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Ramadan e rapporto con il calcio: focus tra problemi e innovazione


Il Ramadan è un periodo di grande significato spirituale per i musulmani, ma per gli atleti professionisti, e in particolare per i giocatori di calcio, rappresenta anche una sfida fisica e organizzativa non indifferente: che potrebbe far sorgere dei problemi. Digiunare dall’alba al tramonto, senza poter mangiare né bere, si scontra con le esigenze di allenamento, recupero e prestazione ottimale in campo. Negli ultimi anni, però, il mondo del calcio ha dimostrato una crescente sensibilità verso questa pratica religiosa. Adottando misure per aiutare i giocatori a gestire al meglio il mese sacro senza compromettere le loro condizioni atletiche.

Uno degli aspetti più critici del Ramadan per un calciatore è la totale assenza di idratazione durante il giorno. Secondo la dottoressa Emanuela Russo, dietista presso l’IRCCS Policlinico San Donato, è proprio la mancanza di liquidi il problema principale per un atleta di alto livello. Perché la disidratazione può causare cali di performance, crampi e aumentare il rischio di infortuni. È vero che nelle ore notturne è possibile recuperare i nutrienti persi. Ma il fabbisogno idrico quotidiano di un calciatore è molto elevato, e non poter bere durante un allenamento o una partita può diventare davvero rischioso.

Da Salah a Ozil: quando il Ramadan divide due scuole di pensiero

Nonostante queste difficoltà, alcuni giocatori scelgono di rispettare il digiuno fino in fondo. Mentre altri preferiscono interromperlo in determinate occasioni per garantire la miglior preparazione possibile. Ci sono stati diversi casi celebri che hanno acceso il dibattito su questo tema. Durante la finale di Champions League del 2019 tra Liverpool e Tottenham, ad esempio, Mohamed Salah, Sadio Mané e Moussa Sissoko decisero di interrompere il digiuno per affrontare al meglio l’importante partita. In altre occasioni, però, gli stessi calciatori hanno scelto di rispettarlo. Salah, nel 2018, non rinunciò al digiuno nemmeno in vista della finale di Champions, mentre ai Mondiali del 2014, Mesut Özil decise di sospenderlo per giocare al massimo delle sue capacità con la Germania.

Ramadan e rapporto con il calcio: focus tra problemi e innovazione

L’impatto e i problemi del Ramadan sulle prestazioni sportive e nelle partite di calcio è un tema che divide studiosi e addetti ai lavori. Uno studio condotto su calciatori della Premier Liga russa ha analizzato le loro performance prima e durante il Ramadan. Senza riscontrare differenze significative nella distanza percorsa e nella velocità di corsa. Tuttavia, altri studi hanno evidenziato cali di rendimento dovuti al digiuno. Soprattutto per quei giocatori che non sono abituati a gestire lunghi periodi senza alimentarsi o che hanno una motivazione più bassa rispetto ai professionisti di alto livello.

Equilibrio tra Ramadan e calcio, in aiuto lo staff

Per questa ragione, gli allenatori e gli staff tecnici devono adottare strategie mirate per aiutare i loro giocatori a mantenere il giusto equilibrio tra fede e sport. Un’idea è quella di programmare gli allenamenti in orari più vicini all’Iftar, il pasto serale che interrompe il digiuno. In modo che i calciatori possano reidratarsi e nutrirsi subito dopo lo sforzo fisico. Anche la dieta nelle ore notturne diventa fondamentale. Necessario, infatti , è bilanciare l’apporto di carboidrati, proteine e liquidi per compensare il digiuno e garantire una buona resa in campo. Negli ultimi anni, il calcio europeo ha mostrato una maggiore apertura nei confronti delle esigenze dei calciatori musulmani.

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Ramadan: quando il calcio entra in campo per risolvere i problemi

Un episodio significativo è avvenuto nella Bundesliga, dove per la prima volta una partita è stata interrotta per permettere a un giocatore di rompere il digiuno. Durante la sfida tra Ausburg e Mainz, il francese Moussa Niakhaté ha chiesto e ottenuto il permesso di fermarsi un attimo per bere e mangiare qualcosa dopo il tramonto. Questo gesto ha creato un precedente, e pochi giorni dopo anche Mohamed Simakan ha beneficiato dello stesso trattamento durante LipsiaHoffenheim. In Premier League, invece, un accordo informale tra i capitani delle squadre permette già da qualche anno ai giocatori musulmani di interrompere il digiuno alla prima pausa utile di gioco. Non appena il sole tramonta.

Ramadan e rapporto con il calcio: focus tra problemi e innovazione

Questi episodi dimostrano come il calcio stia cambiando, cercando di essere sempre più inclusivo e rispettoso delle diverse tradizioni religiose. Oltre alle misure prese direttamente in campo, anche il contesto extracalcistico si sta muovendo per supportare gli atleti musulmani. In Inghilterra è nata la Muslim Chaplains in Sport (MCS), un’organizzazione che fornisce assistenza spirituale agli sportivi musulmani. Collaborando direttamente con i club della Premier League. Un’altra iniziativa importante è quella della Nujum Sports, un’agenzia londinese che segue oltre 180 calciatori musulmani della Premier, aiutandoli a gestire il Ramadan senza compromettere la loro carriera sportiva.

Dal professionismo al dilettantismo: gestione del Ramadan

Se tutto ciò rappresenta una sfida per i professionisti, nelle categorie giovanili e dilettantistiche le difficoltà sono più contenute. Secondo la tradizione islamica, infatti, il digiuno diventa obbligatorio solo a partire dai 18 anni. Anche se l’insegnamento comincia già a 14. Per questo motivo, molti giovani calciatori hanno la possibilità di scegliere se praticare il digiuno o meno. Spesso con il supporto di allenatori e società.

Ramadan e rapporto con il calcio: focus tra problemi e innovazione

Un esempio di sensibilità arriva dall’Italia, dove il Chisola, club di Serie D, ha pubblicamente augurato un buon Ramadan al proprio capitano Kamal Rizq. Dimostrando grande rispetto per la sua fede. Questo tipo di atteggiamento sta diventando sempre più comune, e anche nei campionati minori si sta diffondendo una cultura sportiva più attenta alle esigenze religiose dei giocatori.

Considerazioni finali: l’innovazione gioca in prima linea con il Ramadan

Il rapporto tra Ramadan e calcio è sicuramente complesso e sfaccettato, con alte probabilità di portare anche problemi non da poco. Da un lato, il digiuno rappresenta una sfida per gli atleti, che devono gestire l’assenza di cibo e acqua durante le ore diurne. Dall’altro, il crescente supporto da parte di club, federazioni e leghe sta rendendo più semplice per i calciatori musulmani conciliare la pratica religiosa con la carriera sportiva. Il calcio moderno si sta dimostrando un esempio di inclusione e rispetto delle diversità culturali. L’introduzione di pause per la rottura del digiuno o la creazione di organizzazioni di supporto sono segnali di un cambiamento positivo.

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