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Il Potere di Dire Bugie


La pratica delle Menzogna politica nell’Età dell’Informazione

Il Potere ha sempre usato la Menzogna come strumento di esercizio. Il Potere “Demagogico” poi, quello populista che ha invaso anche i nostri tempi, ha elevato la bugia a canone sostanziale e formale. Cioè, mente senza cercare di nascondere la “falsità”, il gesto di occultamento, di perversione, dei fatti. Qualcuno direbbe, semplicemente, che la politica occidentale “mente spudoratamente”.

Il fenomeno però, forse, va oltre la morale; è più profondo e, nello stesso tempo, si spinge così avanti da riuscire quasi in una “destrutturazione” della Menzogna stessa. Ricordiamoci che la nostra è l’Età dell’Informazione: l’età in cui la censura, il segreto e la riservatezza sono divenuti fatti rarissimi.     

Stiamo alla recente cronaca locale. Meloni, questo 25 novembre, ha dichiarato: «c’è un’incidenza maggiore, purtroppo, nei casi di violenza sessuale da parte di persone immigrate, soprattutto illegalmente». Ha poi aggiunto ai dati, l’analisi. «Chiaramente, quando non hai niente, si produce una degenerazione che può portare da ogni parte». Ha cioè esposto dati falsi – praticamente da tutti verificabili, senza alcun margine di interpretazione – e su di essi ha installato una constatazione euristica “vera”, da manuale di sociologia: “la marginalità espone alla criminalità”.

 Fin qui, nulla di nuovo. Si tratta quindi di una costruzione a due livelli. Nota benissimo e praticata tantissimo in ogni dove dalla notte dei tempi. Si potrebbero rispolverare anche diverse pagine del Principe di Machiavelli. La seconda proposizione “copre” la prima e con essa stringe un legame di coerenza logica “vero”. Con ciò assume solidità.

La cosa però veramente interessante è che la formula utilizzata nella prima proposizione non pare assolutamente univoca. Il nesso “c’è una maggiore…”/ ”nei casi di…”/ “da parte di…” può essere interpretato il almeno due modi.

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  1. Che la responsabilità maggiore dei casi di violenza sessuale sia da attribuire a stranieri illegalmente su suolo italiano.
  2. Che la responsabilità di questi stranieri, in ambito di violenza sessuale, sia in crescita.

L’arte del comunicatore politico, da molti anni, è abitata anche da questa capacità: dare dichiarazioni sempre “reinterpretabili”, ribaltabili a seconda della risposta. Il fatto cruciale è che, in questo caso, la dichiarazione non è stata corretta, giustificata, o ribaltata. Il Fact-Checking svela immediatamente la falsità: non importa. Nessuna necessità di nascondere la Menzogna.

Questa modalità – al netto del dibattito a seguito – fa pensare davvero a una sorta di transizione epistemologia della Bugia. Voglio dire, nella storia del mondo, l’enorme potere della Menzogna è sempre derivato dal nascondimento dello stesso gesto di mentire. Cioè, si è sempre mentito cercando di non dare a intendere a chi ascolta che si sta mentendo. Basti pensare alla propaganda dei totalitarismi del ‘900. Potrebbe mai essere stato scritto un libro come 1984 – con le squadre di funzionari impegnati a “riscrivere la storia” – senza questo “occultamento primario”? Eppure, al momento, c’è chi mente in un altro modo. Occulta senza occultare.

Strano sottolineare come queste pratiche, di cui Trump è attualmente il campione occidentale, sottraggano il mestiere ai filosofi. La Menzogna, così “palesata”, è già decostruita, con buona pace dei discepoli di Derrida, ma anche di Deleuze e di De Man. Viene lasciata in piena luce. Rinuncia all’oscurità e perde perfino quel così romantico alone mefistofelico. Diviene esercizio burocratico. Si dice, semplicemente, una cosa falsa e la si dà per falsa.

Certo, il gioco regge perché regge il contesto. Di fatto, sarebbe impossibile, nell’Età dell’Informazione, in cui il dato è dominatore brutale, portare avanti in modo, mi vien da dire, “classico” certe menzogne. Qui la “mentalità demagogica” soccorre e supporta: raccontare fandonie, purché siano emotivamente in sintonia con l’uditorio, mette comunque il latore in condizione di gradimento. Cioè “abbindolare” scala posizioni e raggiunge – o supera? – “persuadere”.

Poiché la “mentalità demagogica” è sia dell’uno che parla che dei molti che ascoltano, non si attiva, come ci si aspetterebbe, una fibrillazione nel corpo sociale. E questo è il dato violentemente sconfortante. I dati elettorali, i sondaggi di gradimento, dicono che la mistificazione della verità è determinante a prescindere dalla verità.

Corpo sociale esausto? In parte. Più probabilmente, “sfasciato”? Alla lettera.

Cioè, smembrato in lobby, clan, tribù, famiglie…

E questo è forse il fatto che ci segna e ci domina – e che segna e domina decisamente l’Italia – : il familismo. Lo stesso che aveva descritto Banfield nei ’50, importando Tocqueville in Basilicata, probabilmente sbagliandone la diagnosi ma descrivendone chiaramente i sintomi. Ognuno pensa per sé, per il proprio ammasso di promiscui, per la propria schiatta, e la fa precedere non solo a qualsiasi interesse comune, ma anche a qualsiasi verità. La bugia decostruita così è solo l’epifenomeno di un processo di discioglimento, di decomposizione, che da lungo fermenta. Ma questa, è una faccenda che merita ulteriore analisi…anche perché c’entra la perfetta corrispondenza tra mondo sociale e rappresentanti democraticamente eletti…

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Sebastiano Bertini

Lo Scavalco è una scorciatoia, un passaggio corsaro, una via di fuga. È una rubrica che guarda dietro alle immagini e dietro alle parole, che cerca di far risuonare i pensieri che non sappiamo di pensare.

Sebastiano Bertini è docente e studioso. Nel suo percorso si è occupato di letteratura e filosofia e dai loro intrecci nella cultura contemporanea. È un impegnato ambientalista. Il suo più recente lavoro è Nel paese dei ciechi. Geografia filosofica dell’Occidente contemporaneo, Mimesis, Milano 2021. https://www.mimesisedizioni.it/libro/9788857580340



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