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Rapporto Censis 2024: meno crimini ma più insicurezza, il 38,3% degli italiani si sente minacciato dai migranti


di
Alessandra Arachi

L’istituto di ricerca ha presentato venerdì mattina il suo 58°rapporto sulla situazione del Paese. Istruzione: un italiano su cinque non sa dire chi era Giuseppe Mazzini e uno su due non sa quando è scoppiata la Rivoluzione francese

Ci pieghiamo, ma non ci spezziamo. Il Censis, nel suo Rapporto numero 58,  la chiama «Sindrome italiana» e intende quella modalità tutta nostra di far fronte alle difficoltà piegandoci, appunto, come fa il giunco aspettando che passi la piena del fiume. Non è una piena qualunque quella che anche nel 2024 è passata sopra le nostre teste. Galleggiamo, nonostante tutto.

Nonostante tutto quello che succede. Fuori: ci sono due guerre, una alle porte proprio dell’Unione europea che già si trova a fare i conti con una strisciante crisi politica. E dentro il nostro Paese. Solo per citare alcune criticità: un tasso di occupazione che ci mette fanalino di coda in Europa, una sanità che diventa sempre più privata, il Pil con una previsione che si ferma a 0,5 punti, i redditi che sono inferiori del 7% rispetto a vent’anni fa. Ma non dobbiamo sottovalutare le risorse che arrivano delle nuove generazioni. 




















































Lo spiega Massimiliano Valerii, direttore del Censis: «I giovani sono cambiati rispetto agli ultimi decenni, tra le loro priorità non hanno più obiettivi individuali ed egoistici, guardano all’ambiente. E recuperano quella dimensione collettiva che sembrava essersi estinta negli anni Settanta. E’ un cambiamento di scala valoriale». 

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Tuttavia non è facile pensare che questo sia sufficiente in un Paese dove il sistema scolastico mostra grande fragilità, come dimostrano i risultati dei test fatti nelle scuole. Quasi uno studente su due delle superiori, il 43,5%,  non raggiunge il traguardo di apprendimento in italiano, percentuale che sale a 47,5 se parliamo della matematica.  Non va molto meglio alle medie dove la percentuali di studenti che non raggiungono il traguardo in italiano arriva quasi al 40% e con la matematica si sale al 44%. 

Mazzini, chi era costui? 

Ma le criticità del sistema scolastico affondano le radici in anni meno recenti. A chiedere agli italiani quasi uno su tre non conosce l’anno dell’Unità d’Italia e nemmeno di quando è entrata in vigore la Costituzione. Uno su cinque non sa dire chi era Giuseppe Mazzini e uno su due non sa quando è scoppiata la Rivoluzione francese. Il 41,1% dice che Gabriele d’Annunzio ha scritto l’Infinito e per il 35,1% Eugenio Montale  potrebbe essere stato un presidente del Consiglio degli anni Cinquanta. Eppure l’analfabetismo nel nostro Paese è stato praticamente debellato (sono rimaste solo 260 mila persone), mentre i laureati sono cresciuti dell’8,4%. 

Più di un italiano su tre si sente minacciato dai migranti

C’è un dato nel rapporto che deve essere letto in controluce. Il Censis analizza le percentuali di ostilità che gli italiani provano per chi sente essere diverso. E questo dato vede che l’11,9% degli italiani è ostile alle persone omosessuali, ovvero  all’ultimo posto in una classifica che trova al primo posto il 38,3% degli italiani che si sente minacciato dai migranti. C’è poi il 21,8% che vede nemico chi appartiene ad una religione diversa, il 21,5% ad un’etnia diversa, il 14,5% in chi ha un diverso colore della pelle. 

«Il dato relativo alle persone omosessuali è interessante, importante vedere che tante battaglie contro le discriminazioni hanno funzionato», dice Massimiliano Valerii. Che poi aggiunge: «Ma il nodo riguarda i diritti che gli omosessuali non hanno, quelli cioè di non poter costruire una famiglia. Ed infatti quasi un italiano su tre prova ostilità per chi è portatore di una concezione di famiglia divergente da quella tradizionale».  

Sempre più nuovi italiani

Rimane comunque al primo posto il problema dei migranti. Non ce ne stiamo accorgendo ma la popolazione italiana sta avendo una vera e propria mutazione genetica, ogni anno sempre di più. L’Italia si colloca al primo posto tra i paesi dell’Unione europea per numero di cittadinanze concesse: 213.567 nel 2023. Questo quando al secondo posto c’è la Spagna con molte di meno, 181 mila, poi la Germania 166 mila, Francia 114 mila, 92 mila in Svezia. Una mutazione che deve fare i conti con il dibattito politico e sociale. C’è un numero abnorme: il 57,4% degli italiani ritiene che l’«italianità» sia cristallizzata e immutabile, definita dalla discendenza diretta dei progenitori italiani.  

Milioni di pistole in casa

La dispercezione non è riferita soltanto alla questione dell’italianità. Anche per quel che riguarda l’aspetto della sicurezza c’è una discrasia tra la realtà e la percezione. Gli episodi di criminalità diminuiscono, ma gli italiani si sentono sempre più minacciati e insicuri. I numeri: in dieci anni gli omicidi volontari sono diminuiti del 32,1% (da 502 a 341). Le rapine sono scese del 35,9% (da 43.754 a 28.067), i furti nelle abitazioni sono diminuiti del 41,3% (Da 251.422 a 147.660). Eppure è proprio dentro le case viene percepita un’assenza di protezione, inquietante il numero delle armi da fuoco possedute: 1,7 milioni ne detiene regolarmente una. Una cifra che si moltiplica e diventa di 3,7 milioni se si pensa ai componenti del nucleo familiare che ce l’hanno a disposizione.  ù

Voglia di musica, svago, amicizia

La pandemia alle spalle, siamo tornati alla socialità e quasi sei italiani su dieci incontra gli amici durante il tempo libero almeno una volta a settimana, una cifra che lievita fino al 90% nei giovani tra i 15 e i 19 anni. Passata la paura degli assembramenti è cresciuta in maniera esponenziale la partecipazione ai concerti (+70,1% rispetto al 2019), con un totale di oltre 28 milioni di presenze. Anche la partecipazione alle fiere è aumentata, 10 milioni i frequentatori, più 16,3%rispetto all’anno precedente. 

6 dicembre 2024 ( modifica il 6 dicembre 2024 | 11:16)



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