Un molisano straordinario, a cui la sua terra deve molto. La sintesi di Gianni Letta, per antonomasia “sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri”, descrive Giacomo Sedati con disarmante onestà intellettuale. Quella che non sempre il Molise (in particolare con le sue istituzioni) ha saputo dimostrare nei confronti del ministro dell’Agricoltura partito da giovanissimo sindaco di Riccia, parlamentare dalla prima legislatura repubblicana ininterrottamente fino al 1984, anno della morte.
Nel “viale delle eccellenze” del Convitto Mario Pagano di Campobasso da ieri una targa ricorda Sedati. «Di antica famiglia molisana di Riccia, insieme alle sorelle Carmen e Virginia e al fratello Pietro, medaglia d’oro al merito della sanità pubblica – è scritto nella targa –, compi ì suoi studi liceali in questo convitto. Parlamentare della Repubblica dal 1948 fino alla sua scomparsa, sindaco, sottosegretario di Stato, alto commissario per il Vajont e ministro, fu anche tra i principali protagonisti dello sviluppo economico e sociale del Molise e nel 1963 della nascita della regione. Servì con lealtà e onore le istituzioni avendo sempre come obiettivo primario il bene comune. La rettitudine morale e il rispetto per gli avversari contraddistinsero il suo lungo percorso politico assicurandogli la stima e l’affetto del popolo molisano».
Alla cerimonia, che è stata aperta dalla rettrice del Convitto Rossella Gianfagna, oltre ai familiari di Sedati, erano presenti tutte le autorità locali. Tra queste il presidente della Regione Francesco Roberti e i suoi predecessori Paolo Frattura e Michele Iorio. Presenti anche rappresentanti delle forze dell’ordine e moltissimi studenti.
Dopo aver scoperto la targa, in memoria di un uomo – ha sottolineato la rettrice – da indicare ad esempio alle nuove generazioni, il saluto del governatore: «L’onorevole Sedati che, così come coloro che sono stati i protagonisti della classe politica molisana di quegli anni, è stato un politico lungimirante, vicino alle esigenze dei cittadini, sempre dalla parte dei più bisognosi. Sedati ha fatto tanto per il mondo agricolo molisano negli anni in cui, grazie al lavoro degli agricoltori, si reggeva l’economia della nostra regione. Noi dobbiamo prendere esempio da quella classe politica e da persone come Giacomo Sedati per il lavoro per il nostro Molise», ha concluso Roberti.
Quindi, l’evento nell’aula magna con i contributi, fra gli altri, del prof Unimol Giuseppe Pardini. Le conclusioni sono state affidate a Gianni Letta. Sedati, ha detto, «ha segnato un’epoca, ha segnato la stagione della buona politica e a lui dobbiamo essere riconoscenti. È stato uno straordinario rappresentante di questa terra e di questa popolazione. A lui questa regione deve molto, compresa l’istituzione come entità amministrativa nel 1963 quando il Molise si staccò dal mio Abruzzo. La nascita di questa regione la si deve soprattutto all’opera, alla tessitura paziente, molto competente e comprensiva delle regioni di tutti, da parte dell’onorevole Sedati». L’ex sottosegretario di Palazzo Chigi ha ricordato infine la caratura nazionale di una figura come Sedati: «Lo sviluppo che questa regione ha avuto è molto legato al suo nome quindi mi sembra giusto rendergli onore oggi, ma è opportuno rimarcare che è stato anche un personaggio molto importante della politica nazionale. È stato un ministro dell’Agricoltura (nei governi Leone e Rumor, ndr) molto coraggioso e innovativo che ha sostenuto con molto successo le ragioni dell’agricoltura italiana in Europa ed è stato amato in tutta Italia. Andate per esempio a Belluno e a Longarone dove ancora oggi è molto popolare per quello che ha fatto, in un momento drammatico per quella popolazione, come commissario per il Vajont».
Un percorso luminoso e lungimirante, quello di Giacomo Sedati, un cammino partito proprio dallo storico istituto di istruzione del capoluogo di regione. «Tutto nasce da qui perché sia lui che i suoi fratelli, e ancora prima il padre, si sono stati formati in questa scuola. Quindi questa scuola ha avuto per tutti loro una importanza enorme», ha infatti commentato il figlio Nicola. «Mio padre nei suoi racconti familiari ricordava spesso gli anni del Convitto come gli anni più formativi della sua vita e quindi tutto è partito da questo luogo per creare quello che poi ha creato, la sua vita parlamentare, i suoi incarichi di ministro, i suoi incarichi in Italia e all’estero, portando sempre gloria e prestigio al suo Paese e al suo territorio».
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