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Focus sul delitto di Cogne stasera in tv su Rai 3, mercoledì 12 febbraio: ecco cosa fa oggi Annamria Franzoni e la nascita del figlio dopo la tragedia


Il delitto di Cogne al centro della puntata di Chi l’ha visto stasera in tv su Rai 3, mercoledì 12 febbraio alle 21.20. Il caso di omicidio è finito su tutte le pagine di cronaca e risale all’anno 2002, ma ancora rimangono a galla dubbi e conti che non tornano. Annamaria Franzoni fu accusata di aver ucciso suo figlio Samuele Lorenzi, il 30 gennaio 2002, nella villetta di Montroz, frazione di Cogne, in Valle d’Aosta. L’accusa dimostrò che il sangue del piccolo aveva intriso le ciabatte e il pigiama che la madre indossava prima di uscire di casa, la mattina dell’omicidio.

Il caso

Alle 8:28 del 30 gennaio 2002, il centralino del 118 della Valle d’Aosta ricevette una chiamata da Annamaria Franzoni, residente nella frazione Montroz di Cogne, che richiedeva soccorsi per il figlio Samuele, di tre anni, che “vomitava sangue” nel suo letto. La Franzoni aveva già contattato il medico di famiglia, la dottoressa Satragni, che giunse per prima sul posto. Inizialmente, la dottoressa ipotizzò una causa naturale, aneurisma cerebrale, sostenendo che il pianto disperato del bambino potesse aver provocato “l’apertura della testa”.

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La villetta di Montroz, frazione di Cogne, in Valle d’Aosta

Samuele presentava infatti una profonda ferita al capo con fuoriuscita di materia grigia. La dottoressa lavò il volto e la testa del piccolo e lo spostò all’esterno su una barella improvvisata, nonostante il freddo intenso, azioni che compromettevano la scena del delitto e le condizioni della vittima. Le prime ipotesi, tra cui aneurisma e convulsioni, furono smentite dai soccorritori e successivamente dai risultati dell’autopsia. Un neurologo italiano, il dottor Giovanni Migliaccio, sostenne l’innocenza della Franzoni, attribuendo la morte del bambino a un problema congenito, ma questa tesi non trovò mai conferma. 

I soccorritori giunti in elicottero constatarono che le ferite sul corpo di Samuele erano il risultato di un atto violento e avvisarono i carabinieri, che iniziarono i primi sopralluoghi. Il bambino fu dichiarato morto alle 9:55. L’autopsia rivelò che era stato colpito con un corpo contundente almeno diciassette volte. Furono rinvenute microtracce di rame sul capo della vittima, suggerendo l’uso di un oggetto come un mestolo ornamentale. Lievi ferite sulle mani indicavano un tentativo di difesa. Quaranta giorni dopo il delitto, Annamaria Franzoni fu iscritta nel registro delle notizie di reato con l’accusa di omicidio. Il 14 marzo 2002 venne arrestata con l’accusa di omicidio volontario aggravato dal vincolo di parentela; tuttavia, il tribunale del riesame di Torino ordinò la sua scarcerazione il 30 marzo per insufficienza di indizi.

Le indagini

La difesa ha sostenuto che il pigiama non fosse indossato dall’assassino e che un estraneo si fosse introdotto in casa per fare un dispetto alla Franzoni, culminando nell’omicidio del bambino in meno di otto minuti, senza lasciare tracce. Nessun oggetto di valore è stato rubato e non c’erano segni di effrazione. La Franzoni ha cambiato versione sulla porta di casa, dicendo prima di averla chiusa a chiave e poi di averla lasciata aperta. Nella villetta non sono state trovate impronte digitali o tracce organiche di estranei. Un sopralluogo della difesa ha portato alla scoperta di impronte e tracce ematiche che si sono rivelate non pertinenti al caso.

Ulteriori elementi a carico della Franzoni sono emersi da intercettazioni telefoniche e ambientali, inclusi commenti suoi e dei suoi familiari su come “provocare” i vicini per farli confessare e la sua insistenza nel volere un altro figlio subito dopo l’omicidio. La Franzoni e il marito hanno denunciato un vicino, Ulisse Guichardaz, come assassino, ma il suo alibi è stato ritenuto valido. In seguito, sono emerse allusioni su un’altra vicina, Daniela Ferrod, sebbene fosse stata proprio lei la prima persona a cui la Franzoni aveva chiesto aiuto. Le indagini sui sospettati non hanno portato a risultati concreti.

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Annamaria Franzoni è stata inizialmente condannata a 30 anni di reclusione per l’omicidio del figlio Samuele, pena poi ridotta in appello a 16 anni grazie ad attenuanti legate a disturbi psicologici. La Cassazione ha confermato la sentenza d’appello, portando all’arresto della Franzoni nel 2008.

Annamaria Franzoni è libera, scontata la pena dopo il caso Cogne: la sua nuova abitazione

Dopo sei anni di carcere, nel 2014 è stata trasferita ai domiciliari e dal 2018 è tornata completamente libera, avendo scontato meno di 11 anni di pena. Nonostante la condanna, il marito Stefano Lorenzi ha sempre sostenuto l’innocenza della moglie. Dopo la tragedia, la coppia ha avuto un altro figlio, Gioele. Attualmente, Annamaria Franzoni vive con la sua famiglia in un agriturismo in Emilia e desidera essere lasciata in pace e dimenticare la vicenda. La villetta di Cogne, luogo del delitto, è stata ristrutturata ed è ora utilizzata come casa vacanze dalla famiglia.



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