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L’illusione digitale ovvero come la tecnologia ci ha deluso | Facebook


Come uno dei primi sostenitori del potere dell’informazione digitale, per me gli sviluppi degli ultimi anni sono stati devastanti. Internet è diventato un luogo censurato e propagandistico. Gli strumenti di ricerca che un tempo offrivano un accesso vasto a verità sconosciute sono diventati fili nelle mani dei burattinai delle élite per manipolare l’opinione pubblica.

Allo stesso tempo, l’assurdità della tecnologia «intelligente» ha iniziato a dominare le nostre vite. Ha invaso televisori, frigoriferi, termostati, sistemi di sicurezza e perfino gli interruttori della luce. Ho capito l’assurdità di tutto ciò quando ho comprato una lampadina che mi obbligava a scaricare un’app per regolarne la luminosità. L’interruttore con regolatore di intensità è stato inventato circa 65 anni fa e funziona meglio di questa sciocchezza.

Tutti ne sono così esasperati al punto che il proprietario di un appartamento che conosco sta cercando di ripristinare il sistema citofonico dell’edificio, che funzionava perfettamente negli anni ’40 ma si è guastato nel tempo. Vuole riportarlo allo stato originale per sostituire tutta questa tecnologia digitale inaffidabile. Il problema è che non riesce a trovare nessuno che sappia come ripararlo!

Siti che un tempo erano open source sono diventati semplici strumenti di comunicazione delle potenti élite. É evidente che Wikipedia sia diventato del tutto inaffidabile ormai: censura o blocca le informazioni che non si allineano con una linea di pensiero “approvata”. Ma non si tratta solo di Google o Wikipedia. Matt Taibbi ha ragione: internet in generale è diventato «un ostacolo ingombrante alla conoscenza».

Molte delle grandi promesse dei primi anni del XXI secolo si sono rivelate un fallimento. I social media per esempio, promettevano nuove forme di comunità e connessione sociale. Ma alla fine, gli scettici avevano ragione. Gli amici su Facebook non sono veri amici, e le piattaforme progettate per mostrare “il meglio della propria vita” sono invece diventate dei generatori di tristezza e invidia.

Poi è emerso il problema della raccolta dati, della privacy e della commercializzazione delle nostre abitudini personali, vendute sul mercato digitale e, in ultima istanza, ai governi e ai loro appaltatori. Questo è stato un disastro che, per quanto ne so, nessuno aveva previsto 25 anni fa. Ora è tutto più chiaro: il mercato trasforma le nostre vite in beni commerciabili, mentre i governi usano i sistemi informativi per rafforzare il controllo.

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Ricordo di aver discusso pubblicamente su questi temi nei primi anni 2000. I miei oppositori avvertivano che qualcosa stava andando storto, mentre io ero convinto che l’etica libertaria di queste tecnologie ci avrebbe protetti. Ma mi sbagliavo io. E avevano ragione loro.

Le macchine hanno iniziato a controllarci, invece del contrario. L’ho scoperto di recente durante uno scalo, quando non mi hanno permesso di imbarcarmi perché un qualche responsabile non ha premuto il pulsante giusto. Nonostante tutti sapessero che io avevo un biglietto pagato, la macchina continuava a segnalare un errore. Nessuno ha potuto farci nulla e io ho perso il volo. E ho dovuto prenotarne un altro il giorno dopo.

Guardiamo a tutto questo caos e chiediamoci se ne sia valsa la pena. Stiamo davvero meglio oggi rispetto a 15 o anche solo 5 anni fa? Non mi sembra. Bisognerebbe ricominciare da zero. Taibbi lo dice senza mezzi termini: «internet deve essere demolito e completamente ricostruito». Io non posso che essere d’accordo.

Secondo me però, l’intelligenza artificiale può rappresentare in parte una soluzione. Al momento, c’è un vero e proprio mercato competitivo in questi grandi modelli linguistici. Le prime versioni sotto l’amministrazione Biden erano pesantemente ideologizzate e generavano risposte palesemente errate. Poi le cose sono andate meglio.

La piattaforma X ha appena rilasciato il suo modello Grok AI. È davvero straordinario, non solo nelle spiegazioni, ma anche nelle citazioni. Ogni risposta è supportata da delle fonti, lasciando all’utente la valutazione della loro credibilità. Il servizio grafico integrato crea immagini di qualità fotografica con i giusti comandi. Da quando è uscito Grok 1, l’ho trovato un valido sostituto dei motori di ricerca, molti dei quali sono stati corrotti negli ultimi cinque anni. Sono fiducioso in questa nuova direzione, almeno per ora, perché il progetto è senza scopo di lucro, in gran parte open source e altamente competitivo.

Tuttavia, avendo già sbagliato una volta, non ripeterò l’errore di celebrare i modelli linguistici di intelligenza artificiale come la via per un futuro utopico. Commettono ancora molti errori che devono essere corretti dall’intelligenza umana, come ogni vero esperto può confermare. Il grave pericolo è che vengano scambiati per verità assoluta.

E mi rattrista pensare agli studenti del futuro che crederanno di non dover più studiare, perché l’Ia farà tutto per loro. Sta a noi adulti far capire ai giovani che non c’è sostituto per i veri libri, lo studio genuino, l’apprendimento reale e la saggezza nata dal duro lavoro. Nulla di veramente valido si ottiene con un’app in pochi secondi. Questi strumenti possono servire da scorciatoie, promemoria e spunti per approfondire, certo. Ma non sostituiranno mai la conoscenza personale basata sullo studio approfondito.

Perché, allora, io dovrei essere felice dell’Ia? Perché potrebbe far crollare i monopoli tecnologici, rendere obsoleti i motori di ricerca e distruggere gli affari di milioni di siti spazzatura basati sulla pubblicità invasiva. È un elemento di rottura in un sistema fallimentare. E quindi è molto ben accetto.

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Però non facciamo lo stesso errore di 20 anni fa, pensando che la nuova tecnologia ci salverà. Non lo farà. Siamo noi che dobbiamo salvare noi stessi.

 

 

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