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La politica estera italiana vista dallo Iai


di: leandro | 10 Febbraio 2025

Il Piano Mattei e il conflitto in Medio oriente sono stati i due temi al centro della riflessione, per quanto riguarda l’Africa, del Rapporto sulla politica estera italiana 2024 dell’Istituto Affari Internazionale con il supporto della Fondazione Compagnia di San Paolo, dal titolo “L’Italia nell’anno delle grandi elezioni”, che è stata l’occasione – in un dibattito con politici ed esperti – per una valutazione sui principali dossier di politica estera ed internazionale al centro dell’agenda di governo di Giorgia Meloni. Il tutto, ha ricordato Stefano Polli, vice direttore dell’Ansa, con “i fatti del 7 ottobre che hanno sconvolto tutto il quadro regionale”.

“L’attuale situazione in Medio Oriente – ha ricordato Michele Valensise, nuovo Presidente Iai – è ancora fragile e su come la tregua reggerà vi sono ancora molti punti interrogativi, ad iniziare da come verrà gestita la questione palestinese nei prossimi mesi. Si pensi alla proposta estemporanea che è stata avanzata dall’altro lato dell’Atlantico”, dal Presidente Usa, Donald Trump, per Gaza.

Anche nel 2024 il governo presieduto da Giorgia Meloni – ha spiegato l’ambasciatore Ferdinando Nelli Feroci – ha continuato a seguire un indirizzo complessivamente coerente con le tradizionali direttrici e alleanze della politica estera italiana, nonostante alcuni segnali in parziale controtendenza emersi a partire dall’estate. Nel suo insieme, l’azione dell’esecutivo ha raccolto maggiori consensi in politica estera rispetto ad altri ambiti nei quali le scelte del governo sono risultate o divisive (premierato, autonomia regionale differenziata, riforma della giustizia), o non efficaci (gestione dei flussi migratori), o esclusivamente identitarie (come per le misure in materia di sicurezza), se non inadeguate (come nel caso degli interventi sulla sanità, sulla scuola, sulla ricerca ecc.)”. E questa valutazione resta valida, ha aggiunto, “malgrado qualche errore, qualche clamoroso incidente di percorso e una certa ambiguità nei rapporti con l’Unione europea. Nonostante le contraddizioni e le tensioni che sono emerse in varie occasioni fra il pragmatismo che ha ispirato le scelte di fondo della Giorgia Meloni presidente del Consiglio e le tentazioni identitarie della Giorgia Meloni leader di Fratelli d’Italia, responsabile del principale partito di maggioranza e presidente del gruppo dei Conservatori e riformisti europei. E soprattutto malgrado la difficoltà di garantire la coerenza di azione di una maggioranza numericamente salda, ma composta da tre partiti che appartengono a tre distinte famiglie europee, e che in svariate occasioni sono apparsi in competizione fra loro.

“La Meloni ha fatto meglio in politica estera che in politica interna e quando è prevalsa la linea di partito su quella istituzionale si è visto in senso negativo per il paese, penso ai rapporti con la Ue”, ha sottolineato Marina Sereni, già vice ministro degli Esteri per il Pd. Dal canto suo Paolo Formentini, vice presidente della Commissione Affrari Esteri della Camera, Lega, ha rimarcato che “il ruolo italiano nel Mediterraneo è stato di alto profilo sia nell’approccio italiano ai due conflitti ai confini dell’Europa, quello dell’Ucraina e del medio Oriente, a cui si aggiunge un progetto concreto per l’Africa che è il Piano Mattei”.

“Al netto dei limiti evidenziati, in linea di principio il Piano Mattei rappresenta una novità significativa per la politica estera italiana su almeno due frontii: perché eleva un’azione di politica estera a iniziativa di bandiera del governo, e perché introduce un sostanziale rinnovamento dell’Africa policy italiana, adottando uno sguardo d’insieme che in passato era spesso mancato ad analoghe iniziative”, spiega il Rapporto Iai nel capitolo dedicato all’Africa, a firma di Filippo Simonelli. “Facendo seguito al vertice Italia-Africa, nel corso del 2024 si sono quindi susseguiti azioni e passaggi formali che hanno accompagnato la messa a terra del Piano. Tra febbraio e novembre si sono svolte le audizioni di soggetti rilevanti, che vanno dalla Conferenza dei rettori delle Università italiane (Crui) fino all’Associazione nazionale costruttori edili (Ance). In estate il governo ha poi pubblicato la prima documentazione relativa al Piano, contenente schede per i Paesi coinvolti e i progetti. Questi materiali sono confluiti, da ultimo, nella relazione sullo stato di attuazione trasmessa alle Camere l’11 novembre, che ha dato conto di 21 progetti, in varie fasi di attuazione. Per come è pensato e per come si è sviluppato sinora, il Piano Mattei sembra finalizzato soprattutto a rafforzare l’immagine italiana presso gli interlocutori africani, soprattutto istituzionali. Partendo da Paesi con cui esiste un rapporto bilaterale consolidato da anni, si sta portando avanti un dialogo volto a facilitare l’approdo di attività italiane sul territorio. L’approccio di fondo è stato per ora di natura principalmente verticistica, ovvero fatto di iniziative per lo più a guida governativa con un ruolo limitato per le rispettive società civili. Inoltre, ha destato qualche perplessità il mancato coinvolgimento delle controparti africane (in primis, l’Unione Africana) nella progettazione iniziale”.

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