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Antimilitarismo, a Cagliari corteo contro l’Operazione Lince – Report Sardegna 24


Il 22 gennaio alle 9:00 si svolgerà una delle numerose udienze del processo per l’Operazione Lince, culmine di un’indagine svoltasi tra il 2015 e il 2019 che ha coinvolto una cinquantina di persone, appartenenti a diverse realtà attive contro il militarismo e l’occupazione militare della Sardegna.

Le accuse sono varie e in alcuni casi piuttosto pesanti, in particolare la contestazione dell’associazione con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico (aggravante dell’ articolo 270bis c.p.), ragione per cui le indagini sono state affidate alla Divisione Distrettuale Antimafia ed Antiterrorismo.

Cominciato nel 2020, il processo Lince entra ora nel vivo della fase dibattimentale con una serie di udienze fissate a ritmo serrato: 22 gennaio, 19 febbraio, 12 marzo, 16 aprile.

“Nel corso della stagione di lotta oggetto di indagine, la sensazione di stare inceppando la macchina della guerra era palpabile: gli eserciti, che qui si addestravano per portare morte e devastazione altrove, dovevano fare i conti con una moltitudine di persone determinate a non rendergli la vita ed il “lavoro” facili.

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Numerosissime iniziative (pubbliche e non) si sono susseguite in quegli anni. Alcuni episodi sono stati emblematici, come a giugno 2015 quando i vertici militari hanno annullato l’esercitazione Starex, contro cui era stata indetta una manifestazione, dichiarando che “in Sardegna non sussistono le condizioni per operare con la serenità necessaria per attività di tale portata e complessità”. O ancora come la manifestazione di massa contro l’esercitazione Trident Juncture del 3 novembre 2015, con ingresso dentro la base militare di Teulada ed interruzione delle esercitazioni. Altre iniziative sono state meno partecipate, ma non per questo meno efficaci, come il blocco ripetuto del cambio turno alla fabbrica di bombe RWM di Domusnovas; altre ancora si sono svolte coperte del prezioso aiuto della notte e altre saranno successe che non hanno fatto notizia. Una cosa è certa: l’asticella del possibile si era spostata, la nostra presenza faceva la differenza.

Anche per questo la repressione ha risposto duramente con l’operazione Lince. Lo Stato Italiano ha dimostrato che il dissenso e l’azione diretta contro l’industria della guerra non sono in nessun modo accettati, per questo vengono usate le armi più dure per cercare di colpire chi lotta, come l’infame accusa di terrorismo.

Guardandoci indietro, se si osserva la triste realtà odierna, possiamo affermare che gli obiettivi delle lotte del passato sono stati scelti con precisione. Mai come oggi risultano attuali e necessari quei tentativi di inceppare l’ingranaggio della guerra di cui la Sardegna rappresenta un punto nevralgico. Gli scenari internazionali di Ucraina, Palestina, Libano e Siria stanno portando a un’intensificazione notevole del ruolo strategico delle basi militari imposteci nell’isola, e la situazione sembra in costante peggioramento.
Mano a mano che sale la conta dei morti e con essa i profitti della criminale industria bellica, si rafforza la nostra convinzione che ciò che abbiamo fatto fosse giusto e doveroso: provare a fermare la guerra qui dove comincia.

Oggi abbiamo un lungo e duro processo da affrontare, accusat3 di terrorismo da coloro che vorrebbero normalizzare questo stato di guerra permanente e con esso lo sterminio indiscriminato di civili che si porta dietro. Rispediamo quest’accusa al mittente, consapevoli che terrorista è lo Stato, terrorista è l’industria delle armi e terroristi sono tutti coloro che lucrano sulla vita e sui corpi degli esseri umani.

Per il rilancio della solidarietà attiva come strumento e pratica di lotta, perché alla repressione non vogliamo rispondere richiudendoci in casa preoccupat3 ma scendendo in piazza, perché chi lotta non è mai sol3, invitiamo tutt3 a partecipare al presidio alle 09:00 il 22 gennaio davanti al tribunale di Cagliari e al corteo che ci sarà nello stesso giorno dell’udienza, alle 17 davanti al Tribunale di Cagliari.  Nessuna pace per chi vive di guerra”, scrivono i promotori delle due mobilitazioni.



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