Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#adessonews
#finsubito
#finsubito video
Agevolazioni
Asta
Bandi
Costi
Eventi
Informazione
manifestazione
Sport
Vendita immobile

Conto e carta difficile da pignorare

anche per aziende e pos

Filippini In Italia: Condizioni Oggi


“Dentro il mio lavoro l’attuale diaspora del popolo filippino, sparso in tutto il mondo, si connette con la storia coloniale del suo Paese. Ma poi c’è anche un livello più personale: ho voluto scrivere la mia lettera d’amore a mia mamma. Anche lei ha lavorato come collaboratrice domestica in Medio Oriente per un po’ di anni mentre io crescevo altrove”. Il paradosso che sta dentro questa condizione – lavorare nelle case e coi figli di estranei, che poi diventano meno estranei, mentre i propri figli li cresce qualcun altro – è uno dei motori che ha avviato la rivoluzione che sta dentro l’arte di Liryc Dela Cruz, che si esprime tra l’altro con Il mio filippino, opera multimediale in progress che esplora i temi del colonialismo e si propone di decolonizzare il nostro modo di guardare le persone. Nato a Mindanao, ora residente a Roma, si muove tra i linguaggi visivi ed è considerato uno degli esponenti di spicco del cosiddetto slow cinema. Dela Cruz sarà al Festival di Berlino 2025 (nella sezione Perspectives) con il film, Come la notte, che racconta il confronto fra tre fratelli filippini, tutti lavoratori domestici in Italia, che si ritrovano nella villa ereditata dalla sorella maggiore. Siamo molto curiosi di scoprire l’effetto che farà. Ma torniamo alla chiacchierata, a dove eravamo rimasti, perché moltissimi italiani l’hanno sentita pronunciare, la frase “il mio filippino”, o potrebbero aver detto di aver “avuto un filippino”, oggi magari un po’ meno perché gli anni Venti del duemila non sono gli 80, i 90 e neanche i duemila: sembra impossibile ma i pensieri si muovono, le parole cambiano e con loro, si spera in meglio, anche la mentalità e lo sguardo. Ma c’è molta strada da fare. Chi lo sa o pensa mai, tra noi, per esempio, che le Filippine – da cui viene magari una persona che lavora a casa nostra o nei nostri uffici – sono state colonizzate dagli spagnoli ma poi anche invase dal Giappone e dagli Stati Uniti? Eppure per conoscere le persone, tutte, compresi noi stessi, bisogna conoscere la storia. “Noi filippini non possiamo prescindere dalla nostra identità di schiavi. Soprattutto in Occidente, filippino è sinonimo di care worker, uomo o donna delle pulizie. Sono molto orgoglioso del fatto che il mio popolo si prenda cura del mondo, essere ospitali e gentili fa parte della nostra cultura. Ma mi chiedo se non sia possibile un altro immaginario che riguardi il corpo dei filippini”.

pinterest

Pietro Bertora

Quando questa domanda diventa più incalzante?
Quando sto con i miei connazionali filippino-italiani di prima e seconda generazione. Mi raccontano sempre di qualche problema legato a questo stereotipo e di come, nei Paesi occidentali, ci si aspetta che siano. Anche se non lavorano più come collaboratori domestici, subiscono ancora uno stigma che impedisce di costruirsi un’altra identità. Filippino è un popolo, non un lavoro. Ho sentito frasi come “il mio filippino è peruviano”.

Come accelerare il superamento di questa mentalità?
È come un confine che va oltrepassato, e proprio ora stiamo iniziando a creare una resistenza, non solo individuale ma collettiva, che però soprattutto in Italia e negli Stati Uniti è appena iniziata, perché i filippini quando arrivano in questi Paesi sono molto vincolati dal legame coloniale molto forte, creato anche dal cattolicesimo, che dice “devi essere tranquillo, gentile, e se sei in un Paese che ti dà lavoro non puoi resistere, devi dire sì”. La creazione di questa identità ha compromesso la formazione di un nuovo immaginario e di nuove possibilità di essere.

E dove può accadere il cambiamento?
In spazi neutri dove possiamo farlo, dove i bianchi non siano in una posizione dominante, come invece accade di fatto ancora nelle città. Il mio progetto vuole essere uno di quegli spazi, in cui le dinamiche del potere funzionano in un altro modo e la gente può diventare più immaginativa e sensibile.

Cosa non viene considerato nel dibattito sull’immigrazione e l’acquisizione della cittadinanza italiana?
Quando mia nonna ha lasciato il suo Paese, sia la sua mente che il suo corpo volevano che il Paese di approdo si sviluppasse e migliorasse, si evolvesse. A volte chiedo ai filippini che vivono in sud Italia: avete un salario molto basso, perché state ancora qui e non cambiate Stato? E loro rispondono: perché qui abbiamo trovato la nostra casa, e vogliamo contribuire al miglioramento di questo Paese, perché se migliora anche noi staremo meglio. Nel suo pensiero comune la gente pensa che chi arriva rubi il lavoro, e non che possa avere questo tipo di aspirazioni, che il luogo dove vivono produca sviluppo, opportunità ma sia anche un territorio di cui prendersi cura.

Gestione Bed & Breakfasts

Finanziamenti Bed & Breakfasts

Cosa significa decolonizzare?
Ricentrare i privilegi e le narrative e creare strumenti che diano più visibilità e diritti alle persone schiavizzate e colonizzate
. È un processo che sto ancora imparando, lungo, forse nel corso di una vita potremo costruire degli strumenti utili, ma non vedrò un mondo decolonizzato.

E da dove si inizia?
Dall’autocura. Si inizia decolonizzando se stessi. Se posso condividere una cosa molto personale, alla base della realizzazione di Come la notte… Tre anni fa stavo parlando con mia sorella e a un certo punto le ho chiesto scusa. Perché crescendo le si è scurita la pelle molto più che a me e a nostra cugina. Eravamo ragazzini e allora nessuno mi disse “Liryc, tua sorella ha la pelle da nera”, ma ho sempre scelto mia cugina. Era la mia preferita, le stavo appiccicato come fosse più che una sorella, era solo con lei che volevo giocare, perché nei media, nella società in cui crescevamo, era il bianco della pelle a essere desiderabile, e chi era mestiza, meticcia, non lo era. Questa idea è costata la distanza tra me e mia sorella, che per anni si è sentita bullizzata, rifiutata. Negli istituti, nelle accademie, si pensa solo all’aspetto macro, ma l’eredità coloniale si infiltra davvero tanto nel personale, trapassa le famiglie. E in definitiva, è la somma delle micro esperienze individuali a creare il quadro d’insieme.

group of people sitting around a table with bowls of food outdoorspinterest
Courtesy Liryc Dela Cruz

Una scena di Come la Notte di Liryc Dela Cruz

castpinterest
Cast: Jenny Llanto Caringal, Tess Magallanes, Benjamin Vasquez Barcellano Jr. /

Una scena del film Come la notte di Liryc Dela Cruz. prodotto da pelircula, Il Mio Filippino Collective, Ozono e coprodotto da Reckless Natarjan Pictures



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Carta di credito con fido

Procedura celere

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi