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Banche in fuga dall’Umbria, quali sono le conseguenze


Il panorama delle banche in Umbria si sta trasformando in una distesa desolata di bancomat fuori uso e serrande abbassate. La lenta agonia degli sportelli fisici sta restringendo sempre di più la possibilità per cittadini e imprese di accedere a servizi fondamentali.

A fine 2024, il 35% dei comuni si ritrova senza nemmeno una banca, lasciando a piedi almeno 50 mila residenti e mettendo in difficoltà oltre 3.200 aziende, che ora devono fare i conti con un servizio sempre più evanescente.

Il ridimensionamento del sistema delle banche

In un solo anno, l’Umbria ha visto sparire il 4,3% degli sportelli bancari. Oggi, 32 comuni sono ufficialmente terra di nessuno per le banche, mentre altri 24 sono in bilico. Se la tendenza continua, un’ampia fetta del territorio si ritroverà a fare i conti con la finanza solo tramite lo schermo di un computer o con il viaggio della speranza fino alla filiale più vicina. Nell’ultimo trimestre del 2024, altre tre comunità hanno visto sparire l’ultimo sportello rimasto, portando a 32 su 92 il numero dei comuni completamente esclusi dal sistema bancario.

Dal 2015, gli istituti di credito hanno ingranato la marcia della ritirata: Intesa Sanpaolo ha tagliato otto filiali, la Cassa di Risparmio di Orvieto ne ha sacrificate cinque, Banco Desio e della Brianza quattro, mentre Monte dei Paschi di Siena, Bper, Unicredit e Nuova Banca dell’Etruria e del Lazio hanno ridotto di una ciascuna. Se il ritmo di chiusura non cambia, altri 56 comuni potrebbero restare completamente a secco di sportelli, trasformando l’accesso ai servizi bancari in una corsa a ostacoli.

A livello nazionale, il bollettino delle chiusure è impietoso: il numero di sportelli è sceso sotto quota 20.000 per la prima volta. Nel 2024, 508 filiali hanno abbassato definitivamente la serranda. Il fenomeno, però, non è stato democratico. L’Umbria ha incassato un meno 4,3%, battuta solo dalla Valle d’Aosta (-7,5%) e dalla Sardegna (-3,9%), mentre in regioni come Emilia-Romagna e Calabria i tagli sono stati più blandi. Un’Italia a doppia velocità, con alcune zone in cui la banca sta diventando un lontano ricordo e altre in cui ancora resiste.

Impatti concreti su cittadini e imprese

Senza uno sportello a portata di mano, anche prelevare due spicci diventa un’impresa. Le aziende locali, già alle prese con una burocrazia infinita, si ritrovano a combattere anche contro la scomparsa delle banche, fondamentali per il credito e i pagamenti. Oggi, 3.200 attività arrancano in territori dove una filiale è solo un ricordo. E la situazione non migliora: in un anno, altri 5 mila cittadini si sono ritrovati senza un istituto di riferimento, portando a un aumento del 10%, mentre il numero di imprese colpite è salito del 9,7%.

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Con gli sportelli chiusi a catena, il numero di comuni completamente abbandonati dal sistema bancario è esploso: sono ormai 3.381, con un aumento di 101 rispetto all’anno scorso. Significa che il 42% dei comuni italiani vive in una sorta di deserto finanziario, con 11 milioni di cittadini che si trovano tagliati fuori dai servizi bancari tradizionali. Un’emorragia silenziosa che colpisce le realtà più piccole, lasciando dietro di sé solo macchinette automatiche e sportelli digitali che non sempre riescono a rimpiazzare il contatto umano.

Home banking e resistenze al digitale

Gli umbri si stanno adattando al digitale, ma non senza qualche resistenza. Il 60% si è ormai abituato all’home banking, un dato in linea con il resto del paese, ma non basta un’app per convincere tutti: sei su dieci preferiscono ancora guardare negli occhi un operatore piuttosto che affidarsi a uno schermo. Allo stesso tempo, aumentano coloro che dirottano i loro risparmi verso le Poste, passati dal 10,6% al 14,2% in un solo anno.

Sul fronte nazionale, più della metà degli italiani (55%) si destreggia con l’internet banking, ma il confronto con l’Europa lascia a desiderare: la media UE è del 67,2%. La spinta verso il digitale è inarrestabile, ma tra accessibilità e diffidenza il cammino è tutt’altro che lineare.

L’insoddisfazione della popolazione e le prospettive future

Senza filiali, restare nei piccoli centri diventa un’ipotesi sempre più improbabile, con effetti a catena sull’intero tessuto sociale e produttivo. Se questo andazzo continua, altri 59 mila residenti e 4.200 aziende potrebbero finire in un limbo finanziario senza nemmeno un banco a cui bussare.

Gli esperti avvertono: il peggio potrebbe non essere ancora arrivato. Le banche sono sempre più ossessionate dal taglio dei costi e pronte a sacrificare filiali senza troppi scrupoli. Le fusioni tra istituti rischiano di accelerare questo processo, creando vere e proprie zone franche senza servizi bancari. Il colpo più duro lo incasseranno le comunità più piccole e le fasce di popolazione più fragili, costrette a rincorrere un’operazione bancaria come fosse un miraggio.



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