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Pnrr oltre il 2026, spunta un “veicolo” per i fondi non spesi


La premessa è d’obbligo. Il Pnrr per l’Italia si sta dimostrando una storia di successo. Fino ad oggi tutti gli obiettivi sono stati centrati e il Paese ha già incassato sei rate. E anche la spesa sta accelerando. Un dato certificato da Sauro Mocetti della Banca d’Italia che ieri, durante la presentazione dell’Osservatorio congiunturale dell’Ance, ha presentato uno studio che mostra come, fatti pari a 100 i bandi finanziati dal Pnrr, 22 cantieri sono stati chiusi, 33 sono stati avviati e 45 sono ancora in attesa. Ma tra quelli avviati in un anno il Sal medio (lo stato di avanzamento lavori), è passato dal 37% all’85%. Di questo passo, insomma, entro giugno del 2026 tutti i cantieri aperti saranno probabilmente portati a termine. E su questo la Presidente dell’Ance Federica Brancaccio, ha voluto rivolgere il suo plauso alle imprese di costruzione e al sistema Italia che si è dimostrato in grado di assorbire e gestire un piano di investimenti di 194 miliardi, 108 dei quali relativi all’edilizia. Fino al 31 ottobre dello scorso anno, la spesa messa a terra è stata di 58,7 miliardi, 32 dei quali (il 54 per cento) in capo al settore delle costruzioni. La domanda, insomma, è cosa accadrà a quel 45 per cento di cantieri non ancora avviati? C’è ancora il tempo tecnico necessario per chiudere tutte le opere?

LA RISPOSTA

La risposta a questa domanda, in realtà, l’ha già fornita il governo. Il ministro per il Pnrr, Tommaso Foti, proprio per risolvere il nodo della spesa residua, ha annunciato da tempo una nuova rimodulazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. In una intervista al Mattino, il ministro aveva spiegato che è in corso un complesso monitoraggio di tutte le misure in essere per vedere quali stanno funzionando e quali invece devono essere ripensate. Ieri Foti ha incontrato a Bruxelles il Commissario Raffaele Fitto, in un incontro che ha definito «proficuo» proprio su Pnrr e coesione. La rimodulazione dovrebbe prendere corpo il mese prossimo. In che modo si agirà? Gli strumenti che saranno messi in campo saranno per la maggior parte gli stessi utilizzati da Fitto nella prima rimodulazione. Ci saranno stralci di opere che dati i tempi stretti sono considerate ormai difficilmente realizzabili, come alcuni lotti dell’alta velocità Salerno-Reggio Calabria. E ci saranno rimodulazioni per rendere più coerenti gli obiettivi con le risorse e con i tempi a disposizione. Ma la vera novità potrebbe essere un’altra. L’ha accennata ieri parlando all’Ance, Davide Ciferri, coordinatore dell’unità di missione per il Pnrr del ministero delle Infrastrutture. Si sta ragionando, ha spiegato, di una interpretazione innovativa del regolamento comunitario.

Che tipo di interpretazione? Una strada che ha già in qualche modo battuto la Spagna. La creazione di una serie di veicoli ai quali assegnare le risorse per la realizzazione degli interventi. L’obiettivo, insomma, si considererebbe realizzato nel momento in cui i soldi sono trasferiti al veicolo. Un passaggio che dovrebbe avvenire entro giugno del 2026 in modo da non “sforare” la scadenza legale del il Pnrr. Ma poi il veicolo avrebbe più tempo per utilizzare le risorse per i cantieri e gli altri investimenti. Ma perché questo meccanismo possa essere accettato dalla Commissione europea, sarà necessario che questi veicoli prendano una serie di impegni stringenti e vincolanti sull’esecuzione dei lavori. Ovviamente non si tratterebbe di una “eccezione” per l’Italia, ma di un meccanismo che dovrebbe valere per tutti i Paesi.

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LE REAZIONI

L’idea è stata accolta molto positivamente dall’Ance. Per il vice presidente Piero Petrucco si tratta di una strada condivisibile. E che, magari, potrebbe essere utilizzata per dirottare una parte dei fondi del Pnrr sia sulla riqualificazione energetica degli edifici che sul Piano casa al quale Ance e Confindustria hanno lavorato a braccetto con lo stesso governo. Per le imprese di costruzione è importante, del resto, capire cosa accadrà dopo il 2028, quando il Pnrr sarà finito e saranno esauriti anche i suoi effetti di trascinamento. Negli ultimi anni grazie al Superbonus e ai soldi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, il settore ha trainato l’intera economia nazionale. Ma la stagione dei bonus è finita, e quella dei fondi europei volge al termine. Per quest’anno le stime dell’Ance, parlano di un calo del 7 per cento per le costruzioni. Un calo che sarà trainato dal meno 30 per cento del settore delle ristrutturazioni edilizie per la fine degli incentivi statali. Per ridare benzina a uno dei motori del Pil italiano, insomma, il settore chiede certezze sulle politiche dei prossimi anni.

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