Negli ultimi anni, la Calabria ha avviato una serie di iniziative volte a favorire l’adozione dell‘intelligenza artificiale e della realtà virtuale, riconosciute come tecnologie strategiche per il futuro. Tuttavia, il rischio che queste azioni si rivelino semplici operazioni di facciata, incapaci di produrre un reale impatto sul tessuto economico e industriale della regione, rimane elevato. Nonostante l’afflusso di fondi pubblici e la presenza di bandi mirati, il territorio calabrese continua a mostrare segni di ritardo nell’effettiva integrazione di queste tecnologie nel mondo produttivo. La Camera di Commercio di Reggio Calabria ha recentemente promosso un’iniziativa di finanziamento per incentivare la trasformazione digitale delle imprese locali. L’obiettivo dichiarato è sostenere l’adozione di tecnologie come l’intelligenza artificiale e la realtà virtuale, garantendo contributi a fondo perduto per le micro, piccole e medie imprese. Ma la vera domanda da porsi è se questi finanziamenti siano realmente sufficienti e, soprattutto, se le aziende locali abbiano le competenze necessarie per utilizzarli in modo efficace. La Calabria soffre di un problema cronico di dispersione delle risorse, con fondi pubblici che spesso finiscono per alimentare consulenze esterne o per favorire imprese senza una reale prospettiva di innovazione. Il rischio concreto è che tali fondi vengano utilizzati più per l’acquisto di servizi piuttosto che per una reale trasformazione digitale, lasciando intatto il divario tecnologico con altre regioni italiane.
L’innovazione tra potenzialità e realtà
L’intelligenza artificiale e la realtà virtuale sono tecnologie in grado di rivoluzionare interi settori, dal turismo alla manifattura, dalla formazione alla sanità. Tuttavia, il contesto produttivo calabrese è ancora fortemente radicato in modelli economici tradizionali, con una scarsa propensione all’innovazione tecnologica. Senza un ecosistema in grado di sostenere e sviluppare queste nuove competenze, gli investimenti rischiano di tradursi in progetti isolati, destinati a spegnersi una volta terminato il finanziamento pubblico. A fronte di numerosi progetti annunciati, manca una chiara strategia di implementazione a lungo termine. Il rischio è che la Calabria continui a essere una regione che riceve fondi per l’innovazione senza mai trasformarli in un reale vantaggio competitivo. Se l’intelligenza artificiale e la realtà virtuale non vengono integrate all’interno di un sistema produttivo connesso e orientato al futuro, la loro adozione rischia di rimanere un fenomeno di nicchia, incapace di generare un impatto sistemico. Secondo recenti analisi di mercato, il settore digitale in Calabria sta crescendo, ma a un ritmo molto più lento rispetto al resto d’Italia. Mentre altre regioni hanno già consolidato ecosistemi innovativi in cui università, imprese e startup collaborano attivamente, in Calabria questo processo appare ancora frammentario. Le istituzioni locali hanno tentato di colmare il divario attraverso bandi pubblici e incentivi, ma la mancanza di un’infrastruttura tecnologica solida e di una cultura imprenditoriale orientata all’innovazione rappresenta un ostacolo significativo. Il rischio è che, anche con finanziamenti disponibili, le imprese calabresi non siano in grado di sfruttare appieno le opportunità offerte dall’intelligenza artificiale e dalla realtà virtuale.
La questione della formazione
Uno degli aspetti più critici è la carenza di competenze nel settore tecnologico. Le scuole e le università calabresi hanno avviato programmi di formazione per introdurre gli studenti al mondo dell’intelligenza artificiale, ma questi percorsi risultano spesso scollegati dalle esigenze del mercato del lavoro. Senza una rete di aziende pronte ad accogliere i nuovi talenti e a offrire opportunità concrete di crescita, il rischio è che i giovani formati in questi ambiti siano costretti a emigrare in altre regioni o all’estero per trovare reali opportunità professionali. Il problema si estende anche alle imprese, molte delle quali non dispongono delle competenze interne necessarie per comprendere e implementare le nuove tecnologie. La digitalizzazione non può essere imposta dall’alto, ma deve nascere da una reale esigenza di innovazione interna alle aziende. In assenza di questa spinta dal basso, i fondi destinati all’innovazione rischiano di essere spesi in modo inefficace.
Prospettive per il futuro
Guardando al futuro, è essenziale che la Calabria non si limiti a inseguire bandi e finanziamenti occasionali, ma costruisca una strategia chiara e a lungo termine per l’adozione dell’intelligenza artificiale e della realtà virtuale. Questo significa investire non solo in infrastrutture tecnologiche, ma anche in formazione mirata, incubatori di impresa, collaborazioni tra aziende e università e, soprattutto, in una cultura dell’innovazione. Il rischio maggiore è che questi investimenti finiscano per alimentare una serie di progetti isolati, senza un impatto strutturale sul territorio. La Calabria ha già visto troppe volte fondi pubblici dissipati senza lasciare traccia. Sarà fondamentale monitorare l’effettiva implementazione di queste tecnologie e valutarne il reale impatto economico, evitando che l’intelligenza artificiale e la realtà virtuale diventino solo l’ennesima occasione mancata per la regione.
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