Dopo più di un anno, riparte il Fondo per il sostegno alla transizione industriale. Questa volta con risorse nuove che arrivano direttamente dal PNRR. Dal 5 febbraio 2025 sarà possibile accedere al bando pubblicato dal MIMIT. Le imprese potranno quindi richiedere il supporto di uno tra gli strumenti più strategici nelle politiche europee sulla lotta ai cambiamenti climatici.
Con 400 milioni di euro, il Fondo agevolerà la realizzazione di progetti green, favorendo l’allineamento della produzione italiana ai target ambientali dell’UE. Bisognerà intervenire, però, su un processo produttivo già esistente all’interno della struttura indicata, riducendo l’utilizzo delle risorse. Vediamo come.
Il Fondo per la transizione industriale, una vecchia conoscenza
Istituito con la Legge di Bilancio 2022 (articolo 1, commi 478 e 479), ma disciplinato con un atto dell’ottobre 2022, il Fondo ha offerto 450 milioni di euro, con il primo bando partito a settembre 2023. Alla dotazione iniziale di 300 milioni se ne sono aggiunti ulteriori 150. Dopo di che, il silenzio. Per lunghi mesi.
Solo a dicembre 2024 il MIMIT ha pubblicato un nuovo Decreto interministeriale, dando attuazione alla Missione 1, Componente 2, Investimento 7 (Sottoinvestimento 1) del PNRR. Verrà quindi finanziato il “Sostegno al sistema di produzione per la transizione ecologica, le tecnologie a zero emissioni nette e la competitività e la resilienza delle catene di approvvigionamento strategiche”.
Dunque, tutti i progetti in grado di realizzare una maggiore efficienza energetica. Ma anche gli investimenti che prevedano un uso efficiente delle risorse o un miglioramento dei processi produttivi esistenti, durante l’esecuzione dell’attività d’impresa. L’obiettivo? La tutela ambientale, anche attraverso l’implementazione di soluzioni tecnologie.
Le imprese manifatturiere e il Fondo per la transizione industriale
Possono presentare domanda tutte imprese che operano sul territorio nazionale, indipendentemente dalla dimensione. Dovranno risultare regolarmente costituite, nonché iscritte e attive nel Registro delle Imprese.
I beneficiari dovranno, poi, essere nel pieno e libero esercizio dei propri diritti, e svolgere un’attività manifatturiera, ricompresa nella sezione C, ATECO 2007 (rectius: ATECO 2025, dal 1° gennaio).
Non sono ammesse le imprese in difficoltà, secondo la definizione del Regolamento GBER. Né tantomeno quelle che si trovano in una condizione societaria non stabile (liquidazione, fallimento etc). Escluse anche le destinatarie di procedure concorsuali in corso o di sanzioni interdittive (o reati specifici a carico dei rappresentanti).
L’agevolazione è poi preclusa alle compagini “morose” nei confronti della Commissione europea o del MIMIT, così come a quelle che hanno ricevuto e, successivamente, non rimborsato o depositato in un conto bloccato, aiuti giudicati illegali o incompatibili. In linea di massima, quindi, tutte le realtà societarie escluse dai finanziamenti pubblici.
Altri 400 milioni dalle risorse PNRR
I contributi a fondo perduto sosterranno programmi di investimento a tutela dell’ambiente, favorendo così l’adeguamento del sistema produttivo nazionale alle politiche europee. Si punta, quindi, all’efficientamento energetico, implementando nuovi processi o utilizzando macchinari e impianti in grado di utilizzare materie prime e riciclate.
Le risorse ammontano a 400 milioni, a valere sul PNRR. La metà è destinata alle imprese energivore. Quelle, cioè, che risultano inserite nell’elenco CSEA (Cassa per i servizi energetici e ambientali).
Inoltre, una quota di almeno il 40% andrà ai progetti da realizzare nel Mezzogiorno – quindi nelle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia.
Fondo per la transizione industriale: contributi fino al 45%
Le spese dovranno rientrare in un range compreso tra i 3 e i 20 milioni di euro. Dunque, progetti di un certo rilievo, la cui realizzazione dovrà partire solo dopo la presentazione della domanda. E concludersi entro 36 mesi dalla data di concessione del contributo. Più eventuali proroghe non superiori ad altri 12 mesi.
L’agevolazione consiste in un contributo a fondo perduto, con percentuali variabili in base alle spese, non indicate però nel Decreto istitutivo del 2022. Si fa infatti riferimento all’articolo 36 del Regolamento GBER. Dunque, un contributo che copre fino al 30% delle spese relative al miglioramento dell’efficienza energetica, maggiorato per le piccole e medie imprese (+20% e +10%).
Inoltre, si terrà conto anche dell’area geografica, con un aumento del 15% in specifici casi. L’agevolazione copre dal 30 al 45% (più eventuali maggiorazioni) nel caso di efficientamento delle risorse, mentre è variabile per gli investimenti che modificano il processo produttivo.
Le spese per gli investimenti previste dal Fondo
Sono agevolate le spese per la realizzazione di programmi di investimento e per la formazione. I primi dovranno intervenire su un processo produttivo già esistente all’interno della struttura produttiva prescelta. Dovranno, cioè, favorire una riduzione dell’utilizzo di risorse, anche tramite il riuso, il riciclo o il recupero di materie prime o l’uso di materie prime riciclate.
Le voci di costo saranno ammesse solo se “strettamente funzionali alla realizzazione dei programmi di investimento”. E con le risorse potranno essere realizzate immobilizzazioni relative a suolo aziendale (non più del 10% del totale) ed opere murarie (non più del 40%). Sono agevolate anche le spese per impianti e attrezzature nuove, programmi informatici, brevetti, licenze, know-how, beni acquisiti tramite leasing.
Il Fondo per la transizione industriale agevola la formazione
Con riferimento, invece, alla formazione del personale, sono finanziate le spese per iniziative in grado di accrescere le conoscenze nelle tecnologie green. Questo, con l’obiettivo ultimo di realizzare un maggior efficientamento energetico. In ogni caso, alle “competenze” potrà essere destinato al massimo un decimo del totale per la realizzazione dei programmi di investimento.
Tra le spese ammesse, quelle per le ore di partecipazione dei formatori e i relativi costi di esercizio, dunque viaggio e alloggio. Ma anche materiali e forniture, servizi di consulenza, ammortamento degli strumenti e delle attrezzature. A condizione che questi ultimi siano funzionali al progetto d’investimento.
Come accedere al Fondo transizione industriale?
Lo sportello aprirà il prossimo 5 febbraio, con chiusura alle ore 12.00 dell’8 aprile 2025. È prevista una procedura valutativa a graduatoria, quindi indipendente dal giorno di invio della domanda. Verrà infatti stilato un elenco, dopo che il Soggetto Gestore (Invitalia) avrà verificato requisiti e condizioni di ammissibilità.
Si terrà conto della coerenza del programma con le finalità ambientali, la “cantierabilità” e la pertinenza delle spese ammissibili. Verrà preso in esame anche il costo complessivo del progetto, in relazione alle caratteristiche e alla sua validità economica.
È molto importante presentare una relazione tecnica chiara e completa, indicando gli aspetti operativi ed economici del progetto. Evidenziando, inoltre, la conformità delle misure di efficienza energetica e di uso efficiente delle risorse. A ciascun programma sarà assegnato un punteggio e, nel caso di ex aequo, si preferirà quello con il contributo agevolativo inferiore.
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