Smascherata dalla Guardia di Finanza di Formia e Cassino una frode in materia di bonus edilizi e sequestrati falsi crediti di imposta per oltre 76 milioni di euro, maturati mediante l’indebito ricorso alle misure di sostegno emanate dal Governo con il decreto rilancio durante la fase più acuta dell’emergenza sanitaria da Covid-19 per aiutare le imprese in difficoltà. L’indagine, avviata nel settembre 2023, che in una prima fase ha interessato una nota società finanziaria operante nel Cassinate, ha coinvolto 87 soggetti – di cui 21 nel sud pontino, in maggioranza a Formia (17) e il resto a Gaeta, Fondi (2) e Spigno Saturnia – e 36 società radicate in diverse regioni d’Italia (Lazio, Campania, Lombardia, Sicilia e Puglia). Le indagini, condotte in sinergia dai Gruppi della Guarda di Finanza di Formia e di Cassino, coordinati rispettivamente dai tenenti colonnelli Luigi Galluccio e Francesco Papale, hanno portato al deferimento delle 87 persone, accusate di aver messo su, sul territorio nazionale, un sistema dedito alle frodi in materia di cessioni di credito d’imposta e di indebite compensazioni. Nei loro confronti è stato ipotizzato il reato di concorso in truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.
«Gli accertamenti eseguiti su delega della Procura di Cassino, attraverso la ricostruzione, a ritroso, di tutto il “portafoglio” dei crediti fittizi nella disponibilità dei soggetti cessionari, tramite i quali gli stessi sono poi pervenuti alla società finanziaria di Cassino – spiegano gli inquirenti – hanno consentito di acclarare l’esistenza di molteplici e concatenate cessioni di crediti d’imposta di origine illecita, che dai beneficiari originari, mediante successivi passaggi tra cedente e cessionario, in parte sono stati monetizzati con cessione a Poste Italiane, in altri casi erano presenti sui cassetti fiscali di soggetti terzi, ovvero utilizzati in compensazione di quanto dovuto in termini di imposte da versare all’Erario».
LE INDAGINI
In particolare, le indagini svolte attraverso banche dati in uso al Corpo, segnalazioni di operazioni sospette, acquisizione e analisi di documentazioni ed esame dei dati pervenuti dalla direzione centrale dell’Agenzia delle Entrate e dalla Sogei SpA, hanno permesso di riscontrare l’esistenza di numerose e ricorrenti anomalie e circostanze sintomatiche della natura illecita dei crediti fiscali oggetto di monetizzazione. Secondo gli inquirenti, ad esempio, gli indagati, in qualità di primi cedenti, non avevano in realtà la disponibilità dei fabbricati su cui erano stati fittiziamente effettuati i lavori o avevano indicato riferimenti catastali di immobili diversi da quelli in possesso. In altri casi, le società che avrebbero dovuto svolgere i lavori erano di recente costituzione e, dunque, costituite ad hoc solo per creare i crediti di imposta illeciti. In più, a supporto della tesi investigativa, sono state riscontrate operazioni che hanno visto coinvolte le stesse società in posizioni alternate, una volta come cedenti, un’altra volta come cessionarie.
I bonus edilizi illeciti, così immessi sul mercato, erano costituiti prevalentemente da crediti d’imposta da “sisma bonus” e da ristrutturazione edilizia, maturati su immobili per la maggior parte localizzati in Puglia, mentre i soggetti indagati sono per la maggior parte radicati in Lombardia, Campania, Lazio e Puglia.
Sandro Gionti
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