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Companion – Trova qualcuno fatto apposta per te


L’utilizzo scellerato dell’intelligenza artificiale, l’incapacità di instaurare autentiche relazioni umane, l’avidità e la ricerca del potere ad ogni costo, colpi di scena e una sana dose di ironia. Questi sono gli ingredienti che abbiamo trovato in “Companion“, pellicola scritta e diretta da Drew Hancock e prodotta da Zack Cregger (già regista del sorprendete “Barbarian“). Il risultato finale ? Una gran confusione…ma dannatamente divertente. Anche questa volta vi raccontiamo le nostre impressioni concedendoci qualche piccolo spoiler


Un epilogo già chiaro dai trailer promozionali

«Nella mia vita ho vissuto due momenti di pura felicità. Il primo quando ho conosciuto Josh… e il secondo quando l’ho ucciso». Si apre così “Companion“, con una voce fuori campo di Iris (Sophie Thatcher) in una sequenza che si svolge in un supermercato. La sentiamo pronunciare quelle parole mentre trascina il carrello con la spesa, nel momento che cambierà per sempre la sua vita: l’incontro con Josh (Jack Quaid), preludio di una relazione tossica il cui esito è chiaro fin dall’inizio.

Vi avevamo preannunciato qualche piccolo spoiler e vi sentiamo già inveire contro lo schermo. Posate l’ascia, il finale di “Companion” ci viene raccontato nei primi minuti del film e lo trovate anche nei trailer di promozione. Sappiamo già come andrà a finire la storia d’amore tra Iris e Josh ma, mai come in questo caso, quello che conta è il percorso e non il fine.

Iris e Josh, una coppia apparentemente perfetta

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Josh e Iris sembrano incarnare il prototipo della coppia ideale: giovani, affascinanti, benestanti e perfetti agli occhi di chi li osserva. Insieme ad altre due coppie, vengono invitati a trascorrere un weekend in un meraviglioso chalet che affaccia su un lago, proprietà di Sergey (Rupert Friend), un enigmatico e facoltoso magnate russo.

Quella che inizia come una vacanza da sogno prende presto una piega inquietante. La situazione precipita quando Sergey tenta di molestare Iris. In un turbinio di eventi drammatici emergono crepe profonde nella relazione tra i due protagonisti e le reali intenzioni celate dietro la maschera patinata della vacanza da sogno. Josh si rivela un sociopatico manipolatore, mentre Iris nasconde un segreto (neanche troppo) sorprendente: la donna non è umana ma un robot, un’intelligenza artificiale programmata per recare piacere sessuale al suo proprietario.

Amici di MegaNerd.it, se pensate che vi abbiamo raccontato tutto del film vi sbagliate di grosso. Questo è solamente l’incipit di una storia che si sviluppa in 97 minuti dal ritmo serratissimo. In “Companion” ne succedono veramente di tutti i colori tanto che, ad un certo punto, diventa assai complicato tenere il filo. Di sicuro non correrete il rischio di annoiarvi, e questo è il pregio migliore (forse l’unico ?) di tutta la pellicola.

Un futuro nemmeno troppo distante

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Companion è ambientato in un futuro quanto mai vicino alla nostra realtà. Negli Stati Uniti hanno già progettato chatbot che offrono servizi di psicoterapia, fungendo da assistenti premurosi sempre disponibili all’ascolto dei loro pazienti. Non è dunque fantascienza immaginare l’evoluzione di queste tecnologie in uno “scopabot”, l’evoluzione in versione 2.0 della bambola gonfiabile, una macchina pensata per soddisfare i bisogni sessuali di chi è solo o di chi desidera vivere esperienze nuove e alternative.

Drew Hancock scrive e dirige una storia che ha cominciato a sedimentare nella sua testa quattro anni fa, in piena pandemia. Vederla oggi realizzata – grazie alla produzione di Zach Cregger, già regista del sorprendete e fortunato thriller\horror “Barbarian” (2022) –  è un’esperienza che lui stesso ha definito «pazzesca e surreale», sopratutto se si considera che questo film rappresenta per il regista statunitense il debutto assoluto alla regia di un lungometraggio.

Hancock realizza una storia di fantascienza in cui rielabora le tre leggi della robotica di Asimoviana memoria. Iris è un essere artificiale inconsapevole della propria natura. I suoi ricordi, inclusa la scena iniziale che costituisce il “link emotivo” con il suo partner, sono interamente impiantati e privi di autenticità. È programmata per obbedire agli ordini impartiti dagli essere umani ma, questi, hanno confini e limiti ben precisi. Quando percepisce il deteriorarsi della relazione con Josh, l’algoritmo con il quale è programmata entra in crisi e, pur di preservare la relazione con Josh, Iris si dimostra disposta a tutto, anche ad infliggere danno al prossimo.

Companion assume tinte da thriller con sfumature horror quando il soggiorno nell’elegante baita sul lago si trasforma in un bagno di sangue inizialmente non prevedibile. Di fronte al pericolo, Iris sarà costretta a lottare per la propria sopravvivenza, anche se ciò significherà eliminare chiunque rappresenti una minaccia per lei.

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“Companion” è anche una diverte commedia. Hancock si diverte a ironizzare sugli stereotipi dei giochi di ruolo, immaginando un automa personalizzabile in modo estremamente flessibile: dalla scelta del colore degli occhi e della lingua supportata fino al tono di voce. Non mancano parametri come destrezza, intelligenza, forza fisica e, soprattutto, livello di aggressività.

Chiunque abbia passato ore a calibrare gli attributi del proprio avatar in un gioco di ruolo sa quanto sia facile perdere il controllo, magari ritrovandosi con un personaggio troppo aggressivo o, al contrario, eccessivamente remissivo di fronte alle quest più impegnative. In “Companion, questa dinamica viene rappresentata con irresistibile ironia, regalando momenti decisamente spassosi.

Thriller, Fantascienza, Commedia romantica e poca originalità

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Drew Hancock si muove tra una moltitudine di generi  – dalla fantascienza al thriller, dall’horror alla commedia sentimentale  – in una continua e affannosa ricerca di originalità, che purtroppo non riesce mai a raggiungere. Il tema della tecnologia pensata per facilitare le relazioni umane, ma che finisce per amplificare la nostra sociopatia, risulta oramai un cliché abusato e privo di freschezza. Paradossalmente, il personaggio più autentico e umano del variopinto circo di “Companion è proprio l’entità artificiale, progettata per incarnare la nostra idea di individuo perfetto.

Sembra quasi che l’uomo sia stato capace di trasferire la propria umanità all’interno di una macchina, come in una sorta di trasfusione, lasciandolo ridotto ad un guscio privi di empatia. Un concetto interessante, certo, ma per nulla originale.

“Companion” si presenta come un mash-up piuttosto esplicito, ispirato da dinamiche già esplorate in altre opere cinematografiche. Impossibile non pensare a “M3gan” (2022), il thriller/horror diretto da Gerard Johnstone, il cui sequel è atteso per il 2025. Qui una bambola robot, progettata per essere un’amica e assistente per i bambini, diventa pericolosamente aggressiva verso chiunque minacci la sua giovane “proprietaria”.

Il tema degli abusi sessuali perpetrati da figure che ricoprono posizioni di potere trova invece spazio in “Blink Twice” (2024), un thriller riuscito diretto da Zoë Kravitz, anche lei al debutto da regista in un lungometraggio. La pellicola racconta di un magnate che invita i suoi dipendenti in una lussuosa tenuta per un fine settimana durante il quale vengono commessi orribili abusi nei confronti delle donne.

Sebbene difetti in fantasia, “Companion” non è un brutto film. Drew Hancock porta a casa il risultato grazie, sopratutto, all’ottima performance attoriale di Jack Quaid e Sophie Thatcher, interpreti che sanno cambiare velocemente il timbro, dalla commedia romantica a toni più cupi e drammatici. Sopratutto, “Companion”, con i suoi ribaltoni narrativi, è un’ottima pellicola di intrattenimento che, siamo sicuri, non mancherà di divertirvi.

“Companion” è in sala a partire dal 30 gennaio, distribuito da Warner Bros Pictures.

CompanionCompanion

Companion

Anno: 2025

Paese: USA

Regista: Drew Hancock

Cast:
Sophie Thatcher
Jack Quaid
Lukas Gage
Megan Suri
Harvey Guillén
Rupert Friend

Durata: 97 minuti




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