Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#adessonews
#finsubito
#finsubito video
Agevolazioni
Asta
Bandi
Costi
Eventi
Informazione
manifestazione
Sport
Vendita immobile

Conto e carta difficile da pignorare

Proteggi i tuoi risparmi

La legge Toscana sul fine vita non è “Spacca Italia”?


Il Partito Democratico odierno di Elly Schlein è un collettivo studentesco rappresentato in Parlamento, che non sa andare oltre al rifiuto ideologico e aprioristico verso ogni misura o riforma caldeggiata dal Governo Meloni. Dice no e basta, agita spauracchi inconsistenti, (il premierato è dittatura meloniana, l’Autonomia differenziata è Spacca Italia), non approfondisce il merito dei problemi, magari proponendo riforme alternative a quelle del centrodestra, dimentica, infine, che la vecchia guardia del PD a vocazione maggioritaria, quella dei D’Alema e dei Veltroni, sapeva, pur con tutti i suoi difetti, discutere di semipresidenzialismo e autonomie regionali.

La riforma del titolo V della Costituzione, che ha cambiato profondamente i rapporti fra Stato centrale ed Enti locali e ha concesso ampie autonomie alle Regioni, fu approvata da una maggioranza politica di centrosinistra. Ma è nota ormai la cialtroneria delle sinistre tutte, quelle d’antan e le attuali. La stessa cosa, se è voluta e viene realizzata da lor signori, beh, si è davanti ad un capolavoro, ma se passa nelle mani della destra, essa si trasforma in un pericolo immediato per la tenuta della Repubblica. Così, secondo Elly e i suoi compagni di ventura, la riforma del titolo V senz’altro no, ma l’Autonomia differenziata delineata dal Governo andrebbe a spaccare la Nazione, lo Spacca Italia appunto, con conseguenze giudicate drammatiche per l’assistenza sanitaria pubblica.

Si creerebbero enormi divari fra Regioni, fra aree ricche e territori poveri del Paese nei quali i servizi non sarebbero più garantiti e nascerebbe una sorta di turismo sanitario forzato di quegli utenti che, non disponendo più di strutture vicine, devono macinare chilometri per potersi curare. Questa polemica, lo abbiamo già precisato tante volte, ignora che la riforma della Autonomia differenziata mantenga e anzi, rivaluti i LEP, (Livelli essenziali delle prestazioni), che sono uno strumento che obbliga a tenere uniformi in tutto il territorio nazionale gli standard qualitativi e quantitativi dei servizi pubblici erogati. Però, con i consueti due pesi e due misure, la sinistra non è sempre contraria al fatto che le Regioni facciano un po’ da sole in tema di Sanità. Il consiglio regionale toscano, spinto in modo evidente dall’Amministrazione del Governatore Eugenio Giani del PD, ha approvato, grazie ad una maggioranza di centrosinistra, la prima legge in Italia sul fine vita.

Il provvedimento stabilisce un tempo massimo di 50 giorni per l’intero iter, dalla domanda di suicidio assistito, che può essere avanzata, ovviamente, solo da una determinata categoria di pazienti, al decesso provocato dalla somministrazione di un farmaco letale fornito dal sistema sanitario regionale. Secondo tale legge, possono accedere alla procedura di suicidio assistito solo coloro i quali sono, diciamo così, coperti dalla Sanità locale, i residenti della Regione Toscana insomma, tuttavia, non vengono richiesti requisiti come, per esempio, un limite temporale minimo di residenza, (ne usufruisce, supponiamo, chi risiede in Toscana da almeno un certo numero di anni). Quindi, la legge varata dal consiglio regionale consente di fatto di acquisire la residenza apposta nella Regione, anche pochi giorni prima di iniziare tutto il processo, per poter ricorrere al fine vita medicalmente assistito. Questo porterebbe davvero al turismo sanitario perché l’essenziale è che il malato, per quanto possa trovarsi in gravi condizioni e magari collegato a determinati dispositivi, sia trasportabile e riceva l’aiuto da familiari e persone vicine. Il presidente toscano Giani ha usato toni trionfalistici nel commentare la legge approvata e, al di là di quello che si possa pensare in merito ad un tema delicatissimo come il suicidio assistito, non è mai un trionfo somministrare la morte a qualcuno. Dalla Toscana affermano di avere dato forma alle indicazioni della Corte Costituzionale contenute nelle sentenze n. 242/2019 e n. 135/2024. Ma la Consulta, come ha ricordato il Governatore della Liguria Marco Bucci, che non intende infatti emulare i vicini toscani, ha invitato il Parlamento a legiferare su scala nazionale circa il suicidio assistito per definirne regole, modi, tempi uniformi in tutte le Regioni d’Italia.

I capisaldi delle sentenze della Corte sono anzitutto due, ovvero, deve essere provata la dipendenza del paziente da forme di sostegno vitale, se la sua esistenza terrena, per dirla in parole semplici, dipende ormai solo più dalle macchine, e il diretto interessato deve essere lucido e consapevole. Se qualcuno pensa di andare verso forme di eutanasia simili, ad esempio, a quelle dei Paesi Bassi, si sbaglia. Non c’è in ogni caso un mandato della Consulta indirizzato alle Regioni, le quali, vivaddio, non possono agire da sole e magari in maniera diversa l’una dall’altra su una questione così drammatica e sensibile. Altro che Spacca Italia! Il Governo procederà ad impugnare la legge regionale toscana e non vi sono alternative a questo.