Banca Popolare di Sondrio, primo no alla fusione con Bper: «Costi e rischi per il personale»

Per l’amministratore delegato di Unipol, Carlo Cimbri, quello tra Banca Popolare di Sondrio e Bper sarebbe un «matrimonio naturale». Non la pensa così il cda dell’istituto valtellinese che, ad un primo esame, ha già bocciato l’ops lanciata da Bper sulla totalità delle azioni della Bps. Si è astenuto solo Roberto Giay, il consigliere in rappresentanza di Unipol, la parte in causa più interessata all’operazione.

Il progetto del terzo grande gruppo bancario

Il colosso assicurativo, lo ricordiamo, è socio di maggioranza di quasi il 20% di entrambe le banche. E oggi, giovedì 13 febbraio, nel corso del consiglio di amministrazione indetto per l’approvazione dei risultati preliminari del 2024, metterà probabilmente in cantiere le prossime mosse per portare a compimento il progetto di fare della banca modenese il terzo grande gruppo bancario dopo Unicredit e Intesa Sanpaolo. Intanto incassa il primo no, piuttosto pesante, della Popolare di Sondrio: il cda — si legge nella nota diffusa dopo la riunione — «ritiene che sia nell’interesse di tutti gli azionisti poter valutare il profilo di solidità patrimoniale e le prospettive di crescita e creazione di valore del nuovo piano su base “stand alone”, confrontandoli con le incertezze e i rischi connessi con uno scenario di integrazione con Bper». La banca resta comunque «impegnata nell’esecuzione del proprio percorso di crescita che comprende sia le attività già comunicate al mercati sia quelle in corso di attuazione» inclusa «la presentazione del nuovo piano e l’analisi di opzioni strategiche che possano accelerare il percorso di creazione di valore». Questo significa che al momento va avanti da sola, riservandosi di valutare in seguito anche eventuali nuove contromosse. «L’offerta non è stata in alcun modo sollecitata né preventivamente discussa o concordata con la Banca» — viene ribadito, ancora, nel comunicato della BpS — e la stessa banca «si esprimerà sull’offerta con le tempistiche, gli strumenti e secondo le modalità previste dalla legge».

La fusione e i probabili tagli di organico

Facendo i conti, quello che preoccupa di più sono o rischi, i costi e i probabili tagli di organico che potrebbero derivare dalla fusione. «La combinazione tra Bper e BP Sondrio — spiega la nota — dovrebbe generare sinergie di costo lorde stimate da Bper fino a circa 190 milioni di euro, importo che desta preoccupazioni se parametrato alla sola base costi operativi di BP Sondrio (circa un terzo), facendo intravedere potenziali ricadute sul personale e sulla struttura organizzativa e commerciale della Banca, cui BP Sondrio ha da sempre riservato particolare attenzione, raggiungendo livelli di efficienza (cost / income) competitivi nel panorama italiano». Ancora più duro era stato il Comitato per l’Autonomia e l’Indipendenza della BpS che aveva definito l’ops ostile e dannosa con «l’unico obiettivo di spostare altrove i centri di comando e così appropriarsi dei risparmi e dei profitti della Valle e dei Territori in cui opera BPS e ciò ad unico ed esclusivo vantaggio e arricchimento di pochi soggetti finanziari, i loro azionisti e i loro alti dirigenti impegnati in un’operazione di puro potere».

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