Cosa cambia dal primo gennaio 2025
Italia. Siamo tutti connessi.
Già ma come?
Fibra ottica o vecchia connessione adsl?
Diciamo che, con i provvedimenti che minacciano di entrare in vigore, forse la seconda soluzione è prossima alla pensione.
Dal primo gennaio 2025, infatti, potrebbe scattare, a livello nazionale, un’ammenda per chi non avrà la fortuna di usufruire della fibra per la propria connessione internet: Fabio Carmine Raimondo di FdI ha proposto un emendamento che comporterà ad un aumento del 10% a chi dispone ancora delle vecchie connessioni Adsl o misto fibra.
Motivazione? Incentivare la diffusione della fibra ottica in Italia
La proposta, depositata alla Camera il 15 novembre 2024 inclusa nella Legge di Bilancio del 2025, ha lo scopo di racimolare soldini per un fondo destinato a sostenere i costi di passaggio alla banda ultra-larga in modo che la transizione tra rame e fibra ottica sia più veloce.
Primo alzata di mano: nella quasi totalità dei casi, chi dispone ancora della connessione in rame è perché, strutturalmente, non può avere altro in quanto, a carte scoperte, non tutta l’Italia gode di un collegamento con la fibra.
A rincarare la dose, ci ha pensato l’AIIP, l’Associazione Italiana Internet Provider che ha ribadito quello che denuncia da sempre, ossia la carenza di personale specializzato nel settore e di un delivery “preparato” a delocalizzare la fibra ovunque.
Tenendo conto che l’impiego di rame avviene ancora nelle tecnologie FTTH (Fiber to the Home, misto cavo di rame e fibra) e linee ADSL (Asymmetric Digital Subscriber Line), secondo i dati Agcom, il 70% dei titolari di un abbonamento internet dovrebbe essere colpito da tale aumento.
Il piano di espansione della fibra
Questo, però, è solo il colpo di coda, forse singolare, di un piano di espansione della fibra, già avviato dalla compagine governativa mesi fa, cominciato con lo spegnimento di alcune centrali con tecnologia completamente in rame.
Questo piano di switch off , ancora in corso, prevederà la progressiva disattivazione di oltre 6.700 centrali, sulle circa 10.500 esistenti, entro il 2028: la migrazione dei clienti verso connessioni in banda ultra-larga permetterà, secondo gli economisti, un significativo miglioramento delle prestazioni e della qualità del servizio con ripercussioni positive per l’ambiente consentendo, anche, una robusta riduzione dei consumi energetici di circa 450 mila MWh e minori emissioni di CO2 per 209.600.000 kg, equivalenti a 16.108.000 alberi.
In Veneto 3 delle centrali “Pilota”
Il Veneto è stato al centro di questo piano attuativo in quanto regione ospitante di 3 delle 62 centrali “pilota” interamente in rame interessate da questo processo di dismissione.
Già nel 2023, in occasione dell’apertura degli Stati Generali della Fibra Ottica, il Governatore Zaia invocava che saremo stati la prima regione “all fiber” al traguardo del 2030 per arrivare verso un “futuro con velocità di download sempre maggiori, una rete scalabile, più sicurezza nella trasmissione e minori costi di gestione, un’autostrada digitale dove vogliamo far crescere anche i servizi pubblici, con in testa la telemedicina e la sanità”.
D’altronde, per il Veneto i numeri sono stati importanti. Secondo il piano Banda Ultra Larga, voluto dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy per coordinare l’avanzata della connessione Internet veloce, nella nostra regione si contano 448 progetti definitivi approvati e 373 ultimati con tecnologia FTTH (Fiber To The Home) che ha portato, nel tempo, ad investire 83 milioni di fondi regionali per la causa: l’obiettivo è arrivare, per il 2026, alla quasi totale copertura in banda ultra-larga delle unità immobiliari censite.
Provincia di Treviso
Solamente nella provincia di Treviso, la fibra ottica con tecnologia FTTH è presente nel 14% delle connessioni totali e conta 69 comuni con progetto definitivo approvato: questo vuol dire che il passaggio alla fibra non è più qualcosa di graduale ma di estremamente voluto e funzionale alle attività produttive.
Il Piano di Sviluppo della Banda Ultra Larga in Veneto, infine, non dimentica le zone poco servite con la realizzazione di un’infrastruttura pubblica abilitante l’offerta di servizi a 30 e a 100 Mbps in tutte quelle “aree bianche” cioè zone a fallimento di mercato che al momento sono sprovviste della connessione adeguata.
Ritornando alla domanda iniziale, come siamo connessi?
La risposta è: sempre più veloci perché collaborazione e connessione creano unità, le tecnologie aiutano le persone e le aziende a vivere meglio, favoriscono il cambiamento, realizzano una visione.
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