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LA BASILICATA E IL TEMA DELLA PRODUTTIVITA’ DELLA SPESA – Talenti Lucani


editoriale

L’iniziativa della Regione Basilicata, con la presentazione di 24 Avvisi Pubblici per il sostegno alle imprese, rappresenta senza dubbio un intervento significativo per l’economia locale, ma al di là dell’ammontare delle risorse messe in campo, è fondamentale interrogarsi sull’efficienza della loro allocazione e sull’impatto concreto che queste misure avranno sul tessuto socio-economico del territorio. Mancando una politica industriale di livello nazionale, capace di far muovere gli investimenti verso specifici obiettivi  di crescita generale, e mancando un piano strategico regionale costruito sulle priorita’ vere della Basilicata, in Regione ci si è ripiegati in una operazione di ascolto delle categorie imprenditoriali lucane. Cosa non  disprezzabile in sè, ma che , in periodo di crisi, porta con sè il rischio di un mantenimento dell’ apparato esistente in luogo di una crescita vera. Anche perchè , con questa Amministrazione regionale, tra le tante decisioni di marca Trumpiana , c’è stata anche quella di fare a meno del calcolo delle ricadute  he un investimento deve avere in termini di occupazione , crescita e valore aggiunto, con numeri che alla fine della fiera si dimostrano ottimistici se non campati in aria.
Se è vero che “la circolarità crea ricchezza”, è altrettanto vero che tali fondi non devono servire esclusivamente a un segmento degli stakeholder industriali con cui la Regione si interfaccia. Occorre tornare con fermezza a una programmazione accurata, affinché le risorse non si concentrino in poche mani, ma siano realmente funzionali alla crescita complessiva del sistema produttivo regionale.
Senza una visione strategica chiara, il rischio è che questi incentivi finiscano per alimentare circuiti ristretti dell’imprenditoria, favorendo l’accumulo di ricchezza senza una reale ricaduta per la collettività. È necessario distinguere tra imprenditori e “prenditori”, evitando che le risorse pubbliche diventino strumenti di opportunismo economico piuttosto che leve per lo sviluppo sostenibile.
Fa riflettere che, fino ad ora, non sia stata posta particolare attenzione alla necessità di uno studio approfondito e di una pianificazione strutturata per guidare questi investimenti. Politica ed economia sono due facce della stessa medaglia: l’una influenza l’altra in un rapporto di reciproca dipendenza. Una buona politica economica crea sviluppo e occupazione, mentre un’economia sana fornisce alla politica gli strumenti per garantire il benessere sociale. È essenziale che questi due ambiti viaggino su binari distinti, evitando pericolose commistioni di potere che potrebbero distorcere le finalità degli interventi pubblici.
L’aumento dello stanziamento iniziale da 285 a 291 milioni di euro potrebbe essere interpretato come un segnale di attenzione alle esigenze del mercato. Resta da capire se questa espansione sia realmente motivata da un’analisi della domanda o se risponda a logiche meno trasparenti. In questo senso, sarebbe interessante conoscere anche il parere delle sigle sindacali e delle associazioni di categoria, che potrebbero fornire una prospettiva più ampia sulla reale efficacia delle misure adottate.
Per garantire un’effettiva allocazione delle risorse, occorre valutare attentamente quali settori abbiano maggiore necessità di finanziamenti, evitando distribuzioni squilibrate che potrebbero generare inefficienze e limitare l’impatto complessivo avranno nel tessuto socio-economico.
Un aspetto essenziale, troppo spesso trascurato, è il monitoraggio dell’impatto degli incentivi. È fondamentale comprendere in che misura ogni euro investito genera valore aggiunto per il sistema economico, evitando dispersioni di risorse in progetti poco produttivi.
La volontà di velocizzare l’iter amministrativo per facilitare l’accesso ai fondi è sicuramente positiva, ma la rapidità non deve andare a discapito della trasparenza e della qualità della spesa. Bisogna evitare che la semplificazione burocratica diventi un pretesto per abbassare i controlli e alimentare pratiche poco virtuose.
L’assegnazione di fondi a settori specifici deve essere calibrata con attenzione per non creare squilibri che possano compromettere la competitività complessiva del territorio. Anche l’intento di accelerare l’assegnazione di lotti industriali e capannoni vuoti è un’opportunità da cogliere, ma solo se si garantisce che gli investimenti attratti siano sostenibili nel tempo e non frutto di operazioni speculative di breve termine.
L’obiettivo primario deve essere favorire la creazione di valore aggiunto e di occupazione stabile, piuttosto che incentivare iniziative temporanee che rischiano di non tradursi in un beneficio strutturale per il territorio.
Il pacchetto di misure presentato, se ben armonizzato e monitorato, potrebbe rappresentare un’azione concreta per sostenere l’economia locale. Il suo successo dipenderà dalla capacità della Regione di evitare sprechi e massimizzare l’impatto positivo delle risorse pubbliche.
Siamo ancora in tempo per correggere il tiro: un’analisi costante dell’efficacia degli interventi è indispensabile per garantire che questi finanziamenti non si trasformino in un’occasione persa. Solo così sarà possibile costruire una politica economica regionale realmente efficace, in grado di generare crescita, lavoro e benessere diffuso. 

 


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