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Criminali di guerra, ci insegnate come polverizzate Gaza?


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Un convegno di due giorni intitolato ‘Affrontare l’antisemitismo, creare la resilienza’. Si terrà per due giorni, lunedì 3 e martedì 4 febbraio, in Palazzo Alberti, via de’ Benci, pieno centro di Firenze. Un’iniziativa che però sta suscitando fortissime proteste, sia per le modalità con le quali saranno affrontati alcuni argomenti che per i relatori che parteciperanno allo stesso convegno.

“Via i criminali di guerra da Firenze”, si legge in un volantino diffuso da ‘Firenze per la Palestina’. “Un’iniziativa altamente offensiva per Firenze città di pace. I relatori israeliani sono personaggi che in varie forme collaborano con l’esercito israeliano. Cosa vengono ad insegnarci? Ci spiegheranno come Israele ha polverizzato Università e scuole a Gaza? Il colonnello Moshe Farchi, responsabile della salute mentale nell’esercito israeliano, ci dirà come insegna al cecchini israeliani come sparare alla testa di bambini e donne palestinesi liberamente e senza rimorsi? Il dottor Moran Bodas, psicologo del Ministero della Difesa israeliano, ci dirà come insegnare che i detenuti palestinesi si possono torturare perché sono solo ‘animali umani’, come li definisce il loro premier?”, si legge tra le altre cose nel volantino, dove si annuncia una protesta per domattina, in via de’ Benci, zona Santa Croce, per lunedì mattina alle 8:30.

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Tra gli altri, al convegno dovrebbe partecipare anche il console onorario di Israele Marco Carrai, più volte contestato dagli attivisti in quanto anche presidente della Fondazione Meyer, l’ente che raccoglie i fondi per l’ospedale pediatrico fiorentino. Nei giorni scorsi anche il sindaco di Sesto Fiorentino, Lorenzo Falchi, ha chiesto che il console sia rimosso da quell’incarico, perché “rappresentante uno Stato che ha ucciso 17mila bambini”.

Il convegno è stato annunciato dall’Università Israeliana di Tel Aviv e ha suscitato forti proteste anche in ambiente universitario e studentesco. Tra l’altro ad aumentare le polemiche è successo un fatto: nella descrizione del convegno, foto sotto, è apparso il simbolo dell’Unifi, cioè dell’Università di Firenze, che invece nei giorni scorsi ha smentito.

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In merito all’evento “organizzato a Firenze dalla Tel Aviv University, l’Università di Firenze comunica di non aver collaborato in alcun modo all’iniziativa e di non aver autorizzato l’utilizzo del proprio logo. All’evento parteciperà una docente, a titolo personale, nell’ambito della sua attività di ricerca. L’Ateneo ribadisce con fermezza il proprio impegno verso il dialogo quale strumento indispensabile per il confronto e la crescita e condanna ogni posizione che ostacola il cammino verso una pace autentica e duratura”, ha voluto fare sapere l’ateneo fiorentino, prendendo le distanze dall’iniziativa.

“Tra i relatori di questo convegno troviamo ufficiali dell’esercito israeliano e professionisti che collaborano col Ministero della Difesa di Israele, paese i cui vertici sono sotto accusa per crimini contro l’Umanità. Da molto tempo assistiamo alla progressiva identificazione tra ebrei e Stato di Israele, per cui ogni critica a questo Stato viene in modo automatico definita come antisemitismo. Questa accusa è una potente arma per screditare ogni contestazione politica ed è stata usata spesso, con macabra ironia, anche contro attivisti ebrei, che si vedono dunque, come tanti altri, dolorosamente denigrati per l’espressione del proprio pensiero. Firenze per la Palestina ricorda che l’antisemitismo è cosa tragica e seria e non lo si estirpa riempiendosene la bocca ed inflazionandone il termine”, si legge ancora nel comunicato diffuso.

Nei giorni scorsi è stata lanciata on line anche una raccolta di firme per protestare contro il convegno. “Il convegno nasconde gravi criticità di natura politica, etica e accademica, che ci impongono di prendere una posizione netta e di condannare con forza tale iniziativa. Uno degli aspetti più problematici di questo evento è che risulta proporre una sovrapposizione fra antisionismo e antisemitismo. Una equiparazione che strumentalizza in modo cinico la lotta contro l’antisemitismo, svuotandola del suo significato storico e universale. Criticare Israele come Stato coloniale che commette crimini di guerra e violazioni sistematiche dei diritti umani, come affermato a più riprese da molte istituzioni internazionali come Nazioni Unite, Corte internazionale di giustizia e Corte penale internazionale, non è antisemitismo: è una necessità morale. L’opposizione a Israele portata avanti da molti settori della società civile non avviene in quanto Stato ebraico, bensì in quanto entità coloniale che porta avanti una segregazione de facto. Riteniamo quindi particolarmente pericoloso che nelle Università si diffonda una lettura che permette a Israele di coprire i suoi crimini con lo scudo dell’antisemitismo. Come è infatti ben noto, la sovrapposizione tra antisionismo e antisemitismo è una strategia della propaganda sionista per mettere a tacere ogni critica alle politiche di occupazione, apartheid e genocidio perpetrate nei confronti del popolo palestinese”, si legge nel documento pubblicato on line, che sottolinea anche le “complicità della Tel Aviv University con l’occupazione israeliana”. Diverse sigle studentesche si uniranno alla protesta di lunedì 3 febbraio in via de’ Benci.

Fondazione Meyer, è scontro: “Sostituite il console di Israele Carrai”



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