Promozione e pubblicità turistica 1900-1950: da fine Ottocento al secondo dopoguerra, attraverso duecento manifesti, insieme a guide, pieghevoli illustrati, oggetti, un video con materiali dall’Archivio Storico Luce.
Siamo un Paese turistico? Ogni tanto qualche dubbio viene, quando per esempio nelle classifiche internazionali – per quanto possano valere – si scopre che non compare nessuna città italiana (così nell’ultima pubblicata dalla rivista inglese Time Out per il 2025). Forse siamo piuttosto un paese turistico a macchia di leopardo, con zone privilegiate e altre ancora da valorizzare e soprattutto da comunicare. Grande sfida, cominciata fin dagli inizi del ‘900.
La racconta la mostra appena inaugurata a Palazzo Madama e dal titolo programmatico: «Visitate l’Italia! Promozione e pubblicità turistica 1900-1950» Un percorso inedito nella storia della promozione turistica italiana, da fine dell’Ottocento al secondo dopoguerra, attraverso duecento manifesti, insieme a guide, pieghevoli illustrati, oggetti, un video con materiali dall’Archivio Storico Luce.
Manifesti che arrivano per la quasi totalità da una collezione unica, quella del Museo Nazionale Collezione Salce di Treviso, la più ricca raccolta di grafica pubblicitaria d’Italia, nata dalla passione di Ferdinando – Nando – Salce per i manifesti illustrati. Salce, uomo dell’800 (era nato nel 1877) acquistò per una lira il suo primo manifesto nel 1895 e da allora non si fermò più, mettendo insieme oltre 25.000 pezzi conservati nella soffitta della sua casa nel centro di Treviso e alla morte nel 1962 donati allo Stato. Nel museo trevigiano, due sedi, nell’ex chiesa di Santa Margherita e nel complesso di San Gaetano, sono esposti sono parzialmente e a rotazione e la mostra a Palazzo Madama è un’occasione rara per vederne riuniti così numerosi.
Anche perchè sono opere d’arte di nomi importanti: Leopoldo Metlicovitz ,Marcello Dudovich, Ettore Tito, Ettore Ximenes, Galileo Chini, e poi dopo la nascita nel 1919 dell’ENIT, l’Ente Nazionale per l’incremento delle Industrie Turistiche, Mario Borgoni, Giovanni Guerrini, Marcello Nizzoli. Virgilio Retrosi , ma anche tipografi creativi rimasti anonimi.
Che immagine dell’Italia viene fuori? Quella della creazione del mito del Bel Paese, dalla Belle Epoque al 1950, la montagna, le città, i laghi, le spiagge, le terme. Un’Italia da scoprire in treno e da raccontare in manifesti-iconici capaci di attrarre turisti un po’ da tutta Europa e dal mondo. Con la curiosità- quasi un paradosso- che proprio uno strumento per definizione effimero come il manifesto oggi diventi il documento ufficiale per ricostruire la passione per i viaggi culturali, per i soggiorni di lusso in località di mare esclusive, per salutistiche pause di benessere nelle località termali. Molti si riferiscono al ventennio fascista, ma non sono particolarmente connotati, qualche braccio un po’ teso, ma mimetizzato nel gesto sportivo di uno sciatore, per esempio.
Il manifesto ufficiale della mostra è tratto da quello di Rimini firmato da Marcello Dudovich, con un improbabile coloratissimo delfino rosso e una ragazza in costume rosso e dai capelli rossi.
Ci sono Roma, Venezia, Milano, la Sicilia, c’è il mare, naturalmente, Capri e Ischia, le spiagge della Liguria e della Romagna.
E c’è anche molto Piemonte: la montagna, gli sport invernali, sono un richiamo turistico forte: le valli del torinese, con Bardonecchia, Balme, Salice d’Ulzio, Sestriere. E la Valle d’Aosta con un bel manifesto di Gino Boccasile del 1940. I laghi e le terme sono un altro punto di forza della promozione turistica. Acqui all’epoca era più famosa di oggi per il termalismo, con un immaginario festoso piuttosto che sanitario, che la accomuna alle spa di oggi. Torino è raccontata da una serie di 6 manifesti fra cui quello di Armando Testa, una T fatta con i mattoni delle Porte Palatine. Nel manifesto di Crea-Centro Grafico Pubblicitario del 1949, tra le eccellenze di Torino: i monumenti storici, la Mole, ma anche la fabbrica e l’auto. Altri tempi.
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