
Ancora all’arrembaggio.
IL NODO ARBITRALE
A fare da schermo il solito Rovella, da metà febbraio l’unico in Europa (nei primi 5 campionati) ad essere stato squalificato 3 volte per somma di gialli (tredici totali) fra Coppa e campionato: «In relazione ai falli fatti siamo la squadra più ammonita. Noi abbiamo molta dinamicità, ci adoperiamo per una riconquista di palla alta e spesso siamo uno contro uno. Stiamo cercando di fare un calcio propositivo. Anche io ho notato questa situazione dei tanti gialli, ma i miei giocatori sanno benissimo che amo questo dinamismo». La gestione dei cartellini contro la Lazio riporta anche alle polemiche sull’ultimo arbitraggio, dopo il gol di Arnautovic viziato da un fuorigioco di de Vrij (davanti a Mandas), valutato passivo: «Io credo che tutto il movimento deve lavorare per migliorarsi. Ci sono uomini competenti che cercheranno di puntualizzare e migliorare – l’ultima chiosa di Baroni – e poi però ci sono anche dei regolamenti in cui ci dobbiamo muovere. Il calcio non è mio, non è delle società o di chi lavora, ma della gente. E dobbiamo sostenerlo». I fischietti e gli amici al Var ne tengano conto.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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